Suite Berlinese Massimo Miro

«Con Suite berlinese racconto una Berlino scomparsa che mi ha sempre affascinato»

A tu per tu con Massimo Miro, autore di Suite Berlinese romanzo che lega la Berlino degli anni ’80 con una serie di lettere di Albert Einstein datate 1933

«L’idea di questo libro è nata a Berlino. Al Tiergarten ho visto una panchina, isolata, e come spesso mi capita ho immaginato le storie che erano passate di lì. Ho pensato alle aspirazioni utopiche che avevano travolto Berlino, e istintivamente ho pensato ad una storia d’amore impossibile, una tragedia mitteleuropea, osservata da tutti i punti di vista possibili. Storico, fotografico, sentimentale, artistico». Suite berlinese, pubblicato a marzo 2021,  è il terzo romanzo di Massimo Miro, classe 1967, milanese di nascita, ma stabilmente a Torino. Musicista, autore di parti musicali Miro ha un compulsivo istinto per la collezione di oggetti della DDR rigorosamente originali: «Soprattutto orologi Ruhla, ma anche jackets della Sporett e maglie di calcio della Oberliga degli anni Settanta/Ottanta». Suite Berlinese inizia con un omicidio. L’assassino è lo stesso protagonista. La storia, un mix di noir e romanzo storico ambientato tra la Berlino nazista e quella del Muro degli anni ’80 ricco di riferimenti musicali e alla cultura post-punk, si dipana coinvolgendo anche una serie di misteriose lettere di Albert Einstein. «È una tragedia moderna  sull’utopia romantica dei sentimenti e degli ideali, così come un viaggio nello spazio, nel tempo, e nella profondità più vertiginosa dei sentimenti umani. Al suo interno vi si trova poi anche un gioco di citazioni e collegamenti nascosti, da Glenn Gould a Peter Falk, al Barone Haussmann, alla musa ispiratrice di Salvador Dalì, a Ian Curtis, Albert Camus». Chi vuole può trovare tutti i contenuti extra del romanzo (:  colonna sonora, booktrailer) a questo indirizzo.

Suite Berlinese, il titolo

«La struttura del romanzo è segnata da un andamento temporale ondivago. La narrazione parte dal giorno successivo alla caduta del muro, e i vari nuclei narrativi si susseguono a livello temporale, in avanti e indietro, alcuni eventi si ripetono, o ne introducono altri, ricordando proprio la struttura di una suite musicale. La storia si svolge soprattutto a Wedding, all’epoca zona di occupazione francese, e sulla Augustraße, zona Mitte, all’epoca territorio di Berlino Est».

Suite Berlinese, Massimo Miro e Berlino

«Era il 2014 e sconfinavo continuamente tra est/ovest, a piedi, in auto, in metropolitana. Percepii una specie di tensione, un’energia magnetica, immaginando quanto quel Muro abbia influito sulle vite della gente. Allora ho pensato che quella divisione, così arbitraria, fosse come la rappresentazione di una utopia che andava oltre la politica, oltre il sistema economico. Ricordo ancora il mio primo giorno qui. Arrivavo da un lunghissimo viaggio in auto. Berlino fu un miraggio. Alloggiavo in Brunnenstraße, a Mitte. Il primo luogo che vidi fu Rosenthaler Platz. Ricordo che mi colpì molto perché sapevo che esisteva una fermata della metropolitana fantasma. La prima impressione della città fu inattesa, di profondo disorientamento. Un conto è guardare una cartina, un conto è rendersi conto degli immensi spazi, delle distanze tra un punto e l’altro. E’ quello che succede quando si visitano luoghi tanto bramati, quando la sfera delle nostre percezioni reali è stata preceduta dall’immaginazione, e guardando certi angoli di città, ci sembra di esserci già stati. Ero istintivamente attratto dai vuoti, tra le case, agli angoli delle strade. Cercavo di immaginare cosa ci fosse un tempo al posto di quel piccolo giardino, o di quell’intervallo vuoto tra un palazzo e l’altro. Il mio rapporto con Berlino ha radici lontane…».

Conoscere Berlino prima ancora di esserci mai stati

«Berlino per me è prima di tutto il frutto di una fascinazione infantile per i mondi misteriosi. Ero magnetizzato dalla figura di Jurgen Croy, il portiere della nazionale della DDR. Mi sembrava che provenisse dal nulla, da una piega della storia, con quella divisa dai colori dimessi. Niente mi faceva pensare a qualcosa di più lontano ed enigmatico. Con il tempo, Berlino è diventata per me la città degli Hansa Studios, dei club underground. Berlino è stata la città che ispirato Bowie, Iggy Pop, Nick Cave, i Depeche mode. Berlino è stata teatro di leggendarie rappresentazioni, come quella di Glenn Gould con l’orchestra diretta da Von Karajan nel 1957, o dei Joy Division al Kantkino nel 1980. In definitiva, con il tempo, e in modo assolutamente naturale, nel mio immaginario si è costituito lo scenario perfetto per la storia che avevo in mente».

Berlino e Torino, analogie e differenze

«Anche Torino è stata una capitale europea. Ha conosciuto i fasti di un regno e la cappa oppressiva di un sistema economico che ne ha soffocato ogni pulsione. Il grande apparato produttivo della FIAT forniva lavoro alla maggioranza dei torinesi, un metadone che teneva in vita la città ma che impediva ogni altra forma concreta di realizzazione. Oggi quella grande cappa non esiste più, e dopo qualche anno di spaesamento dovuto alla conseguente crisi economica, Torino si sta reinventando in migliaia di piccole forme diverse, legate al turismo, alla ristorazione, a nuove forme di creatività. E a me piace pensare che Torino, possa un giorno aspirare a diventare un modello di sviluppo per l’Italia, così come lo è stata Berlino per l’Europa».

Suite Berlinese

di Massimo Miro, edito da Scritturapura

Prezzo 18 €

acquistabile in libreria o online 

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Photo Cover: © Massimo Miro Suite Berlinese