Hale, la start up tutta italiana che a Berlino si occupa di dolore pelvico cronico
Hale, la start up tutta italiana che a Berlino si occupa di dolore pelvico cronico cercando soluzioni concrete che abbattono i tabù sociali
Berlino, U7 direzione Rathaus Spandau, fermata Rohrdamm. Cammino sul marciapiede che costeggia la recinzione dell’ex fabbrica di dinamo Siemens, cuore ancora pulsante del quartiere Siemenstadt. Il complesso è grande, sulla strada asfaltata cosparsa di segnaletica per la sicurezza si affacciano diversi edifici in mattoncini rossi. Dall’entrata dove ritiro il pass è ben visibile il cartello con la scritta “A32” sull’edificio di fronte. A32 Entrepreneurs Forum Berlin Siemensstadt dal 2019 è uno spazio di co-working ed eventi, un centro di innovazione all’interno del quale nasce lo Startup Icubator Berlin, incubatore per giovani imprese emergenti della HWR di Berlino (Berlin School of Economics and Law). Startup Incubator offre supporto logistico e formativo per la nascita di modelli di business innovativi.
È sui divanetti dello spazio in stile industriale che mi accoglie Gaia Salizzoni, sorriso e grande tazza di caffè. Gaia è co-founder di Hale UG, la startup tutta italiana che si occupa di dolore pelvico cronico. Nata come community di persone che soffrono di dolore pelvico cronico, con l’obiettivo di informare su, e condividere, la solitudine e la difficoltà ad avere una diagnosi, Hale si trasforma a Berlino in start up innovativa alla ricerca di soluzioni concrete per stare bene a 360 gradi. Dall’interessante chiacchierata con Gaia emerge il gran vuoto, ad oggi prevalentemente psico-sociale, che avvolge la salute femminile e la forte volontà a colmarlo.
“Espert3 per esperienza ed espert3 per conoscenza”: come nasce Hale
Hale nasce dall’esperienza diretta di due ragazze trentine, Gaia Salizzoni e Vittoria Brolis, e dalla loro difficoltà a trovare risposte riguardo le disfunzioni del pavimento pelvico. Nel 2020 la realizzazione di non essere le uniche a soffrire di queste patologie, e la volontà di contribuire ad arginare difficoltà e solitudine, porta Gaia e Vittoria a rimboccarsi le maniche.
Dalla condivisione delle loro testimonianze prende vita Hale community, una community Instagram con lo scopo di informare, sensibilizzare e condividere le proprie esperienze riguardo al dolore pelvico cronico e come questo influenza la vita delle persone che ne soffrono. E per dire finalmente che no, non è normale stare male. I contenuti di Hale vertono su quelli che Gaia chiama i loro “tre pilastri della comunicazione”: empatia, chiarezza e credibilità. Intorno a Hale si è costruita una rete che coinvolge dirett3 interessat3, partner, attivist3, influencer e specialist3 con cui Hale collabora. In sintesi, una rete che collega “espert3 per esperienza ed espert3 per conoscenza”, che fornisce in questo modo, online e offline, un punto di riferimento per tutt3.
Pavimento pelvico, dolore cronico e dintorni: un po’ di informazioni per capirci
L’informazione sulla pagina Instagram di Hale parte proprio dall’abc, spiegando in principio che cos’è il pavimento pelvico: “un insieme di muscoli e legamenti che chiudono la parte inferiore dell’addome e sorreggono correttamente gli organi pelvici”. Per dolore pelvico cronico si intende un dolore persistente da più di sei mesi nell’area pelvica, che può manifestarsi quando le fasce muscolari sono troppo tese (ipertono) o troppo rilassate (ipotono). All’interno della definizione di dolore pelvico cronico rientrano disfunzioni come vulvodinia, vaginismo, cistite, endometriosi.
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Attraverso grafiche accattivanti e paragoni inusuali, Hale fa chiaramente emergere i numeri che riguardano questa condizione ancora oggi poco conosciuta. 1 persona con vulva su 4 in età fertile soffre di dolore pelvico cronico. Inoltre, come ben specifica Gaia, questi dati riguardano principalmente persone di genere femminile alle quali è stata diagnosticata la patologia. E già qui si incontra il primo scalino: il gender data gap, ovvero il divario sui dati di genere.
I dati si fanno invece quasi inesistenti se prendiamo in considerazione, come chiedo, la comunità queer e transgender. In questo caso emerge chiaramente il problema sociale alla base della cosiddetta medicina femminile: è ancora fortemente un tabù.
A influire sulla raccolta dati, quindi sulla percezione della problematica, e di conseguenza sui fondi dedicati alla ricerca e alla formazione medica, è la difficoltà a parlare e avere riscontri, per retaggi culturali, molto probabilmente, che ci fanno imbarazzare a parlare di problematiche relative la nostra sfera intima, affettiva e sessuale. E per le comunità più marginalizzate questo fenomeno è tipicamente ampliato da stigma e discriminazioni.
Al tabù sociale si aggiunge quindi, in un circolo vizioso nel quale non si distingue cosa venga prima e cosa dopo, la difficoltà medica a trovare una diagnosi, sia, come si diceva, per mancanza di dati, sia per mancanza di formazione e sensibilizzazione del personale medico. Mancano insomma gli investimenti, come ci dice Gaia. Approssimativamente l’1% della ricerca e dell’innovazione in campo sanitario è investito in condizioni specifiche per le donne, al di là dell’oncologia. Questo si traduce in tempi lunghissimi per diagnosticare queste patologie. Con un post ironico a mio parere chiarificatore della situazione, Hale fornisce un esempio che fa comprendere i tempi di attesa: ci metti meno a laurearti che a diagnosticare la vulvodinia.
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Il dolore pelvico cronico può modificare il modo in cui la persona che ne soffre processa le informazioni. Si crea un circolo vizioso che va oltre il dolore fisico e impatta la nostra sfera emotiva. Per cercare soluzioni che blocchino questo cortocircuito un approccio possibile è l’integrazione di fisiologia e psicologia: un modello bio-psico-sociale.
Una società for profit con obiettivo sociale: Hale oggi
Secondo il modello bio-psico-sociale, Hale prende la forma di startup innovativa. Nasce così in Germania Hale UG, azienda for profit che mantiene inalterato il proprio obiettivo sociale e ha in questo modo la possibilità di creare un servizio per la comunità a cui Hale si rivolge da sempre.
Grazie al voto del pubblico, Hale vince il premio come miglior impresa sociale europea del 2022 nell’ambito del Social Innovation Tournament, iniziativa di punta del Programma sociale dell’Istituto della banca europea per gli investimenti che riconosce e sostiene i migliori imprenditori sociali europei. Gaia e Vittoria approdano poi a Berlino il primo giugno 2022 grazie ai finanziamenti dello Startup Incubator Berlin al loro progetto di business.
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Se da una parte, ci dice Gaia, la parte fisica legata al dolore pelvico cronico è oggi più o meno trattata, c’è ancora un grande vuoto sull’impatto mentale che queste condizioni hanno sulla persona. Non c’è nulla che aiuti nella quotidianità. E dalla volontà di colmare questo vuoto nasce il servizio della startup: Wave. Wave è un programma digitale di benessere mentale e sessuale, creato ad hoc per ogni user a partire da sintomi, sfide quotidiane e abitudini della persona, per aiutare ogni membro della community a gestire il dolore nella quotidianità e diminuirne in questo modo l’impatto sulle varie attività.
Oggi il modello Wave è in fase di test, il che vuol dire che per il momento è disponibile una versione web del programma. L’obiettivo? Lanciare un’app che offra una subscription mensile al programma. E i dati raccolti in fase di test sembrano molto promettenti: Hale registra, a seguito dell’utilizzo di Wave per otto settimane, una diminuzione del 34% dell’impatto del dolore sulla vita quotidiana della persona.
Il lancio dell’app ultimata è previsto per aprile e non sembra tradire la dimensione di community tipica del brand. All’interno del programma, infatti, sono previsti incontri mensili e scambi privati tra membr3 della community, in quella che possiamo definire una Hale community più strutturata. Il perfezionamento di Wave è stato possibile anche grazie all’ampliamento del team, con l’arrivo di Daniel a inizio 2023, terzo co-founder con il ruolo cruciale di analisi dati.
Un gaze internazionale, tra Italia e Germania
Il trasferimento a Berlino di Hale non dipende unicamente dall’incubatore, ma guarda al futuro. La vittoria del premio del pubblico conferma l’intuizione dei co-founder di trovarsi di fronte a una fetta di mercato inesplorato che genera però grande interesse, quello che viene chiamato in gergo, ci spiega Gaia, “oceano blu”. Il dolore pelvico cronico rappresenta un’opportunità di business che riscuote interesse a livello europeo, e non unicamente in Italia. L’obiettivo futuro di Hale è quello quindi di aprirsi anche al mercato tedesco.
La scelta ricade sulle possibilità che la Germania offre non solo per il bacino di mercato, uno dei più grandi in Europa. Il Paese assume una posizione anticipatrice nel settore del “digital health“, cosa che invece in Italia fa ancora fatica a prendere piede. Riconosce infatti pratiche digitali come supporto alla medicina tradizionale, regolando l’utilizzo delle nuove tecnologie in ambito medico anche a livello giuridico.
In Germania, ci racconta ancora Gaia, se da una parte è più sdoganato il tema del dolore pelvico cronico e si riscontra in linea generale un’apertura a parlare di problemi legati alla sfera sessuale e affettiva rispetto all’Italia, rappresenta ancora una grande sfida far conoscere il problema e le tematiche a esso relative a chi non ne è direttamente interessato, a partire dai possibili finanziatori.
La sfida è maggiormente comunicativa, più che di abbattimento dei tabù sociali. Una comunicazione chiara e basata sui dati delle ricerche di mercato sembra funzionare su investitori che non empatizzano con il problema perché non lo conoscono. In questo gioco, Gaia ci racconta che essere in primis riconosciute come “esperte per esperienza”, quindi come persone che conoscono il problema da un punto di vista personale, incide positivamente sulla credibilità della start up.
Qualcosa, insomma, si sta muovendo nel mondo e nella comunicazione della salute femminile. Hale sta crescendo con l’obiettivo di diventare punto di riferimento e collegamento per pazient3 e specialist3, per far star bene le persone direttamente interessate e portare l’attenzione sociale a conoscere e investire nel problema. Saluto Gaia e lascio l’incubatore con un passo leggero.
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Immagine di copertina: © Hale