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Collusa con la dittatura brasiliana, ora VW pagherà milioni di € di risarcimento

Volkswagen aveva collaborato con la dittatura sudamericana consegnando alla polizia militare dissidenti politici

Per tutti i 21 anni in cui il Brasile era stato governato dal regime dei Gorillas, Volkswagen do Brasil avrebbe collaborato con la dittatura. La casa automobilistica tedesca aveva spiato i propri dipendenti della fabbrica di São Bernardo do Campo a San Paolo e aveva segnalato al Governo i dissidenti politici. Gli operai sovversivi venivano arrestati dalla polizia militare e, il più delle volte, torturati dal Regime. 35 anni dopo la fine della dittatura, Volkswagen risarcirà gli ex-dipendenti perseguitati con un indennizzo totale di circa 36 milioni di real, circa 5,5 milioni di euro. Secondo quanto riportato da Der Spiegel, 16,8 milioni di real andranno a un’associazione che riunisce ex-dipendenti e familiari, mentre il resto verrà donato a istituzioni che si occupano di diritti umani. Il risarcimento è l’ultimo atto di un’indagine che l’ufficio del Pubblico Ministero brasiliano aveva avviato nel 2015, dopo le denunce di alcuni ex-dipendenti e le ricerche dello storico Christopher Kopper.

Le denunce e le ricerche che hanno portato alla luce la collaborazione tra Volkswagen e la dittatura

«Il servizio di vigilanza aziendale teneva sotto controllo le attività dei dipendenti della società considerati sovversivi e, almeno in sette casi, ne ha facilitato l’arresto» così scriveva Kopper, professore all’università di Bielefeld, nell’indagine da lui condotta e presentata solo in Brasile. La stessa Volkswagen aveva commissionato lo studio a Kopper a seguito di alcune denunce ricevute da ex-dipendenti della fabbrica brasiliana. Quello scoperto dallo storico era raccapricciante. «In base alla corrispondenza con gli archivi di Wolfsburg (dove si trova la sede della società n.d.r.), fino al 1979 è evidente l’accondiscendenza illimitata alle richieste del regime» aveva scritto Kopper. Dopo le scoperte di Kopper la magistratura brasiliana aveva aperto un’indagine. «Ero a lavoro quando due agenti della polizia politica, armati di pistola, mi sono venuti incontro. Mi hanno torto le braccia dietro la schiena e infilato un paio di manette. Ci siamo spostati in un’altra zona, sempre dell’impianto dell’industria e lì sono cominciate le torture. Mi hanno pestato, schiaffeggiato e preso a calci» aveva testimoniato Lucio Bellentani, un attivista comunista operaio presso la Volkswagen. Secondo l’avvocato Rosa Cardoso, almeno 12 dipendenti della sede di Sao Bernardo do Campo furono seviziati, altri licenziati e inseriti nelle liste nere.

Lo stabilimento Volkswagen do Brasil è stato aperto nel 1954

Lo stabilimento conta più di 20.000 dipendenti e fu inaugurato nel 1954. All’interno dello stabilimento è stata affissa una targa per commemorare le vittime del Regime militare che, dal 1964, aveva preso il potere dopo un colpo di Stato. Una dittatura durata fino al 1985, colpevole di orribili crimini tra cui omicidi e torture contro chiunque si opponesse al Regime. L’attuale Presidente del Brasile, il populista e xenofobo Jair Bolsonaro, aveva affermato, nel 2019, che gli eventi del 1964 non erano da vedersi come un colpo di Stato militare ma erano scaturiti dall’unione di civili e militari che, insieme, avevano combattuto per riportare il Paese sulla strada giusta. Bolsonaro voleva organizzare anche una commemorazione per il 55esimo anniversario del colpo di Stato, una folle iniziativa che era stata bloccata dal tribunale. Secondo il giudice Ivani Silva da Luz le celebrazioni non erano compatibili con il «processo di ricostruzione democratica» sancito dalla costituzione del 1988. Una ricostruzione che, con l’elezione di Bolsonaro, ha subito una brusca battuta d’arresto.

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Immagine di copertina: Volkswagen da PixabayLicenza Pixabay