Se l’Occidente diventa una fortezza di morte con l’aria condizionata, invece di progettare il mondo che verrà

Un giovane padre salvadoregno, Oscar Alberto, e la sua bimba di due anni, Valeria, muoiono annegati nel Rio Grande mentre tentano di attraversare il confine tra Messico e Stati Uniti, sbarrato dal muro.

Il corpo di un giovane uomo, l’ennesimo, viene recuperato a 25 miglia dalle coste agrigentine. 42 persone (ora 40: due migranti sono stati fatti scendere dalla Sea Watch per un’urgenza medica) sono tenute in ostaggio all’ingresso del porto di Lampedusa, dopo due settimane di via crucis nelle acque del Mediterraneo.

L’emergenza climatica e i flussi migratori

L’Occidente è sempre più asserragliato nella sua fortezza di privilegio, rimozione e morte. Ma anche di condizionatori sparati a palla, perché a Parigi, Berlino, Milano le temperature sfiorano o addirittura superano i 40°, mentre in India un’ondata di caldo violentissima, con temperature sopra i 50°, nei giorni scorsi ha causato siccità, vittime ed evacuazioni di villaggi. È stupefacente come, in un mix di calcolo politico e incoscienza, le classi dirigenti occidentali riescano a evitare ogni dibattito partecipato o processo decisionale serio sull’inevitabile conflagrazione tra emergenza climatica e questione migratoria, due problemi già gravissimi se presi separatamente, ma potenzialmente devastanti nei loro effetti combinati.

L’oceano e il filo spinato

Intanto, mentre quella torma di bot rabbiosi in cui si è trasformata la nostra società ringhia contro le Ong «pagate da Soros» e contro Carola Rackete (da oggi formalmente iscritta nel registro degli indagati dalla procura di Agrigento), l’Onu avverte che entro il 2030 il surriscaldamento globale potrebbe ridurre in povertà altri 120 milioni di persone. «Le nazioni in via di sviluppo», si prevede inoltre nel rapporto Onu, «soffriranno almeno il 75% dei costi dei cambiamenti climatici, nonostante il fatto che la metà più povera della popolazione mondiale generi solo il 10% delle emissioni di CO2». Basterebbe saper fare (o voler fare) due più due per dedurre come, nel giro di pochi anni, i flussi migratori attuali impallidiranno di fronte agli esodi biblici venturi. E invece cosa fanno questi trafficanti di paura e di sofferenza umana, questi funzionari della morte che governano i nostri paesi? Fingono di fermare l’oceano con il loro patetico filo spinato e attuano una negazione patologica del disastro climatico-ambientale, quando invece sarebbe improcrastinabile provare a comprendere tutti insieme come salvare la nostra specie e la nostra humanitas, entrambe a rischio, in un mondo che abbiamo condotto sull’orlo del collasso.

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Foto di copertina © Austin Distel Ninno JackJr on Unsplash – CC0 1.0