Mahmoud Al-Zein, il padrino della mafia araba di Berlino arrivato dal Libano negli anni ’80
Il pezzo grosso del crimine organizzato di Berlino, Mahmoud Al Zein, avrebbe dovuto abbandonare il Paese da più di 30 anni. Adesso ha finalmente lasciato la Germania per evitare l’estradizione
Il capo del clan Al-Zein di Berlino, Mahmoud Al Zein, conosciuto anche con gli pseudonimi di Habib Haik e Mohaiddine El Zein o con i soprannomi “il Padrino di Berlino” e “El Presidente”, ha deciso di lasciare Berlino. Non è volato verso il Libano, che aveva rivendicato come suo paese di nascita, bensì in Turchia, essendo dotato di un passaporto turco che porta il nome Mahmut Uca. Così facendo, ha evitato l’estradizione. Il primo a dare la notizia del volo dall’aeroporto di Berlino-Schönefeld a Istanbul è stato il programma Spiegel TV. In seguito, anche il Dipartimento dell’Interno del Senato ha confermato che un “uomo con legami con il clan” ha lasciato la città venerdì.
Le origini del clan
Mahmoud Al-Zein arrivò a Berlino tra il 1982 e il 1983, iniziando la sua carriera criminale con furti e lesioni personali. Appena entrato in Germania, dichiarò di provenire dal Libano, ma non presentò alcun documento personale. Ben presto scoprì i privilegi derivati da questa condizione. In primo luogo riuscì ad ottenere una residenza permanente, finanziata dal welfare sociale. Inoltre, in quanto privo di nazionalità, il capo clan fu tollerato per oltre 30 anni, sebbene fosse colpevole di numerosi reati come violenza, rapina, estorsione e riciclaggio di denaro. Secondo le indagini della polizia, Al-Zein sarebbe un cittadino turco. Si dice che si sia spacciato per un apolide del Libano, sotto falso nome. L’anno scorso avrebbe poi fatto domanda per un passaporto turco, chiedendo asilo per motivi familiari e di salute. L’Ufficio statale per l’immigrazione ha respinto la richiesta. Per tale ragione è partita una controversia legale, arrivata fino alla Corte costituzionale federale. Tuttavia, tutti i tribunali hanno condiviso l’opinione dell’Ufficio statale per l’immigrazione. Al momento, si pensa che il capoclan abbia lasciato volontariamente il paese sotto falso nome, per aggirare il divieto di tornare in Germania per diversi anni e per evitare l’intervento della polizia. Il senatore degli interni di Berlino Andreas Geisel (SPD) ha considerato la partenza del capoclan un “grande successo” dopo anni di lotta contro la “criminalità dei clan”. Ha aggiunto anche che l’espulsione è stato un passo importante: “È solo una persona, ma si tratta di una persona speciale. Ciò mostra la nostra determinazione”.
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Ein fast historischer Moment: Der “Pate von Berlin” hat gerade Deutschland verlassen. Nach über 30 Jahren ist Schluss mit diesem Schauspiel aus angeblicher Staatenlosigkeit, Behördenversagen und unzähligen Opfern einer kriminellen Bande. https://t.co/Zm6ypf5JyB— Axel Lier ✏️ (@Reporter_Flash) January 29, 2021
La sua autobiografia è uscita nel 2020
Al-Zein è uno dei capostipiti della criminalità organizzata di Berlino e ha sempre avuto grande influenza e potere nella malavita. La sua scalata criminale rappresenta il fallimento decennale delle autorità nel trattare con i membri dei clan. “El Presidente” è sospettato di quasi 70 crimini dal 2005 ed è stato condannato undici volte, anche per traffico di droga. Tra le tante accuse, nel 2017 è stato condannato per resistenza alle forze dell’ordine. Nella sua autobiografia uscita nel 2020 “Il padrino di Berlino. La mia strada, la mia famiglia, le mie regole”, l’uomo si descrive come capo del clan Al-Zein, una delle famiglie arabe più grandi e influenti in Germania. Al-Zein racconta poi di essere entrato illegalmente in Germania dal Libano negli anni ’80. In occasione dell’uscita del suo libro ha detto: “La mia parola conta. Non solo all’interno della famiglia, ma anche con altri clan. (…) Se qualcuno fa un passo falso, si chiude un occhio. Ma quando si supera la linea del rispetto, scorre il sangue”.
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Immagine di copertina: Screenshot da YouTube