«Io, medico italiano a Berlino, vi racconto l’organizzazione del mio ospedale per i pazienti Covid»

In questo periodo di continue notizie sul Virus Covid 19 che ha cambiato il corso del 2020 le voci discordanti sono molteplici e a quali fonti dare credito diventa sicuramente molto complicato specie se non si ha una visione d’insieme di ciò che avviene all’interno degli ospedali.

Mi chiamo Lisa Cardellini e lavoro all’ospedale St. Joseph Krankenhaus di Berlino, zona Tempelhof (qui un articolo su di me). Sono pediatra, lavoro nel reparto di terapia intensiva neonatale, ma come molti miei colleghi in questi mesi sono stata preparata anche per occuparmi di casi di pazienti adulti colpiti da Covid 19 nel caso in cui ce ne fosse bisogno.

Innanzitutto è importante chiarire che ad oggi non esiste un’unica linea di comportamento dettata dal sistema di sanità tedesco. Ciò significa che ogni ospedale crea delle linee guida specifiche a cui devono sottostare solo i reparti che lo compongono. Questa realtà implica inevitabilmente che da ospedale ad ospedale ci siano discrepanze nel comportamento specifico verso i pazienti Covid e lo svolgimento dei tamponi.

L’attuale situazione nei pronto soccorsi berlinesi (aggiornata a venerdì 30 ottobre 2020)

Iniziamo con una premessa: ad inizio pandemia gli appelli a recarsi in pronto soccorso solo per improrogabili ragioni hanno funzionato. Nel corso dei mesi invece le persone hanno ricominciato ad arrivare anche per problemi non urgenti e che non hanno bisogno di cure mediche ospedaliere.  C’è chi viene per curiosità, chi per ottenere un test,  chi perché vuole farsi fare un check-up. Insomma riuscire in questo caos a capire chi veramente è il paziente critico e dargli sufficienti attenzioni, non sempre è semplice. Ad ogni modo dal momento dell’inizio della pandemia l’ospedale presso cui lavoro ha diviso il Pronto Soccorso in due zone specifiche: un pronto soccorso “COVID” ed un pronto soccorso “NON-COVID”.

Una persona che si reca presso il Pronto Soccorso perché ha il dubbio di aver colto il virus viene subito accolto da personale sanitario. Le viene posto un questionario  di domande binarie:

  • contatto con pazienti positivi a Covid19 negli ultimi 14 giorni
  • Svolgimento di un tampone in una struttura esterna al nostro ospedale di recente
  • Contatto con pazienti con polmonite / sintomi influenzali negli ultimi 14 gg
  • Provenienza / viaggi / transiti in zone a rischio negli ultimi 14 giorni

e, parallelamente, si segue il cosiddetto Triage, ovvero quel metodo di valutazione e selezione immediata usato in medicina per assegnare il grado di priorità del trattamento quando ci sono molti pazienti.  In più viene anche misurata la temperatura.

Se, dopo queste valutazioni, si ritiene che si tratti di un paziente a rischio Covid19, ma lo stato di salute non necessita il ricovero ospedaliero, viene effettuato un tampone e si prega il paziente di attenderne il risultato in quarantena nella propria abitazione. La risposta dei tamponi naso faringei arriva all’incirca nell’arco delle successive 24h. A comunicare l’esito c’è un servizio telefonico. Se il test è negativo, la quarantena è sospesa, se l’infezione da Covid19 viene confermata la quarantena viene proseguita per un totale di 14 giorni.

 

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Come è strutturato il pronto soccorso Covid 19

Tutti coloro che purtroppo non hanno condizioni di salute che gli permettono di rimanere in una situazione ambulatoriale vengono ricoverati, possibilmente in camere singole, con l’obbligo ti portare una mascherina.  Il reparto Covid19 è stato realizzato durante la pandemia per permettere una separazione tra pazienti che necessitano di un supporto ospedaliero, ma non ancora “di terapia intensiva” da tutti coloro che sono in ospedale per altri motivi. Il reparto Covid19 nel nostro ospedale per gli adulti è separato da tutto il resto. Isolato e con ingressi ovviamente indipendenti. I medici e il personale sanitario che se ne occupa è specifico e non svolge attività in altre zone dell’ospedale per evitare ovviamente l’aumento del contagio. Ha circa una ventina di posti letto. Medici, infermieri e personale che si occupa dell’igiene che opera nel reparto porta sempre camice, occhiali di protezione e maschera fpp2.

Le stanze del reparto Covid 19

Gli spazi sono 1 o 2 pazienti e letti per stanza. Avere un’assicurazione privata o un pubblica non fa alcuna differenza. In una situazione come questa non viene presa in considerazione il tipo di assicurazione che hanno i pazienti. In generale finché c’è disponibilità di letti si cerca di mettere pazienti in stanze singole o comunque un paziente per stanza. Chiaramente in momenti di intensi ingressi in ospedale non è possibile avere troppa flessibilità a riguardo.

Quali esami portano alla terapia intensiva e dopo quanto vengono fatti

L’ingresso in terapia intensiva dipende dalle condizioni cliniche del paziente. Per fortuna non tutti i pazienti Covid19 necessitano di essere intubati. Molti però hanno bisogno di terapia di ossigeno e di supporti respiratori. La nostra terapia intensiva per adulti ha un numero totale di 16 letti, ma ovviamente non è adibita completamente a pazienti Covid19. Coloro che entrano in terapia intensiva generalmente sono pazienti che hanno necessità di supporti respiratori, infusioni, catecolamine… insomma supporti specifici che non possono essere somministrati in un reparto normale.

La situazione attuale e la capacità dell’ospedale di gestire i casi

Attualmente confido molto nei piani pandemici che già a marzo sono stati istituiti e organizzati dal Ministero della Salute tedesco. Ci sono posti in terapia intensiva, posti nei reparti di medicina interna e malattie infettive. E’ chiaro che è fondamentale sensibilizzare tutti i cittadini a comportamenti ragionevoli e soprattutto all’attenersi alle regole dettate dal governo. Le recenti chiusure stanno aiutando o aiuteranno nelle prossime settimane a regolamentare gli ingressi in pronto soccorso e abbasseranno il numero dei contagiati. Il sistema sanitario sarà in grado di dare migliori cure a coloro che veramente ne necessitano minimizzando gli sprechi di tempo. Confido nella gestione del governo dei fondi adibiti alla sanità: come in passato non ha mai fatto mancare stanziamenti necessari ad affrontare situazioni al limite.

Il nostro morale

Come team siamo preparati ad affrontare situazioni critiche, la cosa che spaventa più che altro è il crescere dei casi anche tra il personale, confido nel semi-lockdown di novembre per darci una mano a contenere i contagi. Chiaramente noi medici non siamo immuni al virus e se vengono a mancare intensivisti o infettivologi, rianimatori o anestesisti, come anche personale infermieristico…. beh la situazione potrebbe farsi ben più seria.

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