Car Sharing, Miles sotto accusa: false geolocalizzazioni alle autorità per non pagare i parcheggi
Miles, una delle più grandi car sharing tedesche, accusata di frode sulle tariffe di parcheggio. Stimati fino a 30 milioni di euro di danni.
Sono in corso le indagini contro la società di car sharing berlinese Miles sospettata di aver manipolato le tariffe di parcheggio. Secondo la polizia si tratta di “frode commerciale, frode informatica, falsificazione commerciale di documenti tecnici e soppressione di documenti”. Solitamente, le tariffe di parcheggio sono calcolate attraverso un sistema informatico di telemetria: i veicoli inviano i dati sulla posizione GPS e in base ai tempi di inattività nelle zone di gestione del parcheggio viene calcolata la tariffa corrispondente.
Lamentele e costi insostenibili per Miles
L’amministratore delegato di Miles, Mackprang, ha ripetutamente criticato le tariffe dei parcheggi di Berlino: mentre a Monaco, ad esempio, i veicoli elettrici del car sharing parcheggiano gratuitamente, a Berlino le aziende devono pagare la tariffa intera fino a quattro euro l’ora. Ad oggi Miles è il più grande fornitore di car sharing della capitale. A differenza di altri concorrenti, Miles non è una casa automobilistica internazionale. Negli ultimi anni BMW e Daimler si sono ritirate dall’attività, constatando che il car sharing è un’attività in perdita per le aziende.
Precedenti episodi di truffa: Dieselgate, 2015
Nel 2015 la Germania fu colpita dallo scandalo sulle emissioni della Volkswagen, anche noto come Dieselgate o Emissiongat. La multinazionale tedesca modificò appositamente il software della centralina in modo da ridurre le emissioni. In questo modo, durante il normale funzionamento, le prestazioni risultavano migliori a scapito dei vincoli ambientali. Infatti, nella realtà i veicoli interessati – circa 11 milioni in tutto il mondo – producevano emissioni di ossidi di azoto fino a 40 volte superiori rispetto ai valori registrati nei test di laboratorio. A seguito di questo scandalo, nei giorni immediatamente successivi il titolo della Volkswagen ha avuto pesanti perdite e l’amministratore delegato Martin Winterkorn ha dato le dimissioni. Il maxiprocesso, iniziato nel 2018 al Tribunale regionale di Brunswick è ancora in corso.
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