Terence Hill all’IFF Berlin: «Ricordo ancora i bombardamenti di Dresda e l’emozione per la caduta del Muro»
A tu per tu con una leggenda del cinema italiano che i tedeschi però sentono, giustamente, anche un po’ loro
Terence Hill a Berlino: l’occasione è la serata inaugurale della sesta edizione dell’Italian Film Festival Berlin andata in scena giovedì 8 novembre 2018, presso il Kino in der Kulturbraurei. Per noi di Berlino Magazine però, l’incontro a tu per tu con il celebre attore e regista che al festival ha presentato Il mio nome è Thomas, in uscita questo mese in Germania e distribuito in Italia già ad aprile, è avvenuto qualche ora prima presso uno ristorante vietnamita accanto ad Alexanderplatz. Parlare con Terrence Hill in Germania significa potersi confrontare con un artista che la Storia l’ha vissuta davvero. A causa del lavoro del padre, chimico presso un impianto tedesco dell’azienda Schering nonché delle origini della mamma, nata a Dresda, a soli tre anni Terence Hill (il cui vero nome è Mario Girotti) si trasferì da Venezia in Sassonia. «Mi ricordo dei bombardamenti del febbraio 1945 così come del fatto che quando tornai in Italia pochi mesi dopo ebbi problemi ad integrarmi a causa della lingua: fino a quel momento della mia vita avevo parlato solo tedesco. Non ho mai subito razzismo, né in Italia da mezzo tedesco, né in Germania da mezzo italiano quando a metà degli ’60 mi trasferii nella Repubblica Federale per continuare la mia carriera da attore. Italia e Germania sono sempre state più simili di quanto si pensi, abbiamo tanto in comune e io penso di esserne in qualche modo un esempio, i film di cui sono stato protagonista hanno avuto lo stesso successo sia qui che là».
«Ricordo ancora quando cadde il Muro»
È l’8 novembre quando incontriamo Hill, manca un giorno al 29esimo anniversario della caduta del Muro e così viene naturale chiedergli cosa si ricordi di quel giorno. «Ero negli Stati Uniti, nel Massachusetts, dove ho vissuto per quasi vent’anni. Non riuscivo a crederci. Buona parte della mia famiglia materna ancora viveva in Sassonia, e cioè nella Germania dell’Est. La caduta del Muro significava poterli andare a trovare più semplicemente o – ancora di più – potergli chiedere di venirti a trovare. Furono giornate speciali. Adesso ogni volta che torno a Dresda sono accolto come una persona del posto. Qualche settimana fa ero proprio lì per presentare il mio film e mai avevo avuto un’accoglienza così calorosa. Ho una foto in cui sono circondato da centinaia di persone tutte felici. Sono momenti splendidi che mi aiutano a confermare la mia idea di come Italia e Germania a livello umano siano sempre e solo amiche, e non nemiche come alcuni politici spesso vogliono descriverle solo per il proprio tornaconto elettorale».
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La dedica a Bud Spencer per Il mio nome è Thomas
«Avevo voglia di fare cinema, Il mio nome è Thomas è un film che ho fatto prima di tutto per me stesso. La notizia della morte di Bud Spencer l’ho appresa mentre ero su una possibile location della pellicola, in Almeria, Spagna. Dovevo decidere se sceglierla o meno, quando ho saputo che Bud era morto ho pensato fosse un segnale e così è lì che alla fine ho deciso di girare il tutto. Tornando in Italia, in aereo, mi sono poi ricordato che proprio in Almeria avevo conosciuto per la prima volta Bud. Insomma, non potevo non dedicargli questo film».
I progetti futuri di Terence Hill
«Dieci anni fa ho letto la recensione di un libro sul New York Times. Mi ha incuriosito, ho comprato il libro, l’ho letto e l’ho trovato bellissimo. Ne ho comprato i diritti per farne un film ed ora è arrivato il momento di realizzarlo. Non posso dire il titolo, ma sappiate che sarà un film che rispetterà la figura che ormai mi sono costruito nel tempo, ovvero quella di personaggi buoni che non danno visibilità a violenza e parolacce». E Don Matteo? «Continuerò, ma il cinema è nel mio cuore e non voglio perderlo di vista per altri 20 anni. »
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Photo © Philipp Beuter — Italian Film Festival Berlin – Facebook