In Ich bin dein Mensch una ricercatrice a Berlino si innamora di un robot più empatico degli uomini che frequenta

Presentato alla Berlinale 2021, Ich bin dein Mensch (Sono il tuo uomo) è una commedia di fantascienza sui rapporti donna-uomo ai tempi dell’intelligenza artificiale

Lei, Alma, lavora come antropologa al Pergamon Museum, ha poco più di quarant’anni, si è lasciata da poco con il suo storico fidanzato e non ha tempo, né fortuna, per cercare o frequentare persone che la possano interessare. Accetta di partecipare ad un esperimento: vivere per alcuni giorni con un automa dalle sembianze umane e valutare quanto bene si sappia comportare in una simulazione di vita di coppia. Lo fa senza entusiasmo, ma l’azienda produttrice dell’umanoide è la stessa che finanzia la sua ricerca. Conosce così Tom. Lui è bello, elegante, balla perfettamente ed ha un accento britannico perché l’intelligenza artificiale ha percepito che così susciterà subito la simpatia di Alma. Lei è scettica, eppure gradualmente lo accetta sempre più nella sua vita fino a rimanerne affascinata. Ci si può però innamorare però di un robot? Forse sì, se, come indica il titolo, “è il tuo uomo”, ovvero pensato apposta per te…

Tra Her e Unhortodox

Film o serie tv su intelligenze artificiali che diventano parte integrante della nostra vita quotidiana sono ormai ricorrenti. Da Metropolis (1927) a Westworld (2016) passando per Blade Runner (1982 e 2017) e Minority Report (2002), l’argomento è stato proposto già in moltissimi contesti e con prospettive diverse. Quella di chi si innamora di uno di loro ha visto forse il massimo esempio in Her (2013), la pellicola di Spike Jonze in cui Joaquim Phoenix finiva addirittura ossessionato da una semplice voce. Maria Schrader, già regista della serie Unhortodox (anch’essa ambientata a Berlino), e qui anche co-sceneggiatrice, riesce a tratteggiare una simpatica commedia con alcune interessanti considerazioni non tanto sul nostro rapporto con la tecnologia in senso stretto, quanto su quanto si possa considerare il benessere che ne consegue come autentica e valida tanto quanto quella nata da rapporti unicamente umani. E se anche non lo fosse, è meglio una felicità costruita a tavolino di nessuna felicità?

Come un film ambientato a Berlino sembra rappresentarne un suo trito stereotipo

Ich bin dein Mensch ci dà la sua risposta, ma è normale che ognuno abbia il proprio e legittimo punto di vista. Ciò che fa sorridere, per un italiano che vive in Germania e da anni è abituato da anni a sentire cliché e battute sull’impenetrabilità affettiva di molti uomini che ci vivono, è assistere ad una storia, scritta e pensate da tedeschi, in cui di fatto si suggerisce che solo la tecnologia può aiutare alcune donne ad avere un’appagante relazione di lungo periodo a Berlino. Per fortuna, però, è solo un film.

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Photo Cover: © Ich bin dein mensch, Berlinale