Ritratto della giornalista Sylvia von Harden, storia del celebre dipinto di Otto Dix

Come si stravolgono i canoni estetici all’inizio negli anni venti in Germania: la condizione psicologica femminile prevale sulla sua bellezza esterna

Nella tumultuosa Berlino della Repubblica di Weimar, una giovane giornalista di nome Sylvia von Harden era solita frequentare il cafè Romain, dove si recava per scrivere alcune critiche letterarie per riviste di costume. Un giorno viene notata da un habitué del Romain, Otto Dix, esponente di spicco della corrente pittorica “Neue Sachlichkeit”. Colpito dalla figura della donna, Dix esordisce dicendole: “Io devo dipingerti! Io semplicemente devo…Tu rappresenti un’intera epoca!”.

Queste parole non rispecchiavano certo i più lusinghieri dei complimenti dal momento che la donna era di gran lunga distante dagli archetipi di bellezza classica femminile, ma sicuramente trapelavano un messaggio più profondo.

La genesi dell’opera nel ricordo della giornalista

Sylvia von Harden in un articolo pubblicato nel 1959 “Erinnerung an Otto Dix” parla della realizzazione del dipinto e del momento in cui si era imbattuta nel pittore. Sbigottita, dalla battuta dell’artista che la voleva ritrarre gli rispose:
“Così tu vuoi dipingere i miei occhi smorti, le mie orecchie ornate, il mio lungo naso, le mie labbra sottili; tu vuoi dipingere le mie mani lunghe, le mie gambe corte, i miei piedi grandi, cose che possono solo spaventare la gente e rallegrare nessuno?”. Ma Dix obiettò “Tu sei caratterizzata brillantemente, e tutto quello che porta ad un ritratto rappresentativo di un’epoca non riguarda la bellezza esterna di una donna, piuttosto la sua condizione psicologica”.

 

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L’analisi del dipinto Ritratto della giornalista Sylvia von Harden

Sylvia von Harden è presentata nella sua forma più cruda e disincantata, con tratti per lo più grotteschi. Il quadro è impostato su uno sfondo rosso fragola. Von Harden è seduta, con le gambe accavallate di fronte un tavolino rotondo, probabilmente all’interno di un cafè. È ritratta mentre fuma con aria cinica e un atteggiamento che evidenzia tutti i suoi tratti più spigolosi. Il viso triangolare termina con un mento appuntito e il monocolo nell’occhio destro rivela uno sguardo perso in qualcosa che non viene inquadrato. Una figura femminile che per alcuni aspetti ricorda quella maschile, come ad esempio il taglio corto di capelli. Dettaglio inquietante la mano sinistra appoggiata sulla coscia destra in una posizione che accentua le dita lunghe dalle ossa sporgenti.

La Nuova Oggettività di Dix

La Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività) è una corrente opposta all’espressionismo. La sua caratteristica principale è una visione obbiettiva della situazione politica e sociale. Dix non è mai stato attivo politicamente, eppure i suoi quadri erano un’evidente critica sociale. “Vediamo le cose così come si presentano, completamente nude chiare e quasi prive di arte” aveva affermato in riferimento agli esponenti del movimento. Nei suoi quadri si percepisce tutta l’angoscia e il turbamento del periodo post prima Guerra Mondiale. La giornalista che dipinse, diventa quindi implicitamente simbolo di quella parte della società tedesca per lo più trascurata: una donna intellettuale, emancipata, una Neue Frau (donna nuova). Un sorprendente ritratto che scava nella mentalità di una intera epoca. Oggi Ritratto della giornalista Sylvia von Harden si trova a Parigi, al Museo Nazionale Pompidou.

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