Alla Berlinale il detective di Condon che confonde gli appassionati di Sherlock Holmes
Mr. Holmes è un uomo di 93 anni, affaticato dai primi segni di una demenza senile che sembra divorare uno alla volta tutti i suoi ricordi: i nomi, le date, i volti. Una crudele punizione inflitta proprio alla mente più arguta dei suoi tempi, quella del detective creato dalla fantasia di Conan Doyle; stiamo parlando di Sherlock Holmes.
La storia è un adattamento al romanzo di Mitch Cullin, Un impercettibile trucco della mente, e mostra un personaggio un po’ diverso da quello a cui eravamo abituati. Siamo nell’Inghilterra del sud nel 1947, il Sig.Holmes è tornato a casa, un piccolo cottage immerso nella natura, insieme alla governante e suo figlio, nonché il suo amato apiario.
Lo vediamo di ritorno da un viaggio in Giappone, dove si era recato alla ricerca di alcune erbe che possano aiutarlo con la sua memoria. Qui incontra Umekazi, un uomo cresciuto senza padre, perdita di cui lui sarebbe responsabile, e ha modo di assistere ai disastri provocati dalla Seconda Guerra Mondiale. Di fronte a quei volti sfigurati, a territori smaterializzati dalla potenza della bomba nucleare, reagisce non come un personaggio di finzione, ma come qualsiasi uomo che soffre nel vedere ciò che il genere umano è riuscito a creare.
Accanto alla storia principale si alternano dei flashback precedenti la sua malattia e in particolare relativi al suo ultimo caso, quello non risolto e che lui si sforza di ricordare, per poterlo scrivere e mostrare così una parte di sé lontana da quel personaggio astuto, saccente e infallibile che era un tempo.
Sarà proprio quel fallimento a fargli aprire gli occhi e il cuore; l’ errore che lo rende umano e non più solo l’infallibile detective, in cui non si riconosce durante la proiezione di un film su di lui.
Un ruolo importante in questa fase di “umanizzazione” assume l’amicizia con il piccolo Roger, figlio della sua governante, così simile a lui per certi versi, il quale sarà in grado di fargli dare un calcio definitivo alla sua corazza, come nella scena in cui piangendo risponderà a sua madre, interpretata da una bravissima Laura Linney, “Sì! Sì che m’importa di Roger!”.
Il successo di questo personaggio ibrido è da ascrivere ad un immenso Ian Mc Kellen, che con la sua bravura riesce a commuovere e a farci credere che egli sia di volta in volta più anziano, o più giovane, a seconda della narrazione.
Alla domanda su cosa ne pensava del suo personaggio Mc Kellen risponde: «Sherlock Holmes è stato il più grande uomo inglese e non è mai nemmeno esistito!»
Bill Condon d’altronde non nasconde il suo debole per l’attore inglese: «Ho letto per 17 anni sceneggiature nella speranza di trovare qualcosa da fare con McKellen.»
il film, tuttavia, non è stato apprezzato dai tanti che non hanno gradito la denaturalizzazione di Sherlock Holmes. Eppure tutto cambia, perché non dovrebbe farlo anche un vecchio personaggio di un libro quando è pronto a mostrarci il suo lato umano?
Lunedì 9 febbraio ore 09:30 Friedrichstadt-Palast
Lunedì 9 febbraio ore 15:00 Friedrichstadt-Palast
Mercoledì 11 febbraio ore 18:00 Friedrichstadt-Palast
Domenica 15 febbraio ore 15:30 Friedrichstadt-Palast
Domenica 15 febbraio ore 18:00 Audi Berlinale Lounge