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80 anni dopo i pogrom, a Berlino rinasce la moda dei grandi marchi ebraici

Anche Berlino era una della città della moda. Cosa è cambiato?

Non serve andare così indietro nel tempo. Poco meno di cent’anni fa, Berlino era una delle capitali della moda di lusso in Europa, e negli anni tra la Prima e la Seconda guerra mondiale teneva testa a Parigi e a Londra per qualità di tessuti, raffinatezza sartoriale e bellezza. Cos’è cambiato? Perché quando si parla di moda e gusto tedeschi, al giorno d’oggi vengono solo in mente luoghi comuni piuttosto divertenti, come l’abbinamento discutibilissimo di calzini bianchi e sandali? La risposta è rintracciabile nella storia del Paese, e ancora una volta le motivazioni sono legate alle vicende accadute durante la Seconda Guerra Mondiale. La moda tedesca, infatti, era gestita per lo più da famiglie ebree, che con la Seconda Guerra Mondiale furono eliminate dal nazismo. Ad oggi qualcuno sta cercando di portare alla luce questa realtà storica e di recuperare il lusso tedesco.

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«Nella Berlino del 1933 c’erano circa 2.700 aziende di moda di prima qualità, nel 1939 erano meno di 150»

I giornali di un tempo mostrano capi di lusso indossati da importanti personalità tedesche, ma che ad oggi sono sconosciuti alla maggior parte. Sembra inverosimile che nei primi anni del ‘900 la moda era uno dei settori di maggior peso in Germania: esportava nei Paesi Bassi, in Regno Unito, negli Stati Uniti e in Brasile. Tutta la gestione era in mano a famiglie ebree. «Nella Berlino del 1933 c’erano circa 2.700 aziende di moda di prima qualità, nel 1939 erano meno di 150», ha spiegato Uwe Westphal, autore di Fashion Metropolis Berlin, che informa sul percorso storico dell’industria della moda in Germania. Oggi Berlino è l’unica delle grandi capitali europee che non ha una propria settimana della moda e marchi di abbigliamento di importanza internazionale (tenete presente che i pochi che ci sono hanno successo soprattutto all’estero, come Hugo Boss a New York e Jil Sander a Milano). Lo stilista tedesco più geniale di tutti, Karl Lagerfeld, è stato adottato da Chanel.

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Our founder Valentin Manheimer‘s daughter Helene had 10 children with her husband Heinrich, whose surname happened to be Valentin, like her father‘s first name. The little boy in a sailor suit in the centre of this family portrait from 1896 is Bruno Valentin, grandfather of @andreasvalentin, our man in Rio. Now obviously you don’t have to know about any of this to decide on the purchase of a #manheimersuit – but we need to know about this brand’s history in order to make it come to life again, and we find it so interesting that we’d just like to share some glimpses of the past with you along the way. #manheimerberlin #brandhistory #manheimerfamily #manheimerhistory #berlinhistory

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Jandorf Holding e la riscoperta della moda tedesca: 32 aziende sono già state rivalorizzate

Delle aziende delle famiglie ebree che gestivano l’industria del lusso, scomparse durante il regime, e del contributo che diedero alla moda, non c’è traccia nei libri e nei documentari. Sia perché se n’era persa la memoria, sia perché la moda, contrariamente a scienza, arte e letteratura, non è documentata in modo così chiaro ed è presa diversamente in considerazione. Il lavoro di recupero è però già cominciato dall’inizio degli anni Novanta. In particolare un gruppo d’investimento tedesco,  Jandorf Holding, sta acquistando di nuovo i marchi di quelle vecchie aziende per riportarli in vita e rilanciare la moda tedesca nel mondo. Ad oggi sono state recuperate 32 aziende. Jandorf non ha fornito informazioni finanziarie. Il suo obiettivo è riscoprire la storia di queste aziende scomparse e rilanciarle. Il prossimo marchio che riaprirà, entro la fine dell’anno, è la cristalleria Josephinenhütte, fondata nel 1842. Tra i marchi acquistati c’è anche quella di Valentin Manheimer fondato da F. L. Löbner nel 1839.

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