Einstein, ParentRap, https://pixabay.com/it/photos/albert-einstein-ritratto-1933340/ CC0

La storia della strage della famiglia del cugino di Albert Einstein a Rignano sull’Arno, 1944

Il 3 agosto 1944 e la strage di Rignano – o strage del Focardo – che colpì la famiglia Einstein in Italia

Era il 3 agosto 1944 quando la Wehrmacht, irruppe nella villa appartenuta alla famiglia Einstein, nelle campagne di Rignano Valdarno. L’uomo ricercato era Robert, cugino del fisico Albert Einstein, ma all’interno della tenuta trovarono solamente le donne della famiglia. Le SS non ebbero pena delle poverette, e dopo un lungo interrogatorio, vennero uccise: persero la vita Cesarina Mazzetti (detta Nina), Luce e Annamaria Einstein, rispettivamente moglie e figlie di Robert Einstein. Dopo lo sbarco, l’anno precedente, degli alleati in Sicilia, il conflitto in Italia si era fatto più aspro, ed i soldati tedeschi erano soliti compiere numerosi rastrellamenti nelle campagne. Per questo motivo Robert aveva deciso di lasciare la villa e rifugiarsi con altri partigiani in una tenuta poco lontana. In quell’occasione sua moglie Nina non lo seguì, non sentendosi minacciata dalla deportazione dal momento che ella era protestante. Nella villa, teatro dell’accaduto, venne appiccato il fuoco al fine di cancellare ogni traccia del crimine. Robert nel momento in cui vide le fiamme accorse alla tenuta, ma non vi era più nulla da fare. Le uniche anime risparmiate furono le due nipotine, gemelle, tratte in salvo, perché non appartenenti direttamente alla famiglia Einstein, essendo figlie del fratello di Nina. Nel giardino della tenuta venne rinvenuto un biglietto che riportava la scritta «Abbiamo giustiziato i componenti della famiglia Einstein, rei di tradimento e giudei». I responsabili della strage non sono mai stati ufficialmente identificati, ma alcune ipotesi (tra cui quelle dello storico Carlo Gentile) li identificano con i soldati del 104º reggimento Panzergrenadier della Wehrmacht, sui quali erano state avviate le indagini con l’ipotesi di reato di uccisione di civili aggravata dall’odio razziale.

Robert Einstein e l’Italia

La prima della famiglia Einstein a raggiungere l’Italia, agli inizi degli anni ’20, fu Maria (Maja) Einstein. Andò a vivere nei dintorni di Firenze, con precisione in via degli Strozzi a Sesto Fiorentino. Rimase nella penisola fino al 1939, quando, con l’entrata in vigore delle leggi razziali, per gli ebrei si creò una situazione di pesante discriminazione. Gran parte della famiglia Einstein, a seguito dei provvedimenti antisemiti, lasciò l’Europa. Albert Einstein, che all’epoca si trovava in Germania decise di emigrare negli Stati Uniti. Tuttavia vi è chi decise di rimanere, convinto che un comportamento discreto e corretto sarebbe passato inosservato agli occhi di quella terribile repressione. Robert Einstein, cugino da parte di padre del celebre fisico, trascorse la propria infanzia in Italia. Dopo alcuni anni in Germania nei quali si laureò in ingegneria, decise di trasferirsi definitivamente nella penisola. La scelta fu dettata dall’amore per una giovane donna, Cesarina Mazzetti, detta Nina. Optarono per la campagna Toscana, nella quale acquistarono la villa “Il Focardo” a Rignano d’Arno, in provincia di Firenze. Proprio in quel luogo la moglie e le figlie persero la vita nel 1944: la loro colpa era di portare il nome della famiglia Einstein, dal momento che la donna non era ebrea e così le due figlie.

La fuga di Albert Einstein negli Stati Uniti

Il 7 aprile 1933 in Germania venne approvata la “Legge per la Restaurazione del Servizio Civile Professionale”. Il nuovo Governo tedesco vietava in questo modo agli ebrei di ricoprire incarichi ufficiali, incluso l’insegnamento. Comprendendo immediatamente la gravità della legge antisemita e le sue conseguenze, il professore decise di lasciare l’Europa per trasferirsi negli Stati Uniti. In territorio statunitense Einstein continuò a diffondere il suo pensiero, spiccatamente in contraddizione con quello nazista. La sua scelta non passò inosservata al Führer che diede il via ad un’aspra campagna denigratoria contro il fisico, tentando di screditare in ogni modo i suoi studi e delineando le categorie di “fisica tedesca-ariana” e “fisica ebraica”. Hitler sembrava però spaventato dal pensiero che le idee innovative di Einstein potessero facilitare lo sviluppo tecnologico dei paesi contrapposti al Terzo Reich.

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Immagine di copertina: Einstein, ParentRap da Pixabay CC0