Screenshot da Il Ponte delle Spie (2015)

70 film ambientati a Berlino da vedere assolutamente. Dal 20esimo all’11esimo posto

Una lista di 70 film girati o ambientati a Berlino – Le posizioni  dalla 20esima alla 11esima

Sin dalla nascita della Settima Arte, Berlino è stata una tra le più interessanti location in cui ambientare un film. Nel corso del XX secolo la città ha cambiato più volte le sue vesti, attirando centinaia di cineasti, che vedevano in Berlino il set perfetto per le loro opere. Di seguito abbiamo raccolto una lista dei migliori 70 film girati a Berlino, pellicole che spaziano dai lungometraggi a tematica storica, passando per gli spy-thriller, fino ad arrivare a horror, commedie, drammi e documentari. Si tratta di produzioni internazionali girate a partire dagli anni ’20 del ‘900 fino ad arrivare ai giorni nostri, attraverso le quali possiamo osservare gli epocali cambiamenti che questa città, unica nel suo genere, ha subito nel corso degli anni. Continuiamo con altre 10 pellicole, dalla 20esima fino alla 11esima posizione.

Le pellicole dal 70esimo al 61esimo posto

Le pellicole dal 60esimo al 51esimo posto

Le pellicole dal 50esimo al 41esimo posto

Le pellicole dal 40esimo al 31esimo posto

Le pellicole dal 30esimo al 21esimo posto

Le pellicole dal 10imo al primo posto

20) Il Ponte delle Spie (Bridge of Spies, 2015) di Steven Spielberg con Tom Hanks, Mark Rylance, Amy Ryan

Dopo aver diretto la biografia di Abrahm Lincoln, Spielberg torna a raccontare una storia realmente accaduta, questa volta nel periodo della Guerra Fredda. James Donovan è un avvocato di New York che, nel 1945, aveva partecipato al Processo di Norimberga. Un giorno gli viene affidata la difesa della spia russa Rudolf Abel appena catturato dagli americani. La tensione tra le due superpotenze non accenna a diminuire e il mondo intero vive nel terrore di una guerra atomica. Colleghi e superiori di Donovan gli consigliano di non impegnarsi troppo nella difesa del suo cliente, ma l’avvocato, che nel frattempo ha instaurato un buon rapporto con Abel, non li ascolta. Riesce a evitargli la pena capitale, ma la spia viene comunque condannata a 30 anni di carcere. Pochi anni dopo l’Unione Sovietica comunica agli U.S.A. di aver catturato Francis Gary Powers, pilota di un aereo spia U-2. Verrà liberato solo in cambio della scarcerazione di Abel. Il Governo incarica Donovan di volare a Berlino per effettuare lo scambio dei prigionieri. Il Ponte delle Spie (dove è stata girata la scena dello scambio) altro non è che il ponte di Glienicke così chiamato per aver fatto da sfondo a numerosi scambi di prigionieri tra le due Superpotenze. Il ponte collega Potsdam a Berlino e, negli anni della Guerra Fredda, era attraversato a metà dal confine tra Berlino Ovest e la DDR. Altre scene sono state girate all’ex aeroporto di Tempelhof e allo Studio Babelsberg di Potsdam. Ad assistere alle riprese sul ponte di Glienicke, chiuso al traffico per l’occasione, vi era anche Angela Merkel. Il Ponte delle Spie ottenne un grande successo di pubblico e critica e venne nominato a 6 Premi Oscar, assegnando la statuetta per Miglior Attore non Protagonista a Mark Rylance.

19) Grand Hotel (1932) di Edmund Goulding con Greta Garbo, John Barrymore, Joan Crawford

Un cast di altissimo livello che riunisce tutte le punte di diamante della MGM dell’epoca. Un film simbolo della Hollywood che fu, tratto dal romanzo Menschen im Hotel di Vicki Baum. Siamo nel 1932, al tramonto della Repubblica di Weimar, e in un lussuoso hotel di Berlino si intrecciano le storie di vari personaggi. La divina Greta Garbo interpreta Madame Grusinskaya, una ballerina russa la cui carriera è ormai arrivata al capolinea. Quest’ultima si innamora di un altro ospite dell’hotel, il barone decaduto Felix von Geigern, che si rivelerà essere un ladro per far fronte ai debiti contratti con gli strozzini. Ospite dell’hotel è anche il ricco e volgare industriale tedesco Preysing, a Berlino per firmare un accordo e salvare la sua azienda sull’orlo del fallimento. Con lui la segretaria Flaemmchen, vittima delle pressanti attenzioni di Preysing, e il contabile Kringelein che scopre di avere pochi mesi di vita. Uno dei meriti di Grand Hotel è stato sicuramente quello di aver creato una storia agrodolce, un amalgama perfetto tra commedia e tragedia, un melodramma sorretto da un cast eccezionale con la Crawford e la Garbo in stato di grazia, che più di una volta rubano la scena ai loro colleghi. Nonostante il film sia interamente girato in interni, Goulding riesce a offrirci un affresco perfetto del clima di incertezza che si stava respirando nella Germania dell’epoca. Gli esiti tragici delle vicende narrate presagiscono il definitivo tramonto dell’epoca d’oro della Repubblica di Weimar, con il suo lusso sfarzoso e la sfrenata vita mondana, che, di lì a pochi mesi, verrà spazzata via dall’ascesa al potere di Hitler. Grand Hotel venne presentato alla prima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nel 1932 e vinse l’Oscar come Miglior Film.

18) La terza generazione (Die dritte Generation, 1979) di Rainer Werner Fassbinder con Harry Baer, Hark Bohm, Udo Kier

Nella Berlino Ovest del 1978 un gruppo di terroristi anarchici semina il panico per la città. Il gruppo decide di rapire l’industriale Peter Lurz, ideatore di un congegno capace di scovare gli eversori politici. Ma quello che i terroristi non sanno è che Lurz, in segreto, finanzia le attività del gruppo, proprio per spingere la polizia ad acquistare il suo congegno. Fassbinder si ispira alle azioni della Rote Armee Fraktion senza rinunciare al suo stile provocatorio che qui sfiora il grottesco. Il film è diviso in 6 parti, introdotte da cartelli appesi nei bagni di vari locali di Berlino Ovest. Oltre alla trama principale, Fassbinder racconta in parallelo le vite degli anarchici, attraverso le quali vengono a galla le problematiche sociali che caratterizzavano la vita a Berlino Ovest, non poi così democratica e libera rispetto all’Est. Fassbinder stesso aveva dichiarato che «diversamente da quasi tutte le democrazie occidentali, sembra che nella Repubblica Federale Tedesca ci sia un’arcana e segreta congiura d’interessi».

17) Così lontano, così vicino (In weiter Ferne, so nah!, 1993) di Wim Wenders con Bruno Ganz, Solveig Dommartin, Otto Sander, Peter Falk

Sequel del capolavoro Il cielo sopra Berlino (Der Himmel über Berlin) diretto da Wenders nel 1987. Se il primo capitolo vedeva ancora Berlino divisa dal Muro, nel secondo la città è finalmente riunita. Ritroviamo Damiel che, dopo aver rinunciato alla sua condizione angelica, si è fatto una famiglia. Cassiel continua invece ad osservare gli uomini, ma anche in lui cresce il desiderio di diventare mortale. L’occasione si presenterà nel momento in cui deve salvare la vita di una bambina. Diventato umano incontra Emit Flesti, personificazione del Tempo, contrario alla sua esistenza terrena, che lo ingannerà e lo trascinerà in un baratro di vizi. Durante il peregrinare da uomo Cassiel incontrerà, oltre al suo vecchio compagno Damiel, nuovi personaggi tra cui Michail Gorbacev e Lou Reed. Dopo essere morto in una sparatoria, Cassiel rinasce di nuovo come angelo, prendendo consapevolezza che solo in questa forma potrà aiutare gli esseri umani. Come in Il cielo sopra Berlino, anche in Così lontano, così vicino Wenders usa Berlino come set, con riprese ad Alexander Platz, Mitte e Tiergarten. Molto interessante è vedere il cambiamento di Potsdaemer Platz tra il primo e il secondo film. Ne Il cielo sopra Berlino la piazza era ancora una immensa striscia di terra vuota tra le due parti del Muro, una no man’s land in cui vagava il vecchio Homer alla ricerca del ricordo della ‘sua’ Potsdamer Platz, quella caotica e piena di vita prima della tragedia della guerra. In Così lontano, così vicino, dopo la caduta del Muro, la piazza ricomincia a riprendere vita, l’inizio della rinascita di uno dei simboli di Berlino e della città stessa. Favolosa la colonna sonora con brani originali di Nick Cave, Lou Reed, Laurie Anderson, Johnny Cash e U2. La band irlandese compone il tema principale Stay (Faraway so Close!), uno dei capolavori degli U2 negli anni ’90, il cui video è diretto dallo stesso Wenders e ambientato a Berlino. Qui gli U2 sono essi stessi angeli che proteggono giovani musicisti, con una scena in cui Bono canta in cima alla Colonna della Vittoria, proprio come gli angeli del film di Wenders.

16) Scandalo internazionale (A Foreign Affair, 1948) di Billy Wilder con Marlene Dietrich, Jean Arthur, John Lund

Dopo essere scappato negli Stati Uniti nel 1933, Billy Wilder ritorna per la prima volta a Berlino per girare Scandalo internazionale. La deputata repubblicana Phoebe Frost, insieme ad altri membri del Congresso, arriva a Berlino Ovest per accertare l’integrità morale delle truppe americane di stanza nella città tedesca. La deputata viene accolta dal capitano John Pringle e rimane subito sconvolta dall’eccessiva fraternizzazione tra i soldati statunitensi e le donne tedesche. Insieme a due soldati finisce per caso al Lorelei, un locale in cui si esibisce la cantante Erika von Schlütow la quale ha un passato come amante di ufficiali nazisti ed è riuscita a evitare il processo perchè protetta da un misterioso ufficiale americano, che si rivelerà essere proprio Pringle. La Frost comincerà a indagare sulla von Schlütow aiutata proprio da Pringle del quale non sospetta nulla. Come in Germania anno zero di Rossellini, girato l’anno prima, Wilder sceglie di girare la pellicola tra le macerie della Berlino Est del dopoguerra. Se Rossellini, attraverso il suo occhio neorealista, racconta una situazione tragica, Wilder decide di affidarsi al registro della commedia degli equivoci, canzonando la presupposta superiorità morale degli americani.

15) La Banda Baader Meinhof (Der Baader Meinhof Komplex, 2008) di Uli Edel con Martina Gedeck, Moritz Bleibtreu, Johanna Wokalek, Bruno Ganz

La pellicola racconta la nascita e l’attività della Rote Armee Fraktion (R.O.T.), un gruppo terroristico di estrema sinistra conosciuto anche con il nome di banda Baader Meinhof dal nome dei due fondatori, Andreas Baader e Ulrike Meinhof. Dal 1970, anno della sua fondazione, la R.O.T. intraprende una sanguinosa lotta armata, organizzando attentati terroristici a Berlino Ovest e in tutta la Germania e rapinando svariate banche, giustificando le azioni come una lotta necessaria contro quello che era definito uno Stato fascista. Nonostante la violenza delle loro azioni la Banda fu appoggiata da parte dell’opinione pubblica. Nel 1972 Baader e la Meinhof vennero arrestati ma le azioni della R.O.T. continuarono. La Meinhof venne trovata impiccata nella sua cella nel 1976, l’inchiesta sulla sua morte venne archiviata come suicidio. Baader, invece, venne trovato morto nella sua cella il 18 ottobre 1977 con lesioni da arma da fuoco. Dopo aver raccontato la Berlino anni ’80 attraverso gli occhi di un gruppo di tossicodipendenti berlinesi in Christiane F. – Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino (Christiane F. – Wir Kinder vom Bahnhof Zoo, 1981) e dopo una serie di (discutibili) pellicole girate in U.S.A. con La Banda Baader Meinhof Uli Edel ritrova finalmente l’ispirazione e torna a girare un film ambientato nella capitale tedesca. Presentato al Festival Internazionale del Film di Roma nel 2009 la pellicola ottenne le nomination come Miglior Film Straniero ai Golden Globe e ai Premi Oscar.

14) Generazione ’45 (Jahrgang ’45, 1966) di Jürgen Böttcher con Monika Hildebrand, Rolf Römer, Paul Eichbaum

La pellicola è ambienta nel quartiere di Berlino Est di Prenzlauer Berg nell’estate del 1965. È qui che si consuma la crisi matrimoniale tra il meccanico Alfred e l’infermiera pediatrica Lisa. Alfred, dopo essersi trasferito dalla madre, comincia a frequentare una sua ex-fidanzata, mantenendo comunque i rapporti con Lisa e pensando che, forse, il suo matrimonio non è finito. In un primo momento Generazione ’45 ottenne l’approvazione dalla censura della DDR, salvo poi essere bloccato a riprese quasi terminate, colpevole, secondo i censori del Regime, di ‘glorificare gli emarginati’. L’intento del regista, stando alle sue parole, era quello di realizzare un film narrativo «veramente autentico, sviluppato dalla realtà immediata, che non si sottraeva alle difficoltà quotidiane», per farlo venne fortemente influenzato dalla poetica e dalle tecniche del neorealismo italiano. Generazione ’45 venne completato nel 1990 usando i negativi originali e presentato alla 40esima edizione della Berlinale, per poi essere distribuito in tutta la Germania. La pellicola rimane una preziosa testimonianza della ‘vera’ vita a Berlino Est.

13) La leggenda di Paul e Paula (Die Legende von Paul und Paula, 1973) di Heiner Karow con Angelica Dömrose, Winfried Glatzeder, Heidemarie Wenzel

La pellicola, ambientata a Berlino Est, racconta l’incontro tra Paul, diplomatico in carriera intrappolato in un matrimonio infelice, e Paula, cassiera in un supermercato con due figli. I due si innamorano, ma Paul ha paura che la relazione comprometta la sua carriera. Tutto cambia quando uno dei due figli di Paula muore, facendo capire all’uomo che, forse, l’amore per la donna è più importante del suo lavoro. La leggenda di Paul e Paula era stato prodotto dalla DEFA, la casa di produzione cinematografica pubblica della DDR e, alla sua uscita nelle sale, aveva riscosso un enorme successo. Una delle scene più importanti e drammatiche del film è stata girata sulla riva del lago Rummelsberg, a pochi chilometri da Berlino. Nel 1998, la stessa location, è stata ribattezzata Paul und Paula Ufer (Riva di Paul e Paula) in omaggio al film. La leggenda di Paul e Paula è uno dei film preferiti della Cancelliera Angela Merkel, tanto che, nel 2013, venne invitata a introdurre la pellicola in una serata evento organizzata dalla DFFB, l’Accademia di cinema e televisione della Germania.

12) Uno, due, tre (One, two, three, 1961) di Billy Wilder con James Cagney, Pamela Tiffin, Arlene Francis, Horst Buchholz

Billy Wilder, austriaco di origine ebraica, passò molti anni della sua giovinezza a Berlino. Nel 1933 fu costretto a emigrare negli U.S.A dopo l’avvento al potere di Hitler. Già durante la sua permanenza in Germania scrisse numerose sceneggiature, tra cui quella per Uomini della domenica (Menschen am Sonntag, 1930). Ma è negli U.S.A. che divenne uno dei più influenti registi della storia del cinema, girando pellicole del calibro di Viale del tramonto (Sunset Blvd., 1950), Quando la moglie è in vacanza (The Seven Year Itch, 1955) o A qualcuno piace caldo (Some Like it Hot, 1959). Nel 1961 ritorna a dirigere un film a Berlino, dopo aver ambientato qui Scandalo internazionale (A Foreign Affair, 1948). Uno, due, tre narra di C.R. McNamara (un James Cagney in stato di grazia), dirigente dello stabilimento della produzione di Coca Cola a Berlino Ovest. Il suo principale obiettivo è quello di esportare l’americanissima bibita anche nell’Unione Sovietica. Nel frattempo dovrà anche aiutare il suo capo a sbarazzarsi del marito comunista della giovane figlia, sposatisi in segreto a Berlino Est. La storia raccontata serve a Wilder come pretesto per imbastire una feroce, arguta e divertente critica contro il sistema economico americano, basato quasi esclusivamente sul capitalismo. «L’unica nobiltà che si conosca in America sono i re dei diamanti, i re del vizio e i conti in banca» afferma McNamara in una scena del film. Ma Wilder non lesina critiche anche al regime comunista. Agli occhi del regista, infatti, sia il modello americano che quello sovietico, con la loro ottusa contrapposizione, stavano trascinando il mondo in un nuovo baratro. Il film fu quasi interamente girato a Berlino, ma la Porta di Brandeburgo fu ricostruita in uno studio a Monaco di Baviera. Il motivo? La troupe si trovò proprio in mezzo al cantiere per la costruzione del Muro, rendendo impossibili le riprese. All’epoca il film non ottenne successo, soprattutto in Germania, poichè, come ricordava Wilder nel libro Billy Wilder – Un viennese a Hollywood, «nessuno aveva voglia di ridere di una commedia sui rapporti tra Est e Ovest ambientata a Berlino, mentre altri berlinesi rischiavano la vita saltando dalle finestre oltre il muro». Nel 1986 Uno, due, tre, riproposto nei cinema tedeschi, ottenne invece il meritato successo.

11) Oh Boy (2012) di Jan Ole Gerster con Tom Schilling, Katharina Schüttler, Justus von Dohnànyi

Ottima opera prima da regista per Jan Ole Gerster, girata interamente in bianco e nero. Gerster segue per una giornata il giovane berlinese Niko, incarnazione di una generazione apatica, incerta e con poche prospettive. Il regista mischia temi ed espedienti narrativi cari alla Nouvelle Vague francese con atmosfere che ricordano il Jarmush di Coffee & Cigarettes. La pessima giornata di Niko si apre a casa della sua ragazza con l’unico, fortissimo, desiderio di bere un caffè, un leitmotiv al centro di tutta la pellicola. Scopriamo che Niko ha lasciato l’università e che il padre gli ha appena comunicato di non volerlo più mantenere. Cerca di prelevare dei soldi per prendersi finalmente il caffè, ma il bancomat si mangia la carta. Sale in metro senza biglietto e i controllori lo multano. Durante il suo sfortunato peregrinare incontra il suo amico Matze, con il quale vaga per le strade di Berlino alla disperata ricerca di un caffè. Ambientato per le strade della città durante il film possiamo riconoscere la Kunsthaus Tacheles in Oranienburgstraße, il White Trash Fast Food, storico locale che sorgeva sulla Schönhauser Allee, la stazione di Eberswalder e il King Size Bar di Friedrichstraße.

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Immagine di copertina: Screenshot da Il Ponte delle Spie (2015)