Per la Germania il TTIP è fallito, ma non ha (ancora) il coraggio di ammetterlo
«I colloqui con gli Stati Uniti per il TTIP sono de facto falliti perché ovviamente noi europei non possiamo piegarci passivamente alle richieste americane»: lo ha detto il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel (SPD) durante un’intervista dello scorso 28 agosto rilasciata alla rete televisiva pubblica ZDF. Ma il giorno successivo è arrivata puntuale la smentita, addirittura dal portavoce ufficiale del governo Merkel, Steffen Seibert. Il quale ha sottolineato che, nonostante ci siano delle effettive difficoltà nei colloqui, «è giusto continuare a negoziare».
Cos’è il TTIP. Il TTIP, il Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è un accordo, formalmente in corso di negoziazione, che si propone di liberalizzare le relazioni commerciali tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea, coinvolgendo in tal modo più di 800 milioni di cittadini e una percentuale del PIL mondiale rilevantissima, superiore al 40%. Le trattative, dopo anni di preparazione, dovrebbero concludersi nel 2016, e nelle intenzioni dei promotori si propongono di rafforzare il mercato transatlantico, facilitando scambi, investimenti e concessione degli appalti, uniformando le normative, sopprimendo i dazi e le altre barriere non tariffarie (ad esempio il contingentamento delle merci e le legislazioni di controllo sulla qualità ritenute troppo severe).
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Cresce lo scetticismo in Germania e Francia. Dopo ben quattordici incontri (l’ultimo dei quali tenutosi a Bruxelles durante la seconda settimana di luglio) i progressi sulle trattative sembrano stagnanti. «Non stiamo facendo alcun passo in avanti», ha detto il vicecancelliere Gabriel, che già in aprile aveva espresso le sue preoccupazioni a riguardo. A sostenere lo scetticismo del partito socialdemocratico tedesco si aggiunge anche la Francia che, dopo le dichiarazioni di Gabriel, ha annunciato l’intenzione di sospendere le trattative e di presentare una richiesta formale a fine settembre. Il primo ministro francese Manuel Valls ha definito «impossibile» la chiusura dei colloqui per la fine dell’anno. Le smentite, però, non arrivano solo da Seibert, ma anche dal portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas che ha annunciato che le trattative stanno invece progredendo con successo.
Cosa ci aspetta nel 2017. La fine del 2016 vedrà la fine del secondo mandato del presidente americano Obama, uno dei primi sostenitori del TTIP, e i suoi ipotetici successori non si sono trattenuti dall’esprimere le loro riserve sul trattato. Sebbene in un primo momento la candidata democratica Hillary Clinton fosse sembrata favorevole, la sua posizione a riguardo è cambiata drasticamente durante le primarie in modo da attrarre gli elettori di sinistra che in un primo momento appoggiavano il senatore Bernie Sanders, grande contestatore del libero scambio. Anche il rivale di Clinton, il repubblicano Donald Trump, si è opposto al trattato rivelando un’attitudine protezionista nelle politiche economiche e commerciali. Il 2017 vedrà poi altre due importanti elezioni sia in Germania che in Francia, dove i partiti politici hanno assunto posizioni sempre più polarizzate riguardo al trattato di libero scambio.
Foto copertina © SPD Schleswig-Holstein