Germania, casi di variante indiana in costante aumento
Negli ultimi giorni l’Istituto Robert Koch ha osservato una piccola ma costante crescita della variante indiana del Coronavirus in Germania.
Finora la variante indiana B.1.617 è stata rilevata in poche città della Germania. Ma, secondo un report del RKI, “la sua diffusione è aumentata costantemente nelle ultime settimane”. Ad oggi, la quota dei campioni testati per questa variante è del 2%, secondo l’Istituto. Attualmente c’è ancora poca conoscenza su quanto sia pericolosa la variante. Gli esperti sono preoccupati in particolare per la sua maggiore trasmissibilità e sull’efficacia dei vaccini contro di essa. La Germania ha vietato i viaggi dall’India in aprile, permettendo solo ai cittadini e ai residenti di entrare nel Paese.
Le varianti che stanno mettendo il mondo in ginocchio
La variante B.1.1.17, originaria della Gran Bretagna, rimane di gran lunga la mutazione dominante in Germania. Questa variante rappresenta più del 90% dei campioni testati. Le varianti B.1.351 del Sudafrica e P.1 del Brasile giocano un ruolo minore, ma anche loro sono classificate come preoccupanti. Secondo l’RKI, la loro quota nelle ultime settimane è rimasta costante allo 0-1% e allo 0-0,3%, rispettivamente. Venerdì la Germania ha riportato una diminuzione dei casi di Covid-19, con la più bassa incidenza del virus in 7 giorni.
La variante indiana
In India, centinaia di migliaia di nuove infezioni di Coronavirus sono state recentemente segnalate in un giorno. Secondo l’OMS, ci sono indicazioni che la variante B.1.617 sia più contagiosa e forse anche meno sensibile agli anticorpi. Rispetto al virus originale, la variante ha 15 mutazioni, con l’attenzione su due che colpiscono la proteina spike. La variante è quindi indicata anche come un doppio mutante. Queste mutazioni sono conosciute ciascuna in modo isolato da altre varianti. Si pensa che una mutazione sopprima in qualche modo la risposta anticorpale e l’altra mutazione quella cellulare. Questo probabilmente si traduce in un effetto di rinforzo reciproco, spiega Lars Schaade, vicepresidente del Robert Koch Institute. Tuttavia, non è un incrocio tra due diversi mutanti, ha sottolineato il capo del dipartimento di virologia al Charité di Berlino, Christian Drosten. I ricercatori indiani credono che i vaccini contro questa variante aiutino. Ma sottolineano che non ci sono ancora abbastanza dati per valutare l’effettiva efficacia.
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Immagine di copertina: Flickr