Reethaus, la futuristica nuova location per l’arte a Berlino dove anche i muri fanno musica

Reethaus: una nuova location artistica a Berlino all’interno del grande complesso Flussbad presso il quartiere Lichtenberg, Berlino

A Berlino apre la Reethaus, uno spazio performativo semi sotterraneo che crea l’ideale condizione per installazioni empiriche, pratiche mente-corpo e apprendimento olistico, tratti dalla ricca scena culturale berlinese. È situato all’interno di un complesso chiamato Flussbad, un campus che include spazi di convegni ed esibizioni, ristoranti, hotel e loft per lavori creativi.

Progettata dall’architetto austriaca Monika Gogl, la Reethaus offre un’intima esperienza centrata sull’ascolto e la concentrazione. Situato lungo il fiume Sprea a Lichtenberg, Berlino, contiene un sistema acustico a 360 gradi e una finestra nel soffitto per connettere lo spazio con il cielo.

Un complesso centro performativo incastrato tra club notturni e fabbriche, a prima vista può sembrare strano, ma a Berlino le giustapposizioni bizzarre sono l’ordine del giorno.

La storia del complesso Flussbad al cui centro si trova la Reethaus

Il campus inizialmente nasce come una struttura balneare pubblica dell’epoca di Weimar, nel 1927, la quale un tempo accoglieva fino a 10.000 visitatori al giorno. Il fiume ha chiuso durante la Seconda Guerra Mondiale, per poi riaprire per un breve periodo alla sua fine, fino al 1950, quando ha chiuso definitivamente. All’epoca c’era troppo inquinamento per permettere ai civili di fare il bagno, quindi molti complessi balneari hanno dovuto chiudere in tutta Europa.

 

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Da quel momento è stata lasciata inagibile dando spazio alla natura per appropriarsi del territorio e negli anni 90 e inizio anni 2000 venivano addirittura organizzati diversi rave illegali nel luogo. Oggi ospita la struttura artistica architettonica con lo stesso nome originale, Flussbad, un collettivo di persone, spazi e progetti che rielabora il nostro modo di vivere. Al centro di essa troviamo la Reethaus, un edificio semi infossato, per ridurre il suo impatto visivo e offrire un’esperienza empirica in intimità.

Conciliazione tra natura e architettura alla base della Reethaus

Gogl riesce a conciliare il complicato sistema acustico all’interno della struttura e la forma a un tempio che ha visto al Museo Tamayo nella Città del Messico. Le pareti di calcestruzzo avvolgono al forma centrale composta da canne a forma di terrazze piantate a gradini. Ognuna di esse è riempita di rocce vulcaniche che assorbono l’acqua piovana per mantenere vive le piante all’interno della struttura, le quali una volta mature ammorbidiranno l’edificio nelle sue circostanze.

 

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Il progetto usa la luce naturale per dare vita a un’atmosfera di presenza e coscienza, il tema principale che collega la struttura architettonica e il programma degli eventi che ospita. Per sfruttare quindi la luce esterna, Gogl progetta diverse finestre che permettono di rimanere sempre in contatto con la natura, come la finestra sul soffitto o un’ampia finestra nella parete che offre una visuale completa dello Sprea.

Guyo Monks, il coro di monaci tibetani: ascolto e concentrazione sono al centro dell’esibizione

 

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La Reethaus non ha un fitto programma di eventi commerciale, piuttosto ospita degli eventi curati straordinari. Eventi che si basano su esperienze sensoriali, come l’udito, dato il complesso sistema acustico che caratterizza la struttura. A Gennaio del 2024 infatti la Reethaus ha ospitato un gruppo di monaci Tibetani, Gyuto Monks, ovvero un coro tantrico venuto allo scoperto grazie all’ex batterista del gruppo musicale Greatful Dead, Mickey Hart. Quest’ultimo ha sovrainciso su un coro di 100 monaci, ognuno dei quali raggiungeva una nota straordinaria diversa.

Il punto della loro esibizione nel sistema acustico a 360 gradi della Reethaus non è la musicalità o la melodia prodotta dalle voci, piuttosto è la ripetizione stridente di suoni prodotti unicamente dai monaci e la forza spirituale che si raggiunge ascoltandoli. Accompagnati da suoni di campane, tamburi e corni, producono suoni di masticazione all’estensione vocalica più bassa.

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