La Sea Watch di Carola Rackete vince l’Appello e tornerà in mare. Salvini fa la vittima

Palermo dà ragione alla “capitana” e autorizza la Sea Watch 3 a riprendere le sue operazioni

La Sea Watch 3 tornerà in mare. Lo ha annunciato con un tweet lo scorso 19 dicembre la stessa ONG rendendo pubblica la vittoria nell’appello presentato al Tribunale Civile di Palermo. «Dopo più di cinque mesi bloccati in porto a Licata, ci stiamo preparando per tornare in mare. La giustizia trionfa sull'(ex) decreto sicurezza» La nave è stata sequestrata dalla procura per ben 5 mesi nel porto di Licata, provincia di Agrigento. Come spiegato dagli avvocati della Sea Watch: «La legge prevede che il proprietario del bene sequestrato possa fare opposizione all’autorità competente, che in questo caso è la prefettura di Agrigento. Se la prefettura non rigetta l’opposizione entro il termine di dieci giorni, la norma prevede che la misura del sequestro cessi i propri effetti».

Breve riepilogo sulla vicenda

Il Tribunale Civile di Palermo ha disposto giovedì 19 dicembre il dissequestro della nave olandese della Ong tedesca Sea Watch 3, dopo che era stata trattenuta per 5 mesi nel porto di Licata per aver violato l’ingresso in acque territoriali italiane lo scorso 26 giugno. La nave capitanata dalla giovane attivista tedesca Carola Rackete aveva soccorso 53 migranti il 12 giugno e dopo due settimane di navigazione, nonostante la minaccia di varie sanzioni, era entrata in acque territoriali italiane forzando il blocco militare e attraccando a Lampedusa. A quel punto l’imbarcazione era stata sottoposta a sequestro dal tribunale di Agrigento e Carola Rackete arrestata. In seguito il Gip non convalidò l’arresto e dispose dissequestro della Sea Watch 3 che però, fino a qualche giorno fa, per l’appunto, è stata ulteriormente  trattenuta per violazione del decreto sicurezza bis entrato in vigore pochi giorni precedenti allo sbarco nel porto di Lampedusa.

Il commento di Salvini su Facebook

L’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini ha pubblicato su Facebook il 20 dicembre il suo disappunto riguardo al  processo per la vicenda. “Mi sembra un’assurdità e una vergogna, credo che di questo si rendano conto milioni di italiani. Per la mia coerenza rischio un processo, ma non rischio di perdere la dignità!” Per Alessandra Vella, il giudice per le indagini preliminari di Agrigento, la capitana aveva il dovere di salvare i migranti. Non sono dello stesso avviso i pubblici ministeri. La prima udienza del ricorso in Cassazione  si terrà il prossimo 20 gennaio.

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Picture: screenshot da youtube