Adidas e H&M non vogliono più pagare i loro affitti in Germania

Adidas e H&M annunciano di voler sospendere il pagamento degli affitti dei loro negozi in Germania. In base alle attuali misure di contenimento del Coronavirus, i negozi si trovano temporaneamente chiusi

Scattata la polemica dopo l’annuncio dei noti brand d’abbigliamento Adidas e H&M di voler sospendere il pagamento dell’affitto nei loro negozi a Berlino. Per frenare la diffusione del COVID-19, il governo tedesco ha  adottato una serie di misure preventive, invitando anche le aziende citate a chiudere i negozi. Il marchio sportivo Adidas e il colosso svedese H&M stanno interrompendo i pagamenti degli affitti in seguito all’applicazione di una nuova legge federale. Questa prevede un pacchetto di salvataggio destinato a mitigare l’impatto finanziario causato dallo stato di pandemia. Le recenti misure includono anche una disposizione che sostiene temporaneamente gli inquilini dal rischio di venire espulsi dalle loro abitazioni o attività commerciali in caso di difficoltà economiche legate all’emergenza Coronavirus. La legge in questione tutela in particolare i piccoli esercizi. Tuttavia, anche le grandi catene possono trarne vantaggio. «È vero che Adidas, come molte altre aziende, ha temporaneamente sospeso il pagamento dell’affitto nei negozi chiusi», ha dichiarato venerdì il portavoce dell’azienda, Jan Runau, confermando una segnalazione del quotidiano tedesco Bild. Dopo un utile netto che rasenta i due miliardi di euro nel 2019, quest’anno Adidas vede delle perdite consistenti in Cina e, in generale, dove si adottano le procedure di chiusura dei negozi. Due giorni dopo la dichiarazione di Adidas, anche H&M ha adottato la stessa linea. La catena svedese conta circa 460 negozi chiusi in tutta la Germania.

L’approccio unilaterale delle note catene è stato oggetto di critiche

Kai Warnecke, a capo dell’Associazione immobiliare Haus & Grund Germania, ha avvertito che la nuova politica di Adidas sugli affitti non dovrebbe costituire un precedente. «Se così fosse, sarebbe la fine del mercato immobiliare», ha sottolineato. Tuttavia, secondo i media tedeschi anche alcune catene di elettronica come Saturn e MediaMarkt avrebbero pianificato l’interruzione temporanea dei pagamenti degli affitti. Ad esprimersi sul caso è stato anche il ministro della Giustizia Christine Lambrecht che ha dichiarato: «È indecente e inaccettabile che le società finanziariamente forti smettano di pagare gli affitti». Lambrecht ha sottolineato che le misure di aiuto adottate dal Bundestag e dagli stati regionali non esonerano comunque gli inquilini dal pagare l’affitto. Ad intervenire è stato anche Olaf Scholz, Ministro delle Finanze: «È irritante quando le grandi aziende annunciano semplicemente una sospensione del pagamento dell’affitto», ha dichiarato a Bild. «Ora è il momento di lavorare insieme». Mentre altre catene valutano la scelta di Adidas e H&M, dalla politica e dal settore immobiliare emerge la volontà di esortare inquilini e proprietari a collaborare per trovare la migliore soluzione data la situazione attuale.

Coronavirus in Germania: piccoli segnali di ottimismo nella lotta al COVID-19 secondo il bollettino di lunedì

Terzo giorno consecutivo di rallentamento nel diffondersi dell’epidemia in Germania, almeno ufficialmente. Sono “solo”4450 i nuovi casi. Giovedì erano stati 6615, venerdì  6933 (picco finora), sabato 6824, domenica 4740 e lunedì, come detto, ancora meno. Guardando al calo di domenica si poteva pensare ad un effetto weekend (ospedali fanno meno tamponi), ma i dati nazionali di lunedì sembrano invece suggerire che forse si è entrati in un’altra fase della diffusione del virus. I prossimi giorni saranno fondamentali per capirlo. Certo è che le due settimane di limitazioni alla vita pubblica imposte in tutto il Paese forse stanno dando i propri frutti. I decessi totali sono arrivati a 645, di cui 104 solo ieri, secondo peggior dato di sempre in sole 24 ore (domenica erano stati 108).  I dati sono raccolti dalla Johns Hopkins University.

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Immagine di copertina: © CC0 – Pixabay