Vermiglio a Berlino: la tenera regia di Maura Delpero arriva nei cinema tedeschi

Il pluripremiato film Vermiglio della regista italiana Delpero debutta in Germania. L’anteprima anche al Cinema Paris di Berlino

Vermiglio: sette premi ai David di Donatello 2025, tra cui Miglior Film e Miglior Regia, e un Leone d’argento a Venezia. Al suo secondo film, Maura Delpero è anche la prima donna a vincere il premio per la miglior regia in Italia. Grazie ai numerosi riconoscimenti, il tenero ritratto del trentino italiano si è così insinuato nel panorama internazionale. Nel suo debutto berlinese, il 22 maggio al Cinema Paris, il film ha indubbiamente conquistato la platea – o, almeno, la nostra redazione

 

Vermiglio: la trama

Il film è ambientato nell’inverno del 1944 a Vermiglio, villaggio alpino in Trentino-Alto Adige, ultima propaggine della val di Sole e paese natale del padre della regista. Al centro del racconto, la grande famiglia del maestro Cesare. Con lui vivono la moglie Adele, silenziosa osservatrice e custode delle inquietudini domestiche, e i loro numerosi figli: Lucia, la maggiore, Ada e Flavia, le sorelle più giovani, un fratello adolescente, un neonato, e il dolore per altri due figli perduti. L’equilibrio familiare viene incrinato dall’arrivo di due soldati disertori: Attilio, il fratello maggiore, dato per disperso e ora tornato ferito, e Pietro, il commilitone siciliano che lo ha salvato portandolo in spalla attraverso le montagne. I due vengono nascosti al margine del villaggio, ospiti clandestini eppure visibilissimi, oggetto di sospetti e discussioni tra gli abitanti. Quando Lucia si innamora di Pietro, l’equilibrio della famiglia si incrina.

Lo sfondo sussurrante

In Vermiglio, il detto è importante quanto il non detto, come in ogni casa e famiglia. Non a caso il dialogo fra i personaggi è per la maggior parte a voce bassa e in dialetto. Per questo, si infila in maniera sottile in chi si lascia toccare nelle corde del cuore più profonde. Anche il piccolo paese sullo sfondo, che sussurra non meno dei personaggi in scena, è qualcosa di estremamente famigliare per Delpero, e contribuisce all’atmosfera di casa che permea il film. Di fatto, Vermiglio è, per la regista, un vero e proprio ritratto delle proprie tradizioni e radici che non manca di restituirne la bellezza aspra e, soprattutto, le dolorose contraddizioni.

Le guerre e le rivolte

Vermiglio non è solo un film sulla guerra di campo e sui residui che essa ha lasciato. I conflitti che si agitano nel cuore dei personaggi sono testimoni non solo del conflitto generazionale fra padri e figli ma, soprattutto, della frattura di genere fra padri e figlie, mogli e madri. Delpero è chirurgica nel mostrare – senza giudicare – le dinamiche di potere e di repressione che si esprimono in famiglia, specialmente nei confronti delle donne: sguardi abbassati, sogni murati, desideri confessati solo a bassa voce nelle stanze condivise. Eppure, ogni gesto – anche il più silenzioso – diventa nel film un atto di resistenza. Per la nostra redazione, è la maternità l’argomento toccato con più intensità e riuscita. Quando Lucia rimane incinta e partorisce, si sente soffocata e, soprattutto, sola. Non riesce ad amare suo figlio finché non è lei stessa a scegliere di voler essere sua madre. Un atto di libertà affatto scontato, che una donna deve sentirsi nelle ossa.

La natura nel suo ciclo

Vermiglio è un film a suo modo rigoroso, ma attraversato da una luce mite e rigogliosa. In fondo, infatti, le avventure del piccolo paesino non toccano il movimento carsico delle montagne e il ciclo della splendida natura trentina. Il film non infrange mai il cristallo dell’incanto, anche quando svela crudeltà e ingiustizie. È una pellicola che trattiene una bellezza dolente, resistente, necessaria. La fotografia di Mikhail Krichman trasforma le Alpi in un sogno pallido e struggente, mentre il lavoro sonoro di Dana Farzanehpour, Hervé Guyader ed Emmanuel de Boisseau dona voce persino alla neve e al silenzio. Del resto, la natura accompagna il lento mutamento dei persosnaggi: si nasce e si muore, si matura e si fugge, si ama e si rinuncia. E in tutto questo, si sopravvive.

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