Perché tutti dovrebbero studiare tedesco secondo lo scrittore britannico John le Carré

In occasione di una cerimonia per premiare i migliori insegnanti di tedesco del Regno Unito, John le Carré spiegò perché tutti dovrebbero studiare tedesco.

«Ho cominciato ad imparare il tedesco all’età di 13 anni e ancora non so spiegarmi perché è stato amore a primo suono. La risposta deve essere certamente: l’eccellenza del mio insegnante»: iniziò così il discorso di John le Carré (all’anagrafe David Cornwell) del 2017 diventato ormai storico e pubblicato da The Guardian.

Il celebre scrittore ricordò con affetto il suo primo insegnante di tedesco, Mr King, un uomo che scelse di andare controcorrente. Piuttosto che aderire alla propaganda anti-tedesca del periodo, il maestro decise di trasmettere ai suoi alunni la bellezza della lingua e la ricchezza della letteratura e della cultura tedesca. «Diceva che un giorno la vera Germania sarebbe ritornata. Ed è successo davvero».

Una lingua fuori dal comune

Le Carré citò dischi che ascoltava in classe sul grammofono e le voci degli attori tedeschi che recitavano le poesie di Heinrich Heine o Eduard Mörike. Fu proprio ascoltando questi suoni e imitandoli che le Carré iniziò ad amare la lingua tedesca. «Adoravo l’idea che queste poesie e che questa lingua che stavo imparando erano mie e di nessun altro, perché il tedesco allora non era una materia comune e la maggior parte dei mei compagni di scuola conosceva solo parole come Achtung (attenzione) e Hände hoch (mani in alto) che avevano imparato dai film di guerra».

Da studente in Svizzera ad insegnante di tedesco

Nel 1948 John le Carré decise di abbandonare la scuola privata che frequentava in Inghilterra. Non potendo andare in Germania, si trasferì in Svizzera, dove all’età di 16 anni si iscrisse alla facoltà di letteratura tedesca dell’università di Berna. Le Carré ricorda che anche lì ebbe un’ottima insegnate, Frau Karsten. Durante il servizio militare le Carré fu trasferito in Austria e in seguito si laureò in lingue all’università di Oxford. Dopo gli studi insegnò tedesco ad Eton.

Una lingua divertente

«Ci si può divertire molto con la lingua tedesca» raccontò lo scrittore aggiungendo  come il tedesco sia una lingua che si presta al gioco. «Si possono inventare parole lunghissime, che sono vere parole, così tanto per divertirsi. Da Google ho ricavato Donaudampfschiffsfahrtsgesellschaftskapitän» (capitano di una compagnia di trasporti navali a vapore sul Danubio). L’autore citò Mark Twain: «Alcune parole tedesche sono così lunghe che hanno una prospettiva». Inoltre ricordò che «si possono inventare aggettivi pazzeschi, come “la-mia-recentemente-gettata-dalla-finestra-dai-miei-genitori” Playstation».

La lingua degli dei

Eppure il tedesco non è solo la lingua del gioco, bensì la lingua della purezza. «Quando si è stanchi di districarsi con sostantivi e participi per formare parole composte, si può sempre tornare al conforto delle poesie di un Hölderlin, di un Goethe o di un Heine, e ricordarsi che la lingua tedesca può raggiungere livelli elevatissimi di semplicità e bellezza, rendendola per molti noi la lingua degli dei».

Imparare una lingua come gesto di amicizia

Secondo John le Carré studiare una lingua straniera equivale ad un gesto di amicizia paragonabile ad una stretta di mano. Quando si impara un’altra lingua ci si avvicina all’altra persona, alla sua cultura, ai suoi modi di fare e al suo modo di pensare. Lo scrittore citò Carlo Magno: «Conoscere un’altra lingua è come possedere una seconda anima».

Agilità mentale

Le Carré spiegò che «riconciliare queste due anime richiede agilità mentale. Bisogna essere precisi, pensare sia razionalmente che creativamente e non essere mai soddisfatti se prima non si è trovata la parola equivalente. Nel caso la parola corrispondente non esistesse allora bisogna trovare una frase o perifrasi che ne renda il significato». Per Le Carré non era un caso se i suoi editori più scrupolosi erano proprio i traduttori stranieri e che, nello specifico: «il traduttore tedesco è particolarmente esasperante».

L’importanza di una lingua chiara e razionale come garanzia della verità

Le Carrè inoltre parlò dell’importanza di una lingua chiara e razionale. Senza citare espressamente l’allora presidente degli Stati Uniti, lo scrittore parlò delle «contraddizioni e delle dichiarazioni incomprensibili che arrivano dall’altra parte dell’Atlantico». Inoltre aggiunse che «per un uomo che è in guerra con la verità e la ragione, una lingua obiettiva è una minaccia esistenziale. Per lui è la voce del nemico. Per lui è fake news».

L’apprendimento del tedesco nell’era Brexit

Infine Le Carré elogiò gli insegnanti di lingue ed in particolar modo gli insegnanti di tedesco del Regno Unito. Li considera una «specie in via d’estinzione». Conclude il suo discorso dicendo che grazie all’insegnamento della lingua e della cultura tedesca si contribuisce a mantenere un dibattito equilibrato e civile sull’Europa. Gli insegnanti si rivolgono ai «giovani illuminati che, con o senza Brexit, considerano l’Europa la loro casa naturale, la Germania un partner naturale e la lingua comune un legame naturale».

Biografia di John le Carré

Nato nel 1931 nel sud dell’Inghilterra, John le Carré è stato definito il più importante scrittore di romanzi di spionaggio del Novecento. I suoi libri ambientati durante la guerra fredda sono celebri in tutto il mondo. L’ispirazione per le storie deriva dalle esperienze professionali di le Carrè. Durante la Seconda guerra mondiale infatti entrò a far parte dei servizi segreti britannici. Tra i suoi romanzi si ricordano “La spia che venne dal freddo”, “Tutti gli uomini di Smiley”, “La talpa”, “La spia perfetta” e “Il giardiniere tenace”. Attratto dal fascino delle lingue straniere, le Carré studia all’Università di Berna e poi a Oxford, dove si laurea in letteratura tedesca. Per due anni insegna al prestigioso Eton College e poi diventa funzionario del Foreign Office, il Ministero degli Esteri britannico. Inizialmente riceve la carica di Secondo Segretario presso l’Ambasciata del Regno Unito a Bonn e successivamente viene trasferito al Consolato di Amburgo, come Consigliere Politico. È morto il 12 dicembre 2020.

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