L’Istituto Italiano di Cultura di Berlino ha celebrato il grande poeta veneto Andrea Zanzotto

L’Istituto Italiano di Cultura di Berlino onora la memoria del poeta veneto Andrea Zanzotto con due giornate a lui dedicate

In occasione del centenario della nascita di Andrea Zanzotto (10 ottobre 1921-18 ottobre 2011), l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino, con la collaborazione dell’Italienzentrum der Freien Universität Berlin, ha ospitato nelle giornate 29 e 30 novembre la seconda sessione del convegno dedicato al poeta. La prima parte, invece, si è svolta presso l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi (25-27 novembre). Il convegno, curato da Andrea Cortellessa e Theresia Prammer, si è sviluppato intorno alla figura del poeta originario di Pieve di Soligo (TV) con lo scopo di ricordare la dimensione europea della poesia di Zanzotto. L’evento berlinese ha ospitato personalità che, sotto la coordinazione della direttrice dell’IIC Maria Carolina Foi, hanno instaurato un’interessante conversazione capace di toccare i diversi tòpoi della poetica zanzottiana. L’incontro, inoltre, è stato reso accessibile a tutti grazie alla diretta social che ha permesso di seguire gli interventi anche da casa: le registrazioni sono state salvate e sono disponibili per chiunque desiderasse recuperare il prezioso dialogo che si è creato nell’arco delle due giornate. L’evento, infine, è stato dedicato alla figura di Luigi Reitani, ex direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Berlino recentemente scomparso. È stato proprio grazie a lui e a Paolo Grossi che, rispettivamente in Germania e in Francia, si è potuto realizzare questo incontro dedicato alla figura di uno dei poeti italiani più influenti del Secondo Novecento.

Andrea Zanzotto Screenshot dalla diretta Facebook

Andrea Zanzotto – Screenshot dalla diretta Facebook – estratto dalla video-intervista realizzata da Luigi Reitani nel 2015 per il conferimento del Premio Hölderlin al poeta di Pieve di Soligo

 Zanzotto, figura di spicco della poesia del Novecento

Andrea Zanzotto, nato a Pieve di Soligo (TV), luogo cui è stato sempre legato, si laureò nel 1942 con una tesi su Grazia Deledda e chiamato alle armi allo scoppio della guerra, tornò a casa nel ’43 e subito dopo si unì alla Resistenza. Dopo la Liberazione, in cerca di lavoro si trasferì per due anni in Svizzera, quindi ritornato in Italia, si dedicò all’insegnamento. Nel 1951 esordì con la raccolta Dietro il paesaggio, ma è nel 1968 con La beltà che la sua poesia cominciò ad avere risonanza a livello nazionale. La critica e i lettori avvertirono subito che si trattava di uno dei risultati più prestigiosi del far versi del dopoguerra. Tuttavia, sembrava una poesia difficile, accompagnata da un linguaggio oscuro, in qualche modo oracolare: un linguaggio che suggerisce, ma non afferma la verità di quel mondo in cambiamento. Da qui seguirono numerose raccolte: si ricordino Gli sguardi i fatti e senhal (1969), Il Galateo in Bosco (1978, Premio Viareggio), Fosfeni (1983), Idioma (1986), Meteo (1996) per citare alcune delle più importanti. Il suo contributo ha lasciato il segno nel panorama letterario italiano e non solo.

Zanzotto europeo: da Pieve di Soligo alla costruzione di un universo plurale

Il convegno, ha proiettato la figura di Zanzotto – troppo spesso ricondotta a una matrice locale – verso un panorama internazionale e di più ampio respiro, ricostruendo le relazioni del poeta con figure-chiave con le quali ha dialogato la sua opera poetica, critica e traduttoria. In particolare, durante le giornate berlinesi, si è cercato di approfondire il rapporto di Zanzotto con i principali autori del suo personale canone tedesco, da Hölderlin a Kafka e Celan. Come spiega nel suo intervento il professor Andrea Cortellessa, “Volevamo sottrarre Zanzotto a una lettura locale. Pieve di Soligo rimane l’epicentro attorno al quale ruota la riflessione poetica zanzottiana, poetica che tuttavia è influenzata anche dal rapporto con i grandi maestri della cultura europea”.

Il concetto di luogo, fondamentale per la ricerca di Zanzotto, non si limita alla mera rappresentazione delle campagne venete. Come ricordano gli esperti, Zanzotto si nutre di una riflessione sul tempo e sullo spazio che ha radici più profonde, spesso metaforiche e immaginifiche sicché il suo contributo non si può ricondurre soltanto alla matrice geografica e topografica. Il focus filosofico e le influenze europee fanno convergere l’interpretazione del microcosmo zanzottiano verso una dimensione dagli orizzonti più ampli. La sua poesia, dunque, conduce il lettore in universo sospeso. Ecco così che si spiega il sottotitolo del convegno: “poesia in movimento”. La visione del poeta, infatti, non è mai statica, ma sempre spostata, sempre diretta verso l’Altro.

La lingua polimorfa

Ma vibrante e metaforico è anche il linguaggio della poesia di Zanzotto. Lingue straniere, suoni onomatopeici, espressioni dialettali si coagulano in unicum compatto che conferisce ai componimenti un’aura mistica e quasi apotropaica. E poi c’è il “petèl”, come ricorda Gian Mario Villalta, quel linguaggio vezzeggiativo con cui le mamme si rivolgono ai piccoli, quella lingua comune a tutti i bambini al di là della nazionalità. Zanzotto può intendere la lingua come un magma dai plurimi significati soltanto grazie al panorama linguistico diversificato a cui si approccia. Non solo il francese, ma anche il tedesco assumono un ruolo cruciale in tal senso. Ed è così così che in un poema si possono trovare accostate parole tipiche del dialetto trevigiano e tecnicismi della scuola di Hegel.

Un modello di promozione culturale accessibile a tutti

Convegni così densi di significato spesso avvengono fra le mura delle aule universitarie di modo che coloro che non fanno parte di questo mondo ne rimangono privati. Intelligente, invece, in tal senso è stata la scelta dell’Istituto Italiano di Cultura di Berlino di rendere accessibile l’evento a tutti gli estimatori di Zanzotto grazie alla diretta social. Questo è solo uno dei tanti esempi di incontri online organizzato dall’Istituto, che si impegna nella promozione della cultura italiana sul suolo berlinese. Non possiamo che invitarvi a prendere visione del sito internet di un’istituzione in grado di trasmettere così tanto al territorio.

 

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Immagine di copertina: Zanzotto Europeo, dal sito dell’Istituto Italiano di Cultura di Berlino.