Aumento degli affitti a Berlino, scontro tra SPD e FDP

Affitti in aumento e assenza di nuovi immobili. SPD e FDP in contrapposizione sul freno e sul tetto agli affitti

Rincaro affitti a Berlino, le cause: guerra e inflazione. Anche l’immigrazione nella città è in aumento, ma l’offerta di affitti è inferiore alla domanda. I partiti della GroKo SPD e FDP ai poli opposti sulle misure da implementare per far fronte al rincaro.

Rincaro affitti a Berlino e mancanza di nuove case

Ormai è inevitabile: i berlinesi dovranno pagare affitti più alti. Secondo gli esperti, la Capitale sta diventando la seconda città più cara della Germania in termini di affitti. La Verband deutscher Pfandbriefbanken, una delle più importanti associazioni del settore bancario tedesco, ha dichiarato che nel secondo trimestre di quest’anno i nuovi contratti d’affitto sono aumentati del 9,5% rispetto allo scorso anno.

A questo problema si aggiunge quello della carenza di nuovi immobili. Alla fine del 2022 la città ha infatti raggiunto la cifra di 3,8 milioni di abitanti, il numero più alto dalla Riunificazione. Questo incremento è dovuto all’immigrazione in forte aumento anche a causa dell’arrivo di migliaia di rifugiati dall’Ucraina dall’inizio della guerra. Secondo l’Ufficio di statistica di Berlino-Brandeburgo, infatti, solo nel 2022 si sono trasferite 77.800 persone a Berlino, mentre sono state realizzate solamente 17.000 nuove abitazioni nello stesso periodo.

Differenza tra tetto e freno sugli affitti

Molto discussi sono i Mietpreisbremse (freno ai prezzi dell’affitto) e il Kappungsgrenze (tetto ai prezzi). Ma prima di vedere perché queste due misure sono tanto dibattute, vediamo qual è la loro differenza.

Il freno riguarda i prezzi dei nuovi affitti e prevede che il proprietario dell’immobile non aumenti l’affitto quando cambia l’inquilino. E’ però consentito un massimo del 10% in più rispetto al canone comparativo locale. Il tetto, invece, si applica alle locazioni esistenti e prevede che l’aumento dell’affitto  non può superare il 20% nell’arco di tre anni.

Queste misure creano dissenso perché, secondo i detrattori, andrebbero a creare un circolo vizioso. Se da un lato vanno a limitare il rincaro dei prezzi, dall’altro vanno a frenare gli investimenti per le nuove costruzioni, convincendo le aziende immobiliari a investire in altri paesi.

SPD e FDP allo scontro

SPD e FDP, i due partiti principali della coalizione al Governo, assieme ai Verdi, si trovano in disaccordo su come risolvere il rincaro affitti. Problema alla base: l’SPD vuole un freno e un tetto agli affitti, mentre la FDP no.

In un documento pubblicato a fine agosto, il partito del Cancelliere Olaf Scholz elenca diverse misure per frenare l’aumento dei prezzi, primi tra tutti il Mietpreisbremse (freno ai prezzi dell’affitto) e il Kappungsgrenze (tetto ai prezzi). Il partito vuole infatti che il freno venga esteso dal 2025 al 2029 e che il tetto venga abbassato dal 15% all’11%. Tra le altre misure, l’SPD propone un blocco dei canoni d’affitto a livello nazionale a fronte del loro aumento negli ultimi anni e dell’incremento dei costi accessori e del riscaldamento generati della guerra.

La FDP, al contrario, non solo vuole rimuovere il freno ai prezzi ed evitare un tetto su scala nazionale, ma spinge anche per il miglioramento dell’ammortamento degli investimenti nell’edilizia residenziale. Inoltre vuole espandere il terreno per la costruzione vista la mancanza di nuove costruzioni. Secondo il partito, le misure auspicate dall’SPD non sono realizzabili  dal momento che impediscono la realizzazione di nuove abitazioni andando così a limitare ulteriormente l’offerta.

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