In Germania c’è una tassa sulla Chiesa, ma il 67% dei tedeschi vorrebbe abolirla

Germania: secondo un sondaggio INSA, il 67% della popolazione chiede l’abolizione della tassa sulla Chiesa

In Germania, il numero di persone che abbandonano la propria confessione religiosa (che sia cattolica o protestante) ha raggiunto livelli record. Infatti, se nel 2020 erano 221.390 i fedeli che hanno lasciato la propria Chiesa, nel 2021 il numero è salito a 360.000. Ciononostante, il gettito fiscale della Chiesa cattolica e protestante è più alto che mai: 12,7 miliardi di euro. Stando ad un nuovo sondaggio condotto dall’istituto elettorale INSA, il 67 % dei tedeschi si è dichiarato favorevole all’abolizione della tassa ecclesiastica. Tuttavia, il 55 % degli intervistati si è dichiarato bendisposto ad un sistema in cui parte del reddito di ogni contribuente sia destinato ad una buona causa, scegliendo il destinatario tra chiese, organizzazioni umanitarie e organizzazioni ambientaliste.

I risultati del sondaggio

Tra tutti gli intervistati al sondaggio, solo il 16 percento è contrario all’abolizione della tassa ecclesiastica. Un altro 16 percento attualmente non ha preso posizione sull’argomento, mentre il due percento si è rifiutato di rispondere alla domanda. Rispetto al 45-55 percento del resto dei gruppi confessionali, tra i protestanti il 65% è a favore dell’abolizione della tassa.

Nel 2021 la Chiesa cattolica ha riscosso circa 6,7 miliardi di euro in Germania, mentre quella protestante 6 miliardi, per un totale di 12,7 miliardi di euro incassati grazie alla tassa ecclesiastica. Nello stesso anno, per la prima volta in assoluto, meno della metà della popolazione tedesca era membro della Chiesa. La crisi che le Chiese in Germania stanno affrontando è dovuta a diversi fattori. Se da un lato la crescente secolarizzazione della società e il calo dei tassi di frequenza durante la pandemia giocano un ruolo importante, dall’altro anche i recenti scandali di abusi su minori e successivi insabbiamenti sono un fattore scatenante. Ma non solo: per molte persone la tassa ecclesiastica, in un periodo di inflazione e di crescente crisi del costo della vita, sta diventando una spesa insostenibile.

Riforma fiscale necessaria

Di fronte all’alto numero di persone che sempre più si allontanano dalla Chiesa, una riforma fiscale diventa fondamentale: la vita della Chiesa è possibile anche senza la tassa ecclesiastica. Questo è ciò che sostiene Carsten Frerk – pubblicista ed esperto di finanze – in un’intervista al Tagespost. Tuttavia, è comprensibile che i vescovi vogliano attenersi a essa in quanto fonte di reddito prevedibile e pianificabile.

Gregor Hanke – vescovo di Eichstätt – ritiene che sia necessario trovare metodi di finanziamento alternativi. Questo perché il sistema fiscale tedesco della Chiesa probabilmente non sarà un modello adeguato per il futuro. Anche Andreas Wollbold – teologo pastorale di Monaco che insegna alla Ludwig-Maximilians-University – sostiene la riforma fiscale, e ritiene che la tassa ecclesiastica attuale non sia più adeguata perché troppo alta e troppo rigida. Tuttavia, “nell’establishment ecclesiastico, le idee di riforma corrispondenti sono tabù – ovviamente, perché lo status quo dell’apparato ecclesiastico deve essere preservato” ha aggiunto il teologo.

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Immagine in evidenza: foto di Manfred Antranias Zimmer da Pixabay