Censor, l’horror inglese presentato alla Berlinale 2021
Presentato alla 71esima Berlinale l’horror inglese Censor
Per ragioni che rimangono sconosciute ai più, le pellicole horror ai festival sono, generalmente, poco presenti da molti anni a questa parte. La ragione è da ricercare, probabilmente, nella banalità e nella scarsa qualità che caratterizzano, da anni, i film di questo genere. Ma questo non è il caso di Censor, nuovo horror inglese diretto dalla gallese Prano Bailey-Bond e presentato nella sezione Panorama della Berlinale 2021.
La trama di Censor
Siamo nella metà degli anni’80, periodo in cui le pellicole horror – soprattutto splatter – stavano vivendo il loro periodo d’oro. Enid (Niamh Algar) lavora all’ufficio censura e si occupa di controllare e approvare i film per renderli adatti al pubblico. Mentre controlla uno dei film – intitolato Non entrare in quella chiesa – Enid rivede nella storia raccontata un trauma che ha vissuto quando era solo una bambina: la scomparsa (in circostanze misteriose) della sorella maggiore. La donna parte alla disperata ricerca del regista e di chiunque abbia partecipato al film, certa che sappiano cosa fosse successo all’epoca. Durante le sue indagini, ben presto, Enid si rende conto che la realtà non è come sembra e che la ‘quarta parete’ che solitamente divide il mondo reale dall’universo cinematografico si sta sgretolando rapidamente.
In Censor assistiamo alla fusione tra realtà e finzione cinematografica
Prano Bailey-Bond ambienta la pellicola negli anni ’80, un periodo in cui vennero prodotte centinaia (se non migliaia) di pellicole horror, soprattutto b-movie di genere splatter. Un periodo d’oro del genere in cui vennero prodotte alcuni dei più famosi film horror, oggi dei veri e propri cult. Ma era anche il periodo dell’Inghilterra thatcheriana in cui, queste pellicole, erano particolarmente colpite da pesantissimi tagli da parte della censura. Bailey-Bond racconta questo lavoro di censura dall’interno, seguendo il lavoro di Enid, una donna particolarmente rigida nel suo lavoro. Per farlo la regista attinge a piene mani dalla poetica dei film di quell’epoca, citando quei b-movie che tanto andavano di moda, bistrattati all’epoca, ma oggi dei classici, basti pensare a La Casa di Sam Raimi o Non aprite quella porta di Tobe Hooper. Uno dei riferimenti più palesi è comunque verso le pellicole di David Cronenberg in particolar modo Videodrome. Come nel film del regista canadese, anche qui assistiamo alla lenta fusione totale tra realtà e finzione cinematografica con un climax che – seguendo la ricerca di Enid per scoprire la verità sulla scomparsa della sorella – porta la donna a oltrepassare il confine tra questi due mondi. Una discesa verso gli inferi, che porta Enid a diventare la protagonista di quei film che tanto detesta. A differenza delle pellicole horror a cui siamo stati abituati negli ultimi anni, Censor non è infarcito di jump scare, mostri e demoni, ma riesce, comunque, a trasmettere un’atmosfera malata e un’inquietudine crescente, senza bisogno di banali mezzucci. Un film intricato – soprattutto nella parte finale – ma girato e recitato in maniera magistrale e che fa ben sperare per il futuro del genere horror.
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Immagine di copertina: Censor – ©SILVER SALT FILMS PRODUCTION