A Berlino si prepara un referendum per vietare le auto in tutto il centro

Alcuni attivisti Berlinesi stanno per lanciare una campagna per ridurre il traffico di due terzi nel cuore della capitale tedesca

Gli attivisti, che sostengono il piano chiamato Berlin-Autofrei, affermano che la riduzione del traffico di 2/3 nel cuore di Berlino, migliorerebbe la qualità della vita, la sicurezza stradale, e aiuterebbe la Germania a raggiungere i suoi obbiettivi climatici. Inoltre la riduzione del traffico libererebbe grandi quantità di spazio nel centro città, uno spazio che potrebbe essere sfruttato.

Il gruppo, che non è affiliato a nessun partito politico, vuole raccogliere 20.000 firme entro l’anno prossimo per costringere i legislatori regionali a discutere l’idea. Se l’Assemblea di Stato di Berlino non sostiene il piano, gli attivisti affermano che proveranno a raccogliere altre 170.000 firme per un referendum, che potrebbe aver luogo nel 2023.

Diverse altre città europee, negli anni, hanno già preso dei piccoli provvedimenti per ridurre le emissioni, tassando i veicoli altamente inquinanti o dichiarando “giorni senza auto”. Ovviamente non sarà facile in Germania, che è sede di alcune delle più grandi aziende automobilistiche al mondo, la questione ha generato e  genererà molti dibattiti in questi anni in ambito politico ed economico.

L’importanza dell’industria automobilistica e la crisi degli ultimi anni.

L’industria automobilistica è un business trainante per l’economia tedesca da decenni. Dà lavoro a oltre 800.000 persone e si può fregiare di alcuni fra i marchi più prestigiosi sul mercato.

Nel 2019, la produzione di auto in Germania ha fatto un passo indietro ed è scesa ai livelli più bassi da quasi un quarto di secolo. Le case automobilistiche come Volkswagen, BMW e Daimler hanno infatti prodotto 4,66 milioni di veicoli, il numero più basso dal 1996. Lo ha reso noto la federazione dell’industria automobilistica VDA, evidenziando un calo del 9%, risultato della contrazione della domanda sui mercati internazionali. Nel 2019, poi, sono state esportate quasi 3,5 milioni di auto tedesche, una flessione del 13% rispetto al 2018.  Il motivo del drastico calo sono le preoccupazioni sull’inquinamento (intensificate dallo scandalo sulle emissioni diesel della Volkswagen scoppiato nel 2015 ed ancora attuale), i conflitti commerciali legati alla guerra dei dazi e il rallentamento dell’economia globale. Tutti aspetti che hanno pesato molto sulla domanda estera di nuovi veicoli. Infine, le conseguenze colpiscono anche la forza lavoro, in quanto una produzione di veicoli ecologici richiede meno manodopera, mettendo così a rischio 800mila posti nel settore.

Intanto a Berlino il business delle biciclette è in aumento

Per molti berlinesi spostarsi in bici è sinonimo di libertà e comodità, in una città dove il traffico è d’intralcio e stressante. Doppiamente conveniente perchè, così, si riducono assembramenti all’interno dei mezzi pubblici.

Ma nonostante l’emergenza sanitaria, e climatica, il Goethe Istitut afferma che  il 50% dei tragitti percorsi in macchina a Berlino non supera i 5 km, una distanza più che fattibile in bicicletta.

Le aziende di bike sharing si sono fatte prendere dall’entusiasmo negli ultimi anni. Dall’inizio del 2018 sono state offerte 16.000 bici a noleggio da 6 diversi operatori, e negli anni a seguire il numero è aumentato. Ciononostante, lo spazio per spostarsi in bicicletta non è ancora ottimale, le piste ciclabili sono ancora troppo poche, troppo piccole, troppo poco visibili e spesso usate come parcheggi, inoltre nel 2017 sulle strade cittadine sono morti 9 ciclisti e nel 2016 addirittura 17, senza contare le centinaia di feriti gravi che si registrano ogni anno.

 

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Immagine di copertina: Traffico notte Berlino Foto di FelixMittermeier da Pixabay