Damiano Stingone

«Da Catania a Berlino nel 2012 per una vacanza, oggi ancora qui a creare illustrazioni sugli anni ’80»

Le sue illustrazioni su film, cultura e personaggi degli anni ’80 hanno un grandissimo seguito su Instagram: a tu per tu con Damiano Stingone

Da Magnum P.I al walkman passando per Edward mani di forbice, i Ghostbusters (quelli con lo scimpanzé) al cattivo di Grosso guaio in Chinatown: farsi un giro sul profilo Instagram @damianostingone significa fare un salto nel passato, almeno per chi è cresciuto negli anni ’80 e ’90. Lui, Damiano Stingone, classe 1984, vive a Berlino, ma è nato a Catania dove ha studiato fino a diplomarsi all’Accademia di Belle Arti specializzandosi in graphic design. A Berlino, oltre a curare il suo profilo Instagram (quasi 7mila fan),  lavora come art director per una società di sviluppo di prodotti digitali nel settore del healthcare. «Sono arrivato qui nell’estate del 2012. Doveva essere una semplice vacanza di pochi giorni si é trasformata in qualcosa di più. Dopo dieci anni, sono ancora qui» ci racconta durante una videochiamata che, se non ci fosse stata la situazione che tutti conosciamo, sarebbe stata una piacevole chiacchierata vis a vis per le strade di Berlino.

 

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Da Catania a Berlino nell’estate 2012

«Durante quello che doveva essere solo un breve soggiorno mi sono innamorato della città. E così ho iniziato a frequentare un corso di tedesco presso la Volkshochschule (noi però per il tedesco vi consigliamo Berlino Schule 😀 ndr). Dopo aver lavorato come freelance a progetti con alcune start up, ho iniziato a collaborare in modo stabile con uno studio di design. Inizialmente si trattava di un praktikum (tirocinio ndr) con un piccolo rimborso spese, ma mi consentiva di esercitare e migliorare il mio tedesco. La collaborazione si è evoluta in qualcosa di più grande che nel 2016 mi ha portato alla vittoria di un German Design Award nella categoria App. Da tre anni circa lavoro come Art Director e visual designer per un’azienda che si occupa di coaching e digitalizzazione nel settore della healthcare. Trovo molto stimolante la progettazione di prodotti che possono contribuire concretamente a migliorare la vita delle persone».

 

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Anni ’80 in illustrazioni vintage

«Ho iniziato realizzando un mio tributo a “Do the right thing”, Fa’ la cosa giusta, di Spike Lee, che amo particolarmente per l’atmosfera, per la storia, ma anche per la palette di colori degli outfit. La risposta su Instagram è stata positiva e questo mi ha motivato ad andare avanti. Ho iniziato durante il primo lockdown. A un anno di distanza continuo regolarmente a disegnare e pubblicare illustrazioni ispirate a quel magico periodo in cui ho vissuto la mia infanzia e che, secondo me, resta uno dei momenti più cool della cultura contemporanea».

 

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Percorso di studi per un visual designer

«Dopo il quadriennio all’Accademia di Belle Arti ho scelto l’indirizzo di graphic design per il biennio specialistico. Nell’approccio al web design sono stato sicuramente aiutato dal mio diploma in informatica, che mi aveva fornito delle nozioni tecniche di base. Al termine dei miei studi ho continuato a frequentare l’Accademia, ma questa volta come assistente per la materia di Teoria dei metodi di rappresentazione digitale».

 

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Cosa si intende per visual design e art director

«Il concetto di visual design riesce a racchiudere in sé i diversi aspetti legati alla progettazione visiva. Questa definizione mi concede una certa flessibilità senza dovermi incasellare in un ruolo troppo rigido. L’art director è l’altra faccia della mia professione. Lavorando in un team è spesso necessaria una figura che si occupa di coordinare l’approccio creativo dei diversi progetti».

 

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Differenze del lavoro tra Italia e Germania

«Quello che mi ha colpito positivamente di Berlino è il modo in cui le professioni legate agli ambiti creativi siano riconosciute e rispettate sia da un punto di vista lavorativo che umano. Vengono inoltre supportate e tutelate dallo Stato con strumenti come ad esempio la Kuntstlersozialkasse. In Italia, le ben note difficoltà del mercato del lavoro complicano non poco la vita di chi, come me, ha scelto di lavorare in questo settore che spesso e volentieri essendo un freelance si trova da solo ad affrontare determinate problematiche. Queste, allo stesso tempo, portano i creativi a reagire rafforzando la skill del problem solving e trasformando quest’ostacolo in un vero e proprio punto di forza».

 

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Immagine di copertina: @damianostingone