Hans Schmidt, il wrestler canadese che si fingeva tedesco
Hans Schmidt, il lottatore tedesco che divenne un’icona del wrestling. La storia del suo alter ego odiato dal pubblico
Creare un legame emotivo con il pubblico ed entrare in contatto con la folla acclamante sono tra gli attributi più importanti per qualsiasi atleta professionista. Molte volte, per questa ragione, c’è chi sceglie di indossare una maschera, nascondendosi dietro un personaggio di finzione. Il wrestler Hans Schmidt ne è un esempio. Il lottatore scelse infatti di creare un alter ego che il pubblico avrebbe odiato, riuscendo perfettamente nell’intento. Il suo vero nome era Guy Larose, nacque a Joliette in Canada, nel 1925. Fece il suo debutto nel mondo del wrestling poco dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma la vera svolta si ebbe nel 1951, quando il suo promoter Paul Bowser decise di trasformarlo in un lottatore dai modi brutali e violenti.
Il “tedesco da battere” che attirò su di sé la rabbia delle folle
Negli anni Cinquanta, la fama di “tedesco da battere” ebbe un grande successo e rese Schmidt tra i più noti campioni dell’epoca. Guadagnò presto il soprannome di “The Teuton Terror”. Schmidt adoperava infatti uno stile di combattimento aggressivo e spesso scorretto, con attacchi e calci deliberati contro i suoi avversari. In pochissimo tempo riuscì ad attirare su di sé l’odio del pubblico, in particolare quello statunitense. Le folle inferocite infatti si scagliavano contro di lui: lo pugnalavano con le forcine, gli agitavano accendini in faccia e gli vandalizzavano la macchina.
Una figura controversa diventata un’icona
In ogni caso, Schmidt cercò di evitare espliciti riferimenti al nazismo. Non fece mai il passo militare dell’oca o il saluto nazista entrando sul ring, al contrario di altri. A nessuno importava davvero che lui stesse recitando un ruolo. Per Schmidt, invece, incarnare il personaggio del tedesco significò ricevere maggiore attenzione mediatica e successo. “Vincerò il titolo e lo riporterò in Germania, dove appartiene” dichiarò Schmidt nell’intervista all’annunciatore Jack Brickhouse dei Chicago Cubs, nel 1953. La sua figura divenne oggetto di polemiche e controversie, ma, com’era inevitabile, lo trasformò in una vera icona per il mondo del wrestling.
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In copertina: Wrestling, foto di PranongCreative da Pixabay