Re:mise Berlino: il weekend di chiusura non è solo una festa
Il club Re:mise chiude dopo un anno di contrattazioni. In vista del weekend di chiusura di giovedì, ci siamo chiesti quale sia l’opinione di chi gestisce il club
A Berlino, giovedì 16 novembre, ci sarà il weekend di chiusura del club Re:mise, costretto a liberare l’attuale sede a causa della fine del contratto di sublocazione. Un weekend sicuramente da non perdere quella parte con l’evento del giovedì che, però, vorremmo utilizzare come pretesto per chiedere ai diretti interessati il loro punto di vista sulla faccenda, dalla chiusura al problema della gentrificazione a Berlino, e in che misura incide sull’utenza e sulla vita dei club.
Nell’ultimo anno, infatti, la Clubcommision sta cercando di salvaguardare le realtá dei club, sigillandole istituzionalmente come culturali.
Il discorso sulla vulnerabilitá di questi spazi è ampio. Questo perché, inizialmente, Berlino è stata costruita partendo proprio da questa riappropriazione degli spazi in disuso.
Nell’articolo, attraverso l’intervista fatta con Cecilia, una dei manager del Re:mise, e con una delle booker, Karina, abbiamo analizzato il problema della gentrificazione e le conseguenze che intaccano i club underground berlinesi, partendo proprio dalla chiusura del Re:mise.
Re:mise, la storia di un club underground: diventato legale, ma rimasto underground
Il Re:mise è un club berlinese che ha resistito illegalmente per un primo periodo. Una volta messo in regola, però, ha conservato la sua natura underground, mantenendo un’identità forte, senza scendere a compromessi con il mercato della vita notturna berlinese, ormai plagiata da un turismo che fa sciacallaggio dei sistemi culturali. La chiusura, però, arriva adesso che il club legalmente si è affermato nella scena dei club berlinesi.
“Rimanere fedeli alla linea” è una caratteristica che conservano quelle realtà underground, come il Re:mise, in cui fare politica non passa attraverso gli stickers, bensì attraverso la riappropriazione ideologica dello spazio. Berlino, ricorda Karina, una delle booker del Re:mise, è una città che, post caduta del muro, si è costruita partendo dall’occupazione di spazi vuoti e in disuso.
I problemi burocratici legati alla finalizzazione dei terreni, però, come ci racconta Karina, hanno vincolato non poco la vita del club. La zona, dov’è situato il club, nel quartiere di Kreuzberg, in Köpenicker Strasse, è piena di strutture industriali non utilizzate:
“La cosa ridicola, che ci ha preso e ci ha tenuti illegali per così tanti anni, è che nessuna di queste fabbriche è attiva e funzionante. E’ una questione legale, più burocratica che concreta. Poi, intorno al periodo del Coronavirus, c’è stato un cambio di proprietà, qui. Un gruppo più giovane e più dinamico è arrivato, in grado di costruire molte cose. E questo è quando il club è stato davvero trasformato”.
Continua Karina: “Quindi, questo è stato un processo molto lungo, molto drammatico. Centinaia di pagine di documenti da consegnare, ma alla fine di questo processo, siamo diventati legali”. Il paradosso della chiusura è che, adesso che il club è legale, viene smantellato.
La causa della chiusura: tra burocrazia e gentrificazione
Il terreno dove è collocato il club appartiene a un complesso industriale più ampio, di proprietà del miliardario Nicolas Berggruen. Quest’ultimo ha deciso di rescindere gli accordi con tutte le attività presenti nel lotto in questione.
“Abbiamo la sensazione che, perché siamo un club molto piccolo, molto underground, nemmeno ci vedono, sai? Non esistiamo. Credo che sia anche, e questo non è solo legato al club, penso che sia più in generale legato al processo di gentrificazione del centro città in particolare, che sta andando avanti da molto tempo. Il COVID è stato un trampolino che ha accelerato parecchio questo processo” ci dice Cecilia.
Continua Cecilia: “Ciò sta provocando un aumento del costo degli affitti, gentrificando radicalmente tutta l’area. Non ci sono più realtà underground, veramente ancora punk nel circondario. I costi gestionali di un club sono molti, e stanno diventando insostenibili”
In corso vi è anche un altro processo: conferire lo status di spazi culturali ai club berlinesi. Karina ce lo spiega meglio:
“c’è la Clubcommision e ci sono i politici che, è già in corso da alcuni anni, stanno cercando di dare ai club lo status di spazi culturali e se avessimo quello status, non sarebbe possibile semplicemente cacciarci fuori così. Comunque, non abbiamo ancora quella legge e quindi siamo ancora vulnerabili ed è ancora possibile essere semplicemente cacciati fuori così”, continua “siamo seduti qui e la chiusura è questo fine settimana e stiamo ancora combattendo per rimanere in quest’area quindi quello che posso dire ora è che rimarremo sicuramente in quest’area”.
Spostare fisicamente il luogo di un club underground, che fa leva sulla fidelizzazione della sua utenza, che ricerca una proposta diversa da quella mainstream della scena club dei “grandi nomi”, distrugge gli strumenti che gli consentono di restare in vita.
Il disboscamento dei club “culturali”: una festa non è solo una festa
“Quando guardiamo il paesaggio dei club nel suo insieme, vediamo che gli spazi underground come il nostro stanno scomparendo ed è molto triste perché questi sono i tipi di spazi dove puoi effettivamente fare cultura indipendente ed emergente” ci dice Cecilia. “Gli spazi piccoli non riescono a tenere il passo e anche a causa di come stanno cambiando le cose con gli affitti”.
Il Club è un’attività complessa. Marcata stretta dalla burocrazia, deve rispettare tutta una serie di passaggi essenziali per poter lavorare. Far divertire è un lavoro molto contorto e complicato, che come utenza non si conosce o lo si ignora per non toccare il problema. Sono molti gli aspetti che scorrono indisturbati sotto gli occhi disattenti di chi va al club per divertirsi. L’utenza sembra essere molto poco sensibile verso la questione. Il processo, innescato dalla gentrificazione, sta portando i piccoli collettivi a essere impossibilitati ad aprire nuove realtà, a meno che non abbiano un grosso investitore alle spalle.
Questo processo snatura fortemente l’identità primordiale dei club berlinesi, nati, appunto, da piccole realtà indipendenti, che per riappropriarsi degli spazi di una città abbandonata, quale Berlino est post caduta del muro, mescolavano la festa con la possibilità di fare cultura, di fare politica. Sperimentare è l’ossigeno dei club. La burocrazia, il turismo gentrificato, la richiesta del pubblico e l’approccio istituzionale stanno mano a mano soffocando ciò che ha ridato, post caduta del muro, aria alla capitale tedesca.
Il weekend di chiusura
La chiusura del Re:mise sarà sancita del weekend che avrà inizio oggi, giovedì 16 novembre, con l’evento OBXENE. Venerdì continua con l’evento New Trance Order x neodyn, sabato Body Language e domenica PARA//E/ x Bubble Bath. Terminerà lunedì 20 novembre con Singularity. Con una line-up selezionata e varia, la chiusura del club si prospetta “col botto”, per un fine settimana che dimostra come, a combattere ci siano quelle stesse persone che hanno a cuore la club-culture, e lo dimostrano ancora come dal giorno zero: facendo feste libere dal mercato mainstream, incentrate sulla sperimentazione, sull’espressione libera, che hanno come fine ultimo quello di fare cultura e conservare quel modus operandi. Ciò ha portato Berlino ad essere quello che è, un luogo dove la libertà di fare festa è endemicamente legata alla riappropriazione popolare degli spazi. Al link di seguito trovate la line-up con tutte le informazioni necessarie.
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