La Germania fu il primo Paese al mondo a introdurre l’ora legale: come e quando successe

L’ora legale, da anni al centro di dibattiti circa la sua legittimità, venne introdotta per la prima volta in Germania il 30 aprile 1916

L’ora legale è la convenzione, adottata da gran parte dell’occidente, di spostare avanti di un’ora le lancette per sfruttare al meglio l’irradiazione solare. Nei paesi dell’Unione Europea ha inizio l’ultima domenica di marzo e termina l’ultima domenica di ottobre.

Ma chi l’ha inventata? È questa la domanda, seguita da una lunga serie d’imprecazioni, che spesso ci viene in mente quando veniamo privati di quella preziosissima ora di sonno. La risposta è semplice quanto complessa: il primo a proporre di sfruttare di più la luce del giorno fu Benjamin Franklin in funzione di un risparmio di candele. L’ora legale così come la conosciamo fu aggiunta solo in seguito il 30 aprile 1916 per risparmiare nei tempi di guerra.

Negli ultimi anni molti hanno proposto di rimuovere l’ora legale. La discussione è infatti oggetto di dibattito nella Commissione Europea, con la sua possibile abolizione e la conseguente scelta di adottare l’ora estiva o invernale (ora solare).

Il nome

Il nome internazionale usato ufficialmente è Daylight Saving Time, mentre nella gran parte delle lingue si usa la locuzione “orario d’estate“. Così in tedesco viene chiamato Sommerzeithorario de verano in spagnolo, ecc.

L’italiano invece rappresenta una curiosa eccezione, alcune testate giornalistiche riportano che l’attributo “legale” fu introdotto perché oggetto di una legge del 1965. Altri invece citano un titolo iconico della rivista satirica “Cuore” che quando fu approvata titolò “Scatta l’ora legale, panico tra i socialisti“.

Genesi dell’ora legale

Come prima accennato, il primo a parlarne fu Benjamin Franklin nel 1784 in un discorso satirico rivolto ai francesi, per lui dei gran pelandroni. Le sue idee però non prevedevano il semplice spostamento dell’orario, bensì cannoni in strada per svegliare i cittadini o imposte sulle persiane se chiuse oltre un certo orario per far svegliare prima i cittadini. Le soluzioni nonostante scherzose furono comunque uno spunto di riflessione per il futuro.

Spunto che fu ripreso dall’entomologo neozelandese George Vernon Hudson nel 1895 che si limitò, per nostra fortuna, a proporre il semplice cambio d’orario così come lo conosciamo, con la sola differenza di parlare di due ore invece che una.

Un’altra proposta arrivò nel 1905 dall’inglese William Willett che, probabilmente spaventato dalla proposta del neozelandese, propose un cambiamento graduale che consisteva nell’incremento di 20 minuti ogni domenica di aprile.

L’introduzione in vari paesi

La prima città ad utilizzare l’ora legale fu Port Arthur in Ontario, Canada, il primo luglio del 1908, seguita poi da altre città Canadesi.

Il primo paese invece fu la Germania, o meglio il Reich tedesco, insieme al suo alleato l’impero Austro-Ungarico il 30 aprile 1916, nel corso della prima guerra mondiale. L’obiettivo era quello di risparmiare il carbone nel corso della guerra.

Presto anche i paesi alleati, con lo stesso scopo, la introdussero. Fra questi la Gran Bretagna che seguì subito l’esempio nel maggio dello stesso anno e l’Italia, il 3 giugno. Dopo la fine della guerra molti Paesi l’abbandonarono, tra questi l’Italia, ma la mantennero: Canada, Gran Bretagna, Francia, Irlanda e Stati Uniti d’America. Fu poi ripresa e abbandonata nel corso della seconda Guerra Mondiale.

Negli anni del dopoguerra, caratterizzati da un diffuso ottimismo e una crescita senza precedenti, non si parlò più di risparmio energetico, e di conseguenza di ora solare. È stata ricordata solo nel 1973, quando lo shock petrolifero fece precipitare l’Europa in una profonda crisi energetica. Da lì, dapprima la Francia nel 1976, piano piano tutti i Paesi d’Occidente adottarono l’ora legale.

Il dibattito: risparmio o salute?

Negli ultimi anni la DST è oggetto di dibattito e di decisioni politiche. L’Unione Europea sta infatti valutando se abolire il cambio. In particolare si tratta di decidere se tenere costantemente l’ora solare, secondo il desiderio dei paesi del Nord Europa, oppure l’ora legale, preferita dal Sud Europa; al vaglio anche una terza opzione che rappresenti un compromesso tra le due.

I vantaggi riguardano sempre il risparmio dell’energia elettrica, che è sostanzioso. Ad esempio, in Italia la società responsabile della gestione dei flussi di energia elettrica ad alta tensione, ha stimato che tra il 2004 e il 2012 sono stati risparmiati 900 milioni di euro.

Gli svantaggi invece hanno a che fare con la lucidità fisica e mentale nei giorni seguenti il cambio, molti studi infatti evidenziano come molte persone subiscano una sorta di jet-lag,  un’alterazione del ciclo sonno-veglia. In considerazione c’è anche una ricerca di alcuni cardiologi americani che sostiene che l’ora del sonno persa aumenta del 25% la probabilità di subire un infarto cardiaco e che questo rischio cala del 21% quando recuperata.

Leggi anche: Perché in Germania è vietato marciare sui ponti (niente a che fare con la guerra)

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Foto di copertina di Mohamed Hassan