Carola Rackete fermata dalla polizia a corteo contro il disboscamento di foresta secolare
L’ex capitana della Sea Watch 3 torna a far discutere e questa volta l’arresto è avvenuto in Germania, mentre protestava nella foresta di Dannenröder insieme a un gruppo di attivisti.
Diciotto mesi fa, Carola Rackete è stata salutata come la piccola eroina dei rifugiati dopo aver dato soccorso a decine di migranti nel porto di Lampedusa, sfidando i politici italiani e le autorità locali. pochi giorni fa, nella foresta di Dannenröder, l’attivista tedesca ha scambiato quello che era il suo cappello da capitano con un impermeabile giallo nel tentativo di impedire l’abbattimento di querce centenarie minacciate dal progetto per la costruzione di un tratto autostradale, venendo poi arrestata. «Qui la società civile ora dice basta! In Germania ci sono centinaia di progetti di costruzione di strade. È insensato nel contesto di crisi climatica», ha dichiarato.
Today I was evicted from the forest occupation in Dannenröder Wald, Germany.
Why is civil disobedience necessary to make our governments act on env crises, why do we as Global North citizens hold responsibility & why should everyone use their opportunity to protest? #Dannibleibt pic.twitter.com/JoEuT7bEiP— Carola Rackete (@CaroRackete) November 12, 2020
La Sea Watch 3 e lo scontro con le istituzioni italiane
Carola Rackete è stata al centro della cronaca internazionale nel 2019. Ha infatti trascorso tre giorni in prigione dopo aver fatto sbarcare 43 migranti a Lampedusa, violando il blocco posto dall’ex Ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini. Dal 2016 ha partecipato a diverse missioni per Sea Watch, ma da un anno e mezzo non assume il comando di una nave umanitaria, ironizzando sul fatto che «l’Unione europea ha imparato molto dalla mia incarcerazione l’anno scorso e che anche se lo volesse non sarebbe possibile per problemi tecnici». Nonostante Matteo Salvini l’abbia definita una “criminale”, la trentaduenne è stata soprannominata “Capitan Europa” dai media tedeschi e lodata per aver difeso i diritti dei migranti.
La protesta di Dannenröder
Al centro della Germania, precisamente a Dannenröder, si estende per 1000 ettari una foresta con, al suo interno, faggi e querce di oltre tre secoli. Ed è proprio qui che, dalla fine di settembre, va avanti una protesta per denunciare ed impedire il disboscamento forestale per la realizzazione di un tratto autostradale. Secondo i manifestanti, accampati da mesi in fragili tende, è impensabile dare il via ad un progetto simile in un momento storico in cui la crisi climatica è all’ordine del giorno. «Abbiamo bisogno di una moratoria su tutti i progetti infrastrutturali se vogliamo avere qualche speranza di raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima e affrontare la ‘drammatica’ crisi climatica», denuncia ancora a gran la giovane militante. Il Governo tedesco sostiene, d’altra parte, che gli accordi ormai sono stati presi. Pochi giorni fa, l’intervento della polizia dell’Assia ha trasformato la protesta in scontro, portando all’arresto di numerosi manifestanti, tra cui Carola Rackete. Prima di essere portata via, in un video pubblicato su Twitter divenuto virale, l’attivista tedesca denuncia i motivi per cui, secondo lei, «la disobbedienza civile è necessaria per fare in modo che i nostri Governi agiscano in caso di crisi ambientale». Ha poi continuato, sostenendo la necessità per tutti coloro che supportano silenziosamente il loro operato, di unirsi attivamente alla resistenza, affermando: «Non possiamo rimanere a casa e sperare che gli altri facciano il lavoro sporco per noi».
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Immagine di copertina: proteste nella foresta di Dannenröder ©Leonhard Lenz da Wikimedia – Pubblico Dominio