Come lo scetticismo tedesco per i vaccini è legato storicamente all’antisemitismo
L’antivaccinismo si intreccia con sentimenti antisemiti. La presunta cospirazione ebraica per indebolire il popolo tedesco risale al Medioevo.
Scetticismo, negazione e cospirazione sono i sintomi di una disinformazione insidiosa che attraversa la Germania. Queste credenze hanno radici profonde nella storia del razzismo e dell’antisemitismo in Europa. Già nel XIX secolo i vaccini erano considerati lo strumento di una cospirazione mondiale ebraica per indebolire il «corpo nazionale» tedesco. Una teoria che può essere fatta risalire al Medioevo, quando gli ebrei erano accusati di avvelenare i pozzi e di spargere i germi della peste. Ma che giunge fino ai giorni nostri. Lo dimostrano le attuali manifestazioni tedesche contro mascherine e distanziamento sociale, che si intrecciano con sentimenti antisemiti. Gli ebrei, quindi, rappresentano il perfetto capro espiatorio per i movimenti dell’antivaccinismo, che li vedono come un’élite che architetta piani segreti contro la salute della nazione.
Le origini del legame tra antivaccinismo e antisemitismo
Nel suo libro Anti-vaxxers, Jonathan M. Berman osserva che i movimenti no-vax sono vecchi quanto i vaccini stessi. All’inizio del XVIII secolo, infatti, molti oppositori credevano che la vaccinazione fosse «un attacco straniero all’ordine tradizionale». Durante l’epidemia di peste del 1712, ad esempio, la città di Amburgo avviò misure di sanità pubblica, incluso il divieto per gli ebrei di entrare o uscire dalla città. Quando, poi, il colera riemerse con forza nel XIX secolo, questi sentimenti assunsero una nuova forma. Poiché si trattava di una nuova malattia poco conosciuta, medici, scienziati e laici divulgarono teorie sulla sua diffusione, iniziando ad accusare gli ebrei anche del vaiolo. Misure come la chiusura delle scuole, la disinfezione dei corsi d’acqua e la quarantena furono viste come una minaccia per l’economia tedesca. Ma l’opposizione alle regole riguardò tanto l’economia quanto l’etnia. Negare la necessità di misure di sanità pubblica, tra cui la vaccinazione, implicava infatti che la malattia avrebbe eliminato i più poveri e gli ebrei. In una rivista il medico tedesco Gustav Jäger sosteneva addirittura che l’epidemia di colera avrebbe rimosso i «deboli» dalle «classi migliori» della società.
I negazionisti del Covid in Germania
In Germania le principali misure di sanità pubblica, tra cui lockdown e vaccinazioni, hanno creato divisioni. La somministrazione di vaccini anti-Covid procede dunque lentamente e lo scetticismo verso AstraZeneca, dopo i rari casi di coaguli di sangue, complica la situazione. Sono poi in aumento anche le persone che mettono in discussione l’entità della minaccia del virus. Nell’ultimo anno, dunque, il movimento anti-lockdown è cresciuto, riunendo molti complottisti, tra cui spiritualisti di sinistra e l’estrema destra. Questi oppositori vedono la risposta alla pandemia come parte di una cospirazione più ampia. L’esito sono numerose manifestazioni per opporsi alle restrizioni, tra cui la chiusura dei negozi e l’obbligo di mascherina. Anche alcuni aderenti a QAnon, per esempio, negano l’esistenza del Covid, lo minimizzano e incolpano il 5G e gli ebrei per la pandemia. La diffusione di queste teorie illustra una triste verità: sia nel passato che nel presente, i sentimenti anti-scienza e antivaccinismo sono legati con il pregiudizio razziale.
I teorici tedeschi della cospirazione e l’antisemitismo
Tra i teorici della cospirazione e dell’antivaccinismo in Germania figura Attila Hildmann, famoso chef televisivo vegano di origine turca, profondamente xenofobo e attivo nelle recenti Hygiene-Demo, le manifestazioni tedesche contro mascherine e distanziamento sociale. Le sue posizioni esaltano Adolf Hitler mentre sono critiche verso la cancelliera Angela Merkel, descritta come una dittatrice comunista. Hildmann palesa poi opinioni profondamente antisemite: sostiene infatti che gli ebrei stanno avvelenando l’acqua potabile di Berlino. Per le sue dichiarazioni è stato indagato per istigazione pubblica all’odio e alla resistenza nei confronti degli agenti di polizia. Numerosi sono anche gli scettici del movimento QAnon che sono legati a reti neonaziste armate. Un avvocato di QAnon ed ex ufficiale di polizia, Marko Gross, paragona la copertura del coronavirus alla propaganda comunista. Fa parte di un gruppo di estrema destra noto come «Esercito Ombra» di Nordkreuz, che include ex funzionari militari e forze dell’ordine.
La reazione degli ebrei
Josef Schuster, presidente del Consiglio centrale degli ebrei, ha affermato, preoccupato, che gli ebrei sono ritenuti responsabili della diffusione del virus. Di recente, anche figure di alto profilo come il finanziere George Soros hanno espresso accuse pesanti, come quella di aver iniziato la pandemia al fine di ottenere potere e influenza. Molti manifestanti no-vax hanno anche indossato stelle gialle simili a quelle degli ebrei durante il Terzo Reich. Al posto della parola Jude (ebreo) compare invece oggi ungeimpft (non vaccinato). Gli oppositori, infatti, si sentono vittime di una dittatura e rifiutano la vaccinazione. Non sono mancati cartelli come: «La vaccinazione ti rende libero», alludendo all’orribile massima dei campi di concentramento. «Credo che le forze dell’ordine tedesche dovrebbero esaminare molto da vicino cosa sia l’incitamento all’odio e la libertà di parola […]. Quando si verificano cambiamenti drastici spesso vengono cercati i colpevoli e di frequente si tratta di gruppi minoritari, come gli ebrei», ha detto Schuster.
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In copertina: foto di Hendrik Wieduwilt via Flickr, CC-by 2.0