Siberian Love, arriva in Germania il docufilm sulle donne siberiane
Di cosa ha bisogno una donna per sentirsi felice, completa e realizzata?
Se a rispondere fossero gli abitanti di Onon-Borzja, villaggio della Russia siberiana sudorientale situato 1.000 km a est del Lago Bajkal, direbbero sicuramente un marito, dei figli e la vicinanza con la natura. In un contesto del genere che significato hanno valori universali e in un certo senso astratti come libertà, felicità e amore? Amore in siberiano – senza marito non sei una donna (in tedesco Liebe auf sibirisch; in inglese Sibirian Love) è il titolo dell’ultimo film documentario di Olga Delane, regista di origine russa trapiantata a Berlino, che domenica 12 novembre ha festeggiato la sua première berlinese presso il cinema CinemaxX di Potsdamer Platz. A 23 anni dal suo trasferimento in Germania, Delane va alla riscoperta delle proprie origini al fine di indagare cosa significhi essere donna nella Siberia di oggi. Coprodotto da Arte, RBB, Aljazeera Documentary Channel e Nordmedia, Amore in siberiano è stato presentato in anteprima mondiale nel 2016 al festival IDFA di Amsterdam. Dopo aver partecipato a svariate manifestazioni internazionali, il film di Delane viene attualmente mostrato nei cinema tedeschi. Qui tutte le proiezioni.
La trama
Olga ha 35 anni, vive a Berlino, non è sposata e non ha figli. Agli occhi dei suoi parenti di Onon-Borzja è una donna irrealizzata. «Senza marito e senza bambini non sei una vera donna» la ammoniscono zie e cugine. Zio Oleg la incalza: «Ma che problema avete a Berlino che non volete fare figli?». Zio Saša commenta il suo abbigliamento: «Te ne vai sempre in giro con gonne lunghe fino ai piedi. Una donna dovrebbe esibire il proprio corpo. Mettiti in mostra e gli uomini ti si appiccicheranno addosso come le mosche in una trappola». In questo villaggio distante oltre 8.600 km dalla capitale tedesca non c’è ombra di femminismo: «Cosa sarebbe questo femminismo?» domanda sospettosa l’anziana zia Galja mentre estirpa le erbacce dall’orto di casa. Se inizialmente gli interlocutori si dimostrano timidi e restii a rivelare i propri segreti, gradatamente Olga riesce a guadagnarsi la loro fiducia e a entrare in punta di piedi nelle loro vite per indagarne i valori, i sentimenti e i pensieri più intimi. Dal ruolo della donna nella famiglia e nella società all’educazione dei figli, passando per l’innamoramento e l’importanza dell’amore in età avanzata: non c’è tema dinanzi a cui Olga si ritragga e gli intervistati, guidati dalle sue domande scarne e dirette, si raccontano con altrettanta sincerità e senza filtri. Ne emerge uno spaccato di società patriarcale in cui gli uomini guardano alle donne come a esseri deboli e fragili, bisognosi della loro virile protezione, ma anche esseri noiosi per via delle loro continue richieste e lamentele. A dispetto dell’opinione maschile, nel film le donne siberiane appaiono in tutta la loro forza, fisica e interiore: insieme ai mariti svolgono i lavori manuali di agricoltura e allevamento, per di più educano i figli, si occupano della casa, sono tenaci e coraggiose. Dai loro racconti emerge la lotta per i propri diritti che hanno dovuto sostenere nel corso degli anni e che portano avanti con determinazione nel quotidiano. Nonna Maša racconta di come in passato le donne venivano ammazzate dai mariti a suon di botte: lei però è sopravvissuta e oggi non sopporterebbe più tale violenza, ma si difenderebbe con una padella. Una ragazza adolescente si oppone al pretendente che i genitori vorrebbero a tutti i costi che sposasse. Lo zio Saša si lascia convincere dalla moglie Ira a consentirle di trasferirsi in città per avere una vita migliore, anche se i due non resisteranno a lungo lontani.
Femminismo? E cosa sarebbe?
Realizzato nel corso di svariati viaggi a Onon-Borzja intrapresi dalla regista nell’arco di 5 anni, Amore in siberiano ritrae con sguardo da insider una regione remota e pressoché sconosciuta. Sebbene Olga per i suoi famigliari rappresenti l’Occidente (in occasione della première la regista svela di essere stata inizialmente etichettata quale “giornalista americana”), l’approccio filmico alla realtà raffigurata è scevro di qualsiasi tentativo di esotizzazione. Di conseguenza i racconti dei personaggi risultano autentici, spontanei, equilibrati. Il registro delle conversazioni è quello intimo che si utilizza con la famiglia. Allo stesso modo inquadrature e montaggio appaiono semplici, diretti e privi di intenti giudicanti. Il risultato è un documentario che riesce a raccontare una realtà lontana e ricca di tradizioni con tenerezza e ironia, senza ometterne gli aspetti drammatici (l’alcolismo, la morte, l’abbandono, la violenza), ma nemmeno sottovalutarne pregi e qualità.
Siberian Love – proiezioni a Berlino
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