Il museo di Berlino dedicato agli esuli tedeschi della Seconda guerra mondiale

Dopo anni di controversie finalmente è stato inaugurato il Centro di Documentazione sul dramma degli esuli tedeschi nel secondo dopoguerra e le migrazioni forzate nel 20esimo e 21esimo secolo.

Il Dokumentationszentrum Flucht, Vertreibung, Versöhnung (Centro di Documentazione Esodo, Espulsione, Riconciliazione) è stato inaugurato il 21 giugno dalla Cancelliera Angela Merkel. Il museo è un lungo cammino nella storia delle migrazioni forzate, a partire dell’espulsione tedesca del secondo dopoguerra (designata per l’appunto con l’espressione Flucht und Vertreibung) fino alle grandi migrazioni del 20esimo e 21esimo secolo. Al suo interno è possibile visitare l’esposizione permanente e altre sale di approfondimento, mirate alla comprensione del concetto di “perdita”, non esclusivamente materiale ma anche dal punto di vista umano.

Il Centro di Documentazione

Il Centro di Documentazione è gestito dalla Stiftung Flucht, Vertreibung, Versöhnung (Fondazione Esodo, Espulsione, Riconciliazione). Il Bundestag, che ha istituito nel dicembre 2008 la Fondazione, ha sostenuto fortemente il progetto. Il Centro  è ospitato all’interno della Deutschlandhaus. La scelta di investire circa 65 milioni di euro nella ristrutturazione dell’edificio è significativa, in quanto questa zona di Berlino è particolarmente ricca di storia. Il Centro è situato, infatti, tra il museo ospitato nell’ex quartier generale della Gestapo e la stazione di Berlino Anhalt, una delle fermate principali da cui venivano deportati gli ebrei. Entro il 2025 ospiterà anche l’Exilmuseum, dedicato agli esuli scappati dalla minaccia nazista. All’interno del museo è possibile visitare un’esposizione permanente.

Un lungo cammino nella storia delle migrazioni forzate: dal secondo dopoguerra ai giorni nostri

La prima parte della mostra racconta la storia delle migrazioni forzate in un ampio scenario. Grazie ad appositi pannelli informativi e video testimonianze i visitatori raccolgono informazioni sulle migrazioni di massa in Paesi come il Vietnam, la Birmania, il Libano e l’India. La seconda parte si addentra invece nell’epoca nazista: racconta gli orrori dell’Olocausto e il ruolo centrale degli Alleati nella fine della Seconda Guerra Mondiale, fino all’espulsione dei tedeschi. Tra il 1944 e il 1950 infatti circa 14 milioni di tedeschi fuggirono o furono cacciati dai territori dell’Est Europa. Si trattava di persone che si erano insediate in queste zone durante l’occupazione nazista oppure minoranze etniche. Infine, l’ultima parte dell’esposizione affronta l’esodo di milioni di europei dall’attuale Polonia e Ungheria che si spostarono verso le zone occidentali occupate dalle potenze vincitrici. Nel museo, oltre a essere riportate testimonianze di esuli, sono presenti anche oggetti arrivati fino ai giorni nostri. Il Centro è dotato di una grande biblioteca nella quale sono contenuti documenti sui profughi. Le famiglie possono qui svolgere ricerche per rintracciare antenati scappati dal loro Paese.

Il Centro di Documentazione ha un importante significato storico ed umano

Dietro al progetto del Centro di Documentazione è presente la volontà di testimoniare non solo l’atrocità della guerra, ma anche le tragiche conseguenze, a prescindere da quale popolo si tratti. Attraverso la mostra e l’archivio si vuole sia commemorare le vite distrutte degli esuli sia imparare dalla storia. E’ stato infatti sottolineato come dietro a queste tragedie si celi sempre un nazionalismo estremo. Il cuore pulsante del progetto è la comprensione del concetto di “perdita”, che non è legato solamente a qualcosa di materiale come un bene, ma anche al senso di appartenenza ad una comunità, all’identità, alle origini e soprattutto ai propri cari.

Un progetto per la riconciliazione internazionale

L’idea del Centro di Documentazione non è recente, ma risale a ben 22 anni fa. Sebbene le motivazioni che hanno portato alla sua apertura siano nobili, il progetto è stato intralciato da controversie politiche. Innanzitutto, si è temuto che un museo dedicato ad una tragedia legata al popolo tedesco potesse essere percepito come una mancanza di rispetto nei confronti delle vittime dell’Olocausto. Il rischio era infatti rendere il popolo tedesco una vittima, espiandolo dalle colpe del periodo nazista. Le maggiori critiche poi sono scaturite per via della figura che per prima ha proposto il progetto: Erika Steinbach. Tra il 1998 e il 2014 Steinbach si fece portavoce di circa 1,3 milioni di tedeschi membri della Bund der Vertriebenen (l’associazione dei profughi tedeschi). Le sue posizioni conservatrici e le dure dichiarazioni circa la divisone dei confini tra Germania e Polonia l’hanno resa una figura poco apprezzata tra i confinanti Paesi dell’Est. Il cambio di rotta si è avuto grazie ad Angela Merkel. Conscia della necessità di commemorare adeguatamente l’ultimo pezzo di storia del ‘900, nel tempo ha raccolto il consenso di storici e di rappresentanti della comunità ebraica, proponendo un progetto mirato alla riconciliazione internazionale piuttosto che al dramma tedesco.

Dokumentationszentrum Flucht, Vertreibung, Versöhnung

Stresemannstraße 90, 10963 Berlin

Orari di apertura: martedì – domenica, dalle 10:00 alle 19:00
Biglietto: ingresso gratuito (prenotazione tramite portale)
Telefono: +49 30 206 29 98-0
E-mail: info@f-v-v.de

Sito: Documentazionszentrum

 

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In copertina: Porta di Brandeburgo da Pixabay CC BY-SA 0.0