«La Repubblica di Weimar fu lotta di uomini e ideali. Hitler e il nazismo furono la sua tragica risposta»
A tu per tu con David Bernardini , autore di La Repubblica di Weimar: «Weimar continua a essere un sismografo, delle incertezze e le inquietudini del presente».
«Della Repubblica di Weimar, come sostiene anche lo storico Detlev Peukert, si ha la sensazione che i suoi attori, i suoi protagonisti ritenessero realmente possibili e realizzabili opzioni politiche diversissime, non importa quanto radicali». A raccontarci così di un periodo fondamentale del novecento è lo storico David Bernardini, classe 1988, cremasco, professore a contratto alla Statale di Milano, che intervistiamo in occasione dell’uscita del suo “La Repubblica di Weimar – Lotta di uomini e ideali” recentemente pubblicato da Diarkos, “una storia che sa di sangue, di selciato, dei muri ammuffiti delle birrerie e dei caseggiati dove si combatté una lotta senza quartiere contro l’ascesa di Adolf Hitler, in un caleidoscopio di esperienze che parla la lingua di oggi. In un presente, infatti, dove l’estrema destra, forte dei successi elettorali dei partiti cosiddetti populisti, ambisce nuovamente a conquistare le periferie, Weimar risulta ancora quanto mai attuale”. Spiega Bernardini: «Weimar fu il laboratorio, il terreno di sperimentazione di quella che chiamava modernità classica: al suo interno vennero inglobati moltissimi elementi della modernità. In quegli anni si delineò per esempio una nuova figura di donna, si diffusero gli ostelli della gioventù per dire. Da questo punto di vista, quindi, Hitler e il Terzo Reich rappresentarono il rifiuto totale di questi elementi della modernità. Viene naturale dire dire che Weimar meriterebbe uno spazio ben maggiore anche nelle scuole superiori».
Come la Repubblica di Weimar si lega alla storia dell’Italia, e viceversa
«La Marcia su Roma dimostrò concretamente alla destra radicale tedesca la possibilità di rovesciare una democrazia. Lo stesso fallimentare putsch di Monaco del 1923 di Hitler doveva essere il primo atto di una sorta di marcia su Berlino. Ciò che accadde in Italia all’inizio degli anni Venti ebbe quindi sicuramente pesanti ripercussioni anche in Germania. La Prima guerra mondiale sembrava aver fatto piazza pulita del vecchio mondo e aperto nuove e infinite possibilità di azione. Ciò trasformò la Germania di quegli anni in un incandescente ma straordinario laboratorio politico, sociale, culturale e ideologico. Non c’era solamente lo scontro fisico e ideale tra militanti di diverse forze– dietro di loro agivano prepotentemente progettualità che venivano ritenute realizzabili qui e ora. Alcune forme di opposizione al regime nazista non si possono comprendere senza tenere conto dei movimenti e delle correnti weimariane. Non parlo solamente della resistenza, Widerstand, di comunisti, anarchici, socialisti ecc., ma anche di quella di realtà come gli Edelweisspiraten o la Swing-Jugend. Per questa ragione, ho dedicato alcune pagine a progetti che sono andati per certi versi “persi” con il passare degli anni – per esempio a quella sorta di democrazia consiliarista radicale, la “repubblica dei consigli pura”, teorizzata da Richard Müller, all’epoca un importante e seguito esponente del movimento operaio».
Le ragioni di un periodo che non raggiunse gli obiettivi che si era prefissato
«In generale non mi piace parlare di errori in questi casi – trovo troppo facile parlare con il senno del poi. Uno degli errori principali fu probabilmente la mancata riforma da parte del Partito socialdemocratico dell’apparato burocratico, giudiziario e militare nei primissimi mesi di Weimar – questi apparati rimasero largamente intoccati dalla svolta costituzionale, ossia dal passaggio dall’Impero guglielmino a una repubblica parlamentare, rimasero fedeli a quel mondo ideale, valoriale e culturale che faceva riferimento al Kaiser, costituendo una costante spina nel fianco della giovane e instabile repubblica. Potrei dirti che un altro grave errore è stata la sottovalutazione da parte della grande maggioranza delle forze politiche di Hitler… Credo, tuttavia, che compito principale dello storico non sia giudicare, ma capire e spiegare, tentando di mettere a disposizione del lettore tutti quei dati necessari alla comprensione e al farsi una propria idea fondata e da discutere».
Il dibattito sulla Repubblica di Weimar è ancora attuale
«Dal 1945 la percezione di Weimar è notevolmente cambiata. Sullo sfondo della Guerra fredda, nella Germania ovest Weimar era il simbolo del fallimento, del crollo di una democrazia. Negli anni Novanta, sullo sfondo della riunificazione, le storie di Weimar iniziarono invece a sottolineare le sue caratteristiche positive, le sue innovazioni in campo sociale, culturale, giuridico e del costume. Nell’ultima decina di anni, invece, sullo sfondo della crisi del 2008, il dibattito intorno a Weimar è tornato a ripoliticizzarsi. Weimar continua quindi a essere un sismografo, come è stata definita, capace di registrare le incertezze e le inquietudini del presente – e questo tanto in Germania quanto in Italia, dove Weimar torna periodicamente in modo più o meno appropriato nelle parole dei politici italiani».
Cosa spinge uno storico italiano a scrivere un libro dedicato a Weimar
«La Repubblica di Weimar, ossia la prima democrazia tedesca nata sulle ceneri della sconfitta della Germania nel 1918 e caduta sotto i colpi di Hitler nel 1933, è una questione di cui, per ragioni di studio, mi occupo da alcuni anni. Iniziai all’epoca della mia tesi triennale nel 2010 e, da quel momento, non ho mai smesso. I tre anni di dottorato, tanto per dirti, li ho passati a studiare il nazionalbolscevismo nella Repubblica di Weimar, un movimento piuttosto particolare e sintomatico per capire le enormi, telluriche per così dire, tensioni ideologiche del periodo tra i due conflitti mondiali. L’anno scorso ho tenuto inoltre un seminario di dieci lezioni presso la Statale di Milano sulle correnti politiche che agitavano la prima democrazia tedesca. Avevo insomma Weimar in testa da parecchio tempo – eppure, quando Diarkos mi ha proposto di fare un libro, all’inizio ho esitato perché temevo di “annegare”, di perdermi in un argomento così complicato. L’editor che seguiva il progetto ha invece insistito – insieme abbiamo trovato un taglio che desse “forma” al libro, ossia il conflitto ideale e materiale che segnò i tormentati anni della Repubblica di Weimar, e… eccoci qui».
«Ho studiato storia alla Statale di Milano dove, non mi ricordo più nemmeno bene i motivi, iniziai a studiare la Germania del primo Novecento. Un certo ruolo deve aver avuto una gita scolastica a Berlino con la scuola, a diciassette anni – Berlino mi incantò. Mi ripromisi di tornarci a vivere e, quando ne ebbi la possibilità durante il dottorato, ovviamente… andai a vivere a Dresda! D’altronde, lì si trovava un archivio davvero importante per le mie ricerche… Dresda è comunque una città veramente bella, con dei dintorni che meritano davvero, la Svizzera sassone soprattutto, e il mio anno e mezzo passato da quelle parti non è stato affatto brutto, anzi. Poi per svariate ragioni rientrai in Italia e qui rimango – per il momento. In questi anni ho pubblicato diverse cose, alcune che mi piacciono ancora molto, altre che vorrei in parte riscrivere – penso sia normale, ma per fortuna non si può fare: non si può continuare ad arrovellarsi sulle cose fatte. Ho scritto una monografia sul libertario tedesco Rudolf Rocker (Zero in condotta, 2014) e ho curato una raccolta di scritti di quest’ultimo insieme al collega e amico Devis Colombo (Elèuthera, 2018). Mi sono occupato delle Schwarze Scharen (La Fiaccola, 2014), un gruppo antinazista tedesco di inizio anni Trenta di cui tratto anche in questo libro di cui stiamo parlando, e di anarchici tedeschi in diversi articoli per pubblicazioni scientifiche e non. Ho scritto di nazionalbolscevismo weimariano in un volume, pubblicato da Biblion nel 2017, e in un paio di saggi comparsi su riviste storiche. Nel 2020 ho pubblicato anche un libretto sul rossobrunismo (Shake). Le altre mie cose sono poi sparse su bollettini di archivi, pubblicazioni online e riviste… cerco di darmi da fare insomma! In fin dei conti, la scrittura e la lettura mi sembrano ancora tra i modi principali per mettere in comunicazione chi studia certe cose e chi desidera saperne di più di quelle stesse cose».
La Repubblica di Weimar – Lotta di uomini e ideali
di David Bernardini
Edizioni Diarkos
Prezzo: 17,10 €
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