Il celebre scrittore, poeta e drammaturgo Heinrich von Kleist sepolto nella foresta di Grunewald, Berlino

Heinrich von Kleist artista geniale e tormentato, sepolto oggi nella Grunewald di Berlino insieme all’amante, là dove pose fine alla sua vita. “Egli visse, cantò e soffrì / in tempi cupi e difficili / cercò qui la morte / e trovò l’immortalità” – Matteo 6, versetto 12

Wilhelm Heinrich von Kleist nacque a Francoforte sull’Oder Bernd nel 1777. La sua vita fu densa di travagli fisici e interiori, di continui spostamenti e cambiamenti. Già dall’età di undici anni abitava a Berlino e nel 1792 entrò nel reggimento della guardia di Potsdam. Compì poi un viaggio nella catena montuosa Harz come tenente e intraprese nello stesso periodo studi scientifici. Alla giovane età di ventidue anni Kleist abbandonò la carriera militare e incominciò a dedicarsi assiduamente alla letteratura, alla scrittura e al teatro.

I numerosi viaggi in tutta Europa non lo aiutarono a superare la profonda crisi fisica e psichica che lo tormentava; crisi che, in questo periodo, lo portò a manifestare e delineare i primi piani di suicidio. Kleist ritornò in Germania nel 1803 per dedicarsi alla carriera di funzionario prussiano a Berlino, che tuttavia abbandonò solo tre anni più tardi. Dopo un breve soggiorno a Praga, si ammalò ed ebbe un definitivo crollo nervoso dal quale non si riprese più fino al suicidio avvenuto il 21 novembre del 1811 a Berlino.

Heinrich von Kleist2, Michael Schönitzer, CC0 Public demain da Wikimedia-commons, https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Heinrich_von_Kleist2.jpg

Heinrich von Kleist (Michael Schönitzer) da Wikimedia commons

Il percorso artistico di Heinrich von Kleist

Come anticipato, Kleist si interessò inizialmente di scienza, salvo poi scoprire con amara delusione che essa non sarebbe altro che una serie di mere nozioni tecniche incapaci di risolvere le sue incertezze. Dopo una prima crisi, lo scrittore voltò le spalle alla scienza dedicandosi all’arte e alla poesia. Abbracciò dunque il romanticismo, spesso sovvertendo tuttavia i temi della corrente culturale: fondamentale il suo interrogarsi sul senso di inquietudine e turbamento, il tentativo di decifrare l’assoluto e l’infinito. Alcune lettere inviate ad amici e familiari ci testimoniano successivamente il suo spirito antifrancese e l’indignazione causata in lui dal fallimento degli ideali rivoluzionari. Cominciò dunque a concentrarsi sulla drammaturgia.

Al giovane Heinrich l’ordine del mondo apparve subito come un’illusione dominata dal caso, dal dubbio, e dall’angoscia. Nella sua visione dell’esistenza, l’essere umano era una marionetta appesa ai fili del destino, come dirà, ormai vicino alla morte, nel celebre saggio Über das Marionettentheater (Sul teatro delle marionette). Dai primi anni dell’Ottocento diventò scrittore professionale e compose il primo dramma per teatro quando si trovava in Svizzera, nel 1802. L’opera venne titolata Die Familie Schroffenstein (La familia Schroffenstein) e gettò le basi dello stile kleistiano: crollo di certezze, tragicità della condizione esistenziale, incomprensione totale della realtà. I medesimi temi si riscontano nelle successive due commedie teatrali Amphitryon (Anfitrione) e Der zerbrochne Krug (La brocca rotta). Rielaborazione della pièce di Molière la prima, parodia della giustizia la seconda. Nel 1807 cominciò a scrivere racconti, il primo dei quali è Das Erdbeben in Chili (Il terremoto in Cile). Qui l’uomo è rappresentato sotto il segno dell’aberrazione religiosa e della malvagità.

Il 1808 fu forse l’anno più ricco nella produzione di Kleist; a livello teatrale concluse Penthesilea e Die Hermannsschlacht (La battaglia di Arminio). In queste opere la rottura con il canone classico è definitiva: la scrittura di Kleist riflette fedelmente il contenuto del dramma di stampo greco, ma rivisitato e ribaltato. Seguì la pubblicazione di altri racconti in cui Kleist ancora una volta ribaltò e capovolse il tormentato destino che avvolge l’uomo, in cui il tragico diventa comico e viceversa. Fra i racconti ricordiamo: Die Marquise von O… (La marchesa di O…), Die Verlobung in St. Domingo (Il fidanzamento a Santo Domingo) e Das Bettelweib von Locarno (Il mendicante di Locarno).

Gli ultimi anni a Berlino e la morte dell’artista

Dal 1809 Kleist fu di nuovo a Berlino, dove rimase fino alla fine. Le sue ultime opere teatrali furono Das Käthchen von Heilbronn (Caterina di Heilbronn) e Prinz Friedrich von Homburg (Il principe di Homburg), entrambe del 1810. Nella prima, Kleist creò un personaggio doppio e speculare a Penthesilea. Nella seconda rimarcò, attraverso il sogno, la profondità dell’inconscio da cui l’uomo è sempre involontariamente dominato. Chiudono infine la sua carriera i racconti Der Zweikampf (Il duello), Der Findling (Il trovatello) e Die heilige Caecilie (Santa Cecilia), oltre al romanzo Michael Kohlhaas, nel quale riversò le sue frustrazioni nei confronti delle ingiustizie subite come funzionario dello stato prussiano.

Il suo saggio sul teatro delle marionette (Über das Marionettentheater), sopra brevemente citato, conduce un sottile studio sull’anima. Kleist spiega come compito dell’uomo sia depurare la propria coscienza liberandola di tutte le artificiosità che consentano all’anima di lasciarsi manovrare da qualcuno superiore a noi, proprio come la marionetta. È necessario, in sintesi, tornare a un’antica purezza.
Durante questi ultimi anni a Berlino, Kleist fu anche giornalista e scrisse sul primo quotidiano berlinese pubblicato nella sua edizione serale, der Berliner Abendblätter, che trattava reportage di attualità oltre a commenti socio-politici.

Heinrich von Kleist diede vita a metafore ardite e paradossi. I suoi personaggi sono passionali, ribelli, squilibrati, affetti da patologica sofferenza. Tutti, come il loro creatore, in lotta contro un destino che viene sentito come assurdo. Il 21 novembre 1811 Kleist e la sua amante Henriette Vogel si recarono ai margini della foresta Grunewald (Berlino) presso il lago Kleiner Wannsee. Erano all’incirca le quattro del pomeriggio, pare, quando il poeta tirò fuori dal cestino da picnic due pistole. Prima sparò al petto dell’amante, e poi si sparò in bocca. Heinrich von Kleist e Henriette Vogel vennero sepolti nel luogo dove erano morti e ancora oggi lì si trovano.

La tomba presenta oggi un aspetto sobrio, senza busto né ritratto, solo con la lapide che riporta il nome, la data di nascita e di morte del poeta. I nazisti fecero incidere il blocco di pietra. Rimossero la scritta originaria proveniente dal Vangelo di Matteo (versetto 12): “Er lebte, sang und litt / in trüber schwerer Zeit, / er suchte hier den Tod, / und fand Unsterblichkeit” (Egli visse, cantò e soffrì / in tempi cupi e difficili / cercò qui la morte / e trovò l’immortalità). Al suo posto scrissero una citazione tratta dal “Principe di Homburg” di Kleist: “Nun, o Unsterblichkeit, bist du ganz mein” (Adesso, immortalità, sei tutta mia).

Berlin Kleistgrab, Doris Antony, CC-BY-SA-2.5 da de.wikipedia, https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Berlin_Kleistgrab.jpg

Berlin Kleistgrab (Doris Antony) da de.wikipedia

 

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Immagine di copertina: © Foto H.-P.Haack da Wikimedia Commons