I “sovranisti italiani emigrati”, la parte brutta degli italiani a Berlino, Amsterdam, Parigi, Praga ecc…
Sono sempre di più, ed è bene mettere le cose in chiaro “i sovranisti italiani emigrati” contraddicono, prima di tutto, loro stessi
A margine di nostri articoli leggiamo sempre più commenti di italiani a Berlino (ma siamo sicuri che siano analoghi a quelli di italiani a Monaco o Amsterdam o a Praga o a Parigi, ecc) che riescono allo stesso tempo ad accusare l’Europa di tutti i mali italici e ad essere fermamente, come un fatto di principio, anti-migranti.
A chi fa notare che anche loro sono migranti, rispondono “sì, ma noi siamo in regola”. Questa gente non capisce che se crollerà l’Europa, o se – più “semplicemente” – dall’Unione uscirà solo l’Italia come molti si augurano (“quanto si starebbe bene con la Lira…“), ecco che il loro “in regola” significherà molto poco.
Se non avranno un lavoro qualificato, uno di quelli per cui lo stato tedesco (o francese, ceco, ecc) avrà interesse a mantenere nei propri confini, anche loro rischieranno di essere cacciati via. Funziona così già ora per chi non è europeo. Chiedete ad uno statunitense, un brasiliano o un russo. O anche ad un sammarinese, giusto per rimanere più vicini.
In quel futuro forse, purtroppo, non così lontano, quegli italiani che faranno un lavoro abbastanza comune verranno rispediti indietro. Con buona pace di quella convinzione, errata, che l’essere “occidentali” sia un salvacondotto per vivere in qualsiasi paese ricco. Che l’Italia sia legata alla Germania o alla Francia da chissà quale radice comune. Solo 75 anni fa i nostri nonni sparavano ai nonni dei nostri oggigiorno “amici” francesi. Ricambiati. E qualcuno sparava anche ai tedeschi. Sempre ricambiati. E con gli interessi. Non si era fratelli, si era nemici.
Per secoli, prima di essere “gente dell’ovest”, siamo stati gente del Mediterraneo che condivideva molto più con le popolazioni del Nord Africa o del medio oriente che con “quei barbari” del centro e nord Europa presso cui oggi emigriamo costantemente e che, anche una volta arrivati, continuiamo spesso a guardare dall’alto in basso.
Negli ultimi 12 anni sono emigrati più di tre milioni di italiani. La Germania è la meta preferita. Vi arrivano circa 20mila persone l’anno. Dopo qualche mese, messa da parte l’eccitazione del trasferimento, appena cominciano a capire quanto sia difficile vivere in un paese da espatriati, alcuni alcuni di loro cominciano la propria rivincita dialettica da social. “Non sanno mangiare. “Che ne sanno della bellezza di Roma”. “Non hanno flessibilità mentale, non sanno reagire agli imprevisti, sono robot”. Alcune cose sono vere, altre meno, ma questa gente, chiamiamoli “i sovranisti italiani emigrati“, non ammette mai che la Germana era sull’orlo della bancarotta negli anni ’90, che veniva definito “il malato d’Europa”, che nessuno avrebbe scommesso sulla sua crescita, ma se ce l’ha fatta è perché ha saputo fare sistema, eleggere leader capaci di fare gli interessi della propria nazione meglio di quanto abbiamo mai saputo fare noi. Tutto questo viene taciuto, si vuole vedere solo una visione in cui loro sono solo vittime, mai responsabili, anche solo di non aver agito per cambiare le cose.
A questa gente, persone che del viaggio non hanno colto nulla, non auguriamo di trovarsi a dovere fare i conti con l’idiozia che esprimono solo perché, se così fosse, in mezzo ci capiteremmo anche molti di noi”.