L’intervista a Nicoletta Di Blasi, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Nicoletta Di Blasi, Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura ad Amburgo, che ospita una delle più attive comunità italiane in Germania
La Direttrice Di Blasi ci ha parlato in una piacevole intervista della città di Amburgo, del suo percorso e delle sue responsabilità alla direzione dell’Istituto Italiano di Cultura. Ma soprattutto, si è parlato del forte legame tra la cultura italiana e quella tedesca, di come la cooperazione tra queste due realtà venga promossa e alimentata tramite numerose iniziative e attività culturali, che sono cambiate nel tempo, adattandosi alle limitazioni poste dalla pandemia.
Quanto è grande la comunità italiana ad Amburgo?
“La comunità italiana di Amburgo raggiunge quasi le 15.000 unità ed è in costante aumento. Gli arrivi più numerosi e recenti si registrano nel campo dell’architettura, dell’infermieristica, dell’ostetricia e dell’IT-Software development”.
Il lavoro dell’IIC e la pandemia: il Covid-19 ha modificato i programmi e il modo di operare dell’istituto? È stata un’occasione per esplorare nuovi strumenti e attività online? Per ripensare gli spazi a disposizione della collettività?
“La programmazione degli Istituti è tradizionalmente molto legata al luogo, alla presenza e all’arrivo di ospiti dall’Italia. Il 2020 ha obbligato tutto il settore culturale a una profonda riflessione sulla fruizione e sull’offerta. La sperimentazione di una modalità ibrida in presenza – ove possibile – e online ci ha aperto a un pubblico molto diverso, più ampio e meno radicato al luogo. Abbiamo avuto l’opportunità di sperimentare potenzialità e limiti dell’offerta esclusivamente digitale e abbiamo potuto riflettere sui formati più adatti all’ambiente digitale: tempi più brevi e scelte più idonee per il pubblico a casa. Parallelamente, abbiamo reagito alla “sovraesposizione video”, avviando la ricerca su nuovi settori: nel 2021 abbiamo lanciato il canale Spreaker VOX IIC Amburgo, che raccoglie podcast di approfondimento in italiano e tedesco e prove di lettura interamente prodotti dall’Istituto, e che ad oggi ha raggiunto i 40 contenuti. La programmazione si svolge fortunatamente di nuovo in presenza, con una parallela messa a disposizione online, ove possibile”.
A chi si rivolgono le attività dell’IIC? C’è un interesse da parte della comunità tedesca o una qualche forma di partecipazione? Come risponde invece la comunità italiana presente sul territorio a tali iniziative?
“Va premesso che il target degli Istituti Italiani di Cultura all’estero è il pubblico locale e non il pubblico italiano: ci interroghiamo, pertanto, su quali possano essere le chiavi di promozione della cultura presso il pubblico tedesco, e amburghese nel nostro caso. È naturale che l’Istituto costituisca anche un punto di riferimento per gli italiani presenti in città. Registriamo circa il 60-70% di pubblico tedesco e il 20-25% di pubblico italiano: la percentuale varia notevolmente a seconda del tipo di proposta culturale e del settore di riferimento. Ad esempio approfondimenti di architettura contemporanea registrano una presenza importante di giovani expats, giacché ad Amburgo sono presenti moltissimi architetti italiani. Il pubblico amburghese è generalmente colto ed è un attento conoscitore dell’Italia, molto interessato al nostro Paese per numerose ragioni, a partire da quelle tradizionali (le vacanze e l’idea di studiare l’italiano per raggiungere competenze linguistiche sufficienti all’interazione)”.
In che modo viene alimentata la cooperazione tra la cultura italiana e tedesca? Quali sono i tipi di collaborazioni promossi dall’Istituto?
“L’Istituto agisce attraverso una rete di collaborazioni. Ha l’obiettivo di interagire con i partner culturali locali, in un continuo dialogo tra le due culture. La collaborazione con associazioni, fondazioni ed enti di natura pubblica o privata è uno dei primi interessi dell’Istituto, specie se tedeschi. Tra le nostre collaborazioni negli ultimi anni si annoverano: sale cinematografiche, teatri e biblioteche, dipartimenti di Italianistica e Romanistica – Kiel, Rostock, Brema –, società Dante Alighieri. Ancora: il gruppo Eunic (gli Istituti culturali europei presenti ad Amburgo), l’Elbphilarmonie, una delle istituzioni più importanti ad Amburgo per la musica, e Kampnagel un centro di produzione culturale particolarmente attivo nel settore della danza, con il quale l’Istituto sta avviando un progetto di residenza di danzatori italiani, in collaborazione con New Italian Dance Platform (NID) e il Ministero della Cultura (MiC).
Abbiamo avviato importanti collaborazioni con le istituzioni museali cittadine, in particolare con la Kunsthalle di Amburgo in occasione della mostra su De Chirico nel 2020, e il Bucerius Kunst Forum per la mostra in programma nel 2022 su Augusto. Nel dicembre 2019 abbiamo ospitato Samantha Cristoforetti in un centro di ricerca per ragazzi dell’università di Amburgo”.
Quali sono i progetti attivi al momento all’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo?
“A dicembre 2021 abbiamo inaugurato la mostra Archipelago della fotografa e architetta Corinna Del Bianco: un repertorio di immagini e di storie conducono alla scoperta delle forme dell’abitare di alcune piccole isole nei mari italiani. Il taccuino fotografico di Corinna Del Bianco conduce un’indagine puntuale sulla relazione tra l’architettura e il paesaggio, in un continuo scambio di piani tra il costruito e il mare, e quindi tra la terra e il mare. Archipelago segna un’altra importante tappa della ricerca dell’Istituto sul tema del viaggio e del patrimonio ambientale e culturale italiano. Celebrare il patrimonio, e in particolare il patrimonio ambientale italiano in Germania, vuol dire innanzitutto contribuire alla creazione di strumenti di consapevolezza, nel segno dell’apertura a nuovi osservatori, attraverso i quali stimolare la conoscenza di contesti territoriali e culturali, e incoraggiare l‘accrescimento qualitativo dell’interesse dei fruitori. La mostra è visitabile ancora per tutto marzo 2022. Abbiamo appena inaugurato (17 febbraio 2022) la mostra fotografica di Franziska Gilli & Barbara Bachmann Santa o sgualdrina – Essere donna in Italia presso la Galleria Freelens di Amburgo. La mostra è visitabile fino al 13 aprile.
A gennaio, invece, l’Istituto si è rimesso virtualmente in viaggio, alla scoperta dei giardini storici italiani. Dall’autunno 2020 l’Istituto ha sperimentato una felice strategia di comunicazione digitale coinvolgendo attivamente fotografi, viaggiatori e ricercatori nella progettazione di viaggi ideali, costruiti attraverso strumenti di geolocalizzazione e importanti corredi fotografici. Al 2020 risalgono le rassegne Piccole fughe, guida attraverso un’Italia nascosta e Tesori di mare che hanno invitato alla scoperta di alcuni luoghi poco noti della penisola e di borghi pittoreschi delle coste italiane. Al 2021 risalgono tre progetti che hanno ricevuto il patrocinio del Ministero della Cultura: Piazza Dante, un viaggio attraverso i luoghi danteschi di ieri e di oggi, Andar per castelli, e Andar per isole. Di Piazza Dante è disponibile anche una guida cartacea. Andar per isole è in corso di pubblicazione. Tra gli altri progetti, un focus sulla Regione Sardegna, una rassegna cinematografica su Andrea Segre e naturalmente un ampio programma in omaggio a Pasolini. L’Istituto sta inoltre lavorando a un programma di accompagnamento alla grande mostra autunnale Le nuove immagini di Augusto, prevista al Bucerius Kunst Forum in ottobre 2022”.
Vorremmo accennare alla sua biografia. Dove è nata e cresciuta? Cosa ha studiato? Dove? Come è arrivata ad Amburgo?
“Sono una storica dell’arte, formatasi a Napoli tra università, musei ed esperienze di valorizzazione del patrimonio. Ho conseguito un dottorato di ricerca sui temi della committenza nel primo Rinascimento. Dal 2013 sono Funzionaria del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dal 2017 dirigo l’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo”.
Quali sono le sue responsabilità e funzioni in quanto Direttrice?
“L’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo, sede periferica del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, è stato fondato nel 1953, in una splendida villa costruita in stile anseatico nel 1911 dall’architetto amburghese Martin Haller, nel quartiere Rotherbaum. Fin dalla sua fondazione l’Istituto ha svolto un’intensa attività di promozione della cultura e della lingua italiana nella città di Amburgo e nella sua area di competenza: Brema, Bremerhaven e i Länder Schleswig-Holstein e Mecklenburg-Vorpommern. A queste latitudini l’interesse per la cultura italiana è molto forte, dalla letteratura, alla musica, al patrimonio storico artistico, e l’Italia resta una delle mete turistiche principali. La sfida è oggi quella di aprire – nel contesto di una programmazione il più possibile plurale, ampia e variegata – nuovi osservatori e nuova curiosità, per superare le categorie tradizionali e i facili cliché. L’Istituto è una macchina amministrativa complessa che purtroppo lavora con poco personale e budget ridotto. È un ente pubblico che opera all’estero senza fini di lucro. Questo dato riveste grande importanza: l’attività dell’Istituto non punta al raggiungimento di un “plus” economico, quanto allo sviluppo di una programmazione di qualità e di ampio respiro, capace di incidere sul territorio”.
Come descriverebbe Amburgo a chi non ci vive o non ci è mai stato?
“Si dice spesso che Amburgo è una sorta di palestra per gli architetti. È una città in continua trasformazione che riflette profondamente su passato, presente e futuro: al mio arrivo, quasi cinque anni fa, intere porzioni di città non esistevano. La zona di Hafen City, che protende la città nell’Elba verso sud, sta sperimentando, in un’area tra le più vaste in Europa, l’interazione tra edifici per uffici vecchi e nuovi, quartieri residenziali, università, spazi verdi, isole artificiali, aree interdette alle auto, e luoghi ricreativi. Si pensi alla iconica Elbphilarmonie (Herzog & de Meuron 2017), che con le sue sale da concerti tra le più avanzate del mondo, si affaccia sull’Elba con la sua sagoma marittima e rappresenta un punto di riferimento irrinunciabile per la scena culturale amburghese”.
Quali sono i suoi luoghi preferiti in città?
“I luoghi nei quali l’architettura dialoga più spettacolarmente con l’acqua, e quindi gli esperimenti di Hafen City, il quartiere ottocentesco dei magazzini della Speicherstadt e infine i due bacini del lago artificiale Alster, nella sua parte più commerciale di Jungfernstieg e in quella più verde del lungolago. La vocazione portuale della città è ovviamente molto visibile, ma quello che oggi emerge con più forza è il dialogo permanente dell’acqua con l’edilizia circostante: l’acqua diventa essa stessa un elemento architettonico della città”.
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Immagine di copertina: Nicoletta Di Blasi | © Simone Foresta, per gentile concessione di Nicoletta Blasi