Una nuova legge polacca impedisce la restituzione dei beni ai familiari delle vittime dell’Olocausto
I sopravvissuti all’Olocausto e i loro discendenti non avranno più diritto alla restituzione dei beni confiscati da nazisti e comunisti
Arriva il consenso del Presidente polacco Andrzej Duda sulla nuova legge che afferma che le decisioni amministrative non potranno più essere impugnate in tribunale dopo la scadenza di un periodo di 30 anni. La legge era già stata approvata dalla camera bassa polacca lo scorso mercoledì 11 agosto, ma doveva essere firmata dal presidente prima di poter entrare in vigore. I sopravvissuti all’Olocausto e le famiglie discendenti delle vittime non avranno così più diritto a richiedere i beni confiscati dal regime nazista e comunista. «Sono certo che con la mia firma terminerà il periodo di caos legale, delle mafie della riprivatizzazione, l’insicurezza di milioni di polacchi e la mancanza di rispetto per i diritti fondamentali dei nostri cittadini» – ha dichiarato Duda. «Una decisione vergognosa e un ignobile oltraggio verso la memoria dell’Olocausto» – ha sentenziato contrariato il Primo Ministro d’Israele Naftali Bennet.
La legge vigente fino alla scorsa settimana
Prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale una delle più numerose comunità ebraiche si trovava proprio in Polonia. Nei periodi dell’occupazione nazista e comunista gli ebrei sul territorio polacco furono decimati e i loro beni illegalmente confiscati. Alla caduta del regime comunista, nel1989, si aprì la possibilità di restituzione per questi furti. Molti proprietari tentarono così di rivendicare e riconquistare i beni che gli erano stati confiscati. Secondo la legge polacca vigente fino alla scorsa settimana, gli ebrei espatriati e i discendenti delle vittime dell’Olocausto potevano rivendicare i beni sequestrati. Tuttavia, a differenza di altri Stati europei, la Polonia non ha mai promulgato una legge per la restituzione totale o un risarcimento per le vittime dell’Olocausto. Di conseguenza alcuni processi andavano a buon fine, mentre alcune richieste venivano ostacolate e altre ancora si rivelavano delle frodi.
L’approvazione definitiva di Duda
Nel 2015 la corte costituzionale polacca aveva stabilito che dovrebbero esserci dei termini specifici, passati i quali, le decisioni amministrative sui titoli di proprietà non possono più essere impugnate. Il cambiamento radicale è avvenuto la scorsa settimana con un primo disegno di legge del Parlamento polacco, che fissa il limite di 30 anni per la restituzione di un bene sequestrato. Nonostante i pareri discordanti di Stati Uniti ed Israele, Duda ha approvato la legge. Di fatto il Presidente polacco ha eliminato la possibilità di rivendicare il patrimonio ebraico dell’anteguerra in quanto sono trascorsi oltre 30 anni dallo sterminio e dalla caduta del comunismo.
La risposta decisiva di Israele non si è fatta attendere
Oltre allo sdegno del Primo Ministro israeliano, anche il Ministro degli Esteri Yair Lapid ha dichiarato: «oggi per la prima volta la Polonia ha approvato una legge antisemita ed immorale». Lapid ha poi richiamato l’ambasciatore israeliano da Varsavia ed ha invitato quello polacco a non presentarsi ad Israele. «Dovrebbe sfruttare il tempo a sua disposizione per spiegare ai polacchi ciò che l’Olocausto significa per gli israeliti e fino a che punto non tollereremo un oltraggio alla memoria delle vittime e dell’Olocausto. Non finisce qui!» – ha sottolineato. La presa di posizione di Israele ha provocato lo sdegno del Ministro degli esteri polacco, sostenendo che le dichiarazioni di Lapid avranno delle ripercussioni sulle relazioni diplomatiche tra Polonia ed Israele. Anche il Segretario di Stato degli USA Antony Blinken aveva sollecitato Duda a bloccare la legge.
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In copertina: Olocausto da Pixabay, CC0