Berlino, la legge anti-AirBnb e affitti brevi è già un fallimento. E a pagarne le conseguenze sono i cittadini
Da sole tre settimane è in vigore a Berlino la legge contro le case-vacanze detta anche “anti-AirBnB“, concepita per proibire l’uso “non abitativo di una appartamento” (Zweckentfremdung der Wohnraum), ed è già un enorme fallimento. Avevamo già segnalato in precedenza, i problemi e le mancanze di questa legge, ma ora ad accorgersene sono anche i giornali in lingua tedesca fra cui il popolare giornale di sinistra Tageszeitung o TAZ. In un loro recente articolo è descritto, infatti, come si tratti di di una legge scritta male, lesiva dei diritti dei proprietari e degli affittuari e che lascia “libero spazio alle interpretazioni” fino al punto che affittare la propria casa, di proprietà o in affitto, per andare in vacanza o per sostenere una trasferta, sia ai limiti dell’impossibile: non una casa vacanza, la propria residenza.
Cosa è legale e cosa no. La legge entrata in vigore a Maggio non definisce nel concreto cosa vieti non spiegando cosa si intenda per “Ferienwohnung” o “uso abitativo”. Nell’applicare la legge, come suggerisce l’ufficio comunale dello Sviluppo Urbano bisongerebe rifarsi ad una prassi in vigore dal 1972 dove si stabilisce per che rientri come “uso abitativo” un qualsiasi contratto che sia superiore ai due mesi, 58 giorni, così come qualsiasi affitto giornaliero di una parte del proprio domicilio se la superficie affittata è inferiore alla metà dell’appartamento e che l’affittuario abbia il permesso del proprietario. Si noti bene, questa è una prassi, non una norma ed il risultato è che ora ognuna delle 16 circoscrizioni applica la legge in modo diverso, con buona pace della certezza del diritto e creando situazioni veramente paradossali.
Ognuno per sé. Facciamo alcuni esempi. Se si vuole affittare il proprio domicilio durante le vacanze o una trasferta di lavoro o qualsiasi motivazione personale, questo sarebbe legale per il governo cittadino ed è infatti possibile a Neukölln, a Mitte o a Charlottenburg, ma non a Pankow. Qui questo è considerato uso non abitativo anche se si affitti il proprio domicilio per un totale di sole 6 settimane non consecutive in un anno. Ma non finisce qui. Abbiamo detto che, stante le prassi in vigore dal 1972, il limite minimo di affitto è di 2 mesi e così vale per tutte le circoscrizioni di Berlino, tranne Pankow e Friedrichshain-Kreuzberg, che hanno arbitrariamente stabilito che il limite sia sei mesi.
Il Teatro dell’Assurdo. Si può obbiettare che questo è stato fatto visto la necessità estrema di case che ha la città, ma Pankow non si ferma qui e stabilisce che sia possibile stipulare un contratto, d’affitto o subaffitto temporaneo inferiore ai sei mesi, ma solo una volta per appartamento: se quindi per lavoro si è affittato il proprio domicilio per 3 mesi nel 2006, oggi, 2016, questo non sarà mai più possibile diversamente da quanto accade in città dove, e vale soprattutto per i proprietari, questo è legale. Anche Friedrichshain-Kreuzberg vieta la reiterazione di questa tipologia di affitti, ma almeno si limita a vietare un solo contratto inferiore ai sei mesi all’anno. Si crea così un discrimine geografico arbitrario all’interno della città dove un affitto di 2-3 mesi è legale sul lato Mitte della centralissima Torstrasse ed è vietato per l’appartamento dirimpettaio posto sul lato Prenzlauerberg e quindi Pankow, dove può essere punito con un’ammenda fino a 100.000 euro.
L’Illegalità come Soluzione. La legge crea inoltre il problema di affittare una casa a chi per lavoro o motivi personali, debba rimanere in città per qualche mese, una cosa comune fra startupper, manager o semplici professionisti che cercano una casa ammobiliata: cosa che, sottolineiamo, è normale e legale in ogni parte del mondo. Questa è la situazione come ci raccontano Dan e Sebastian. Dan è un professore americano che è stato invitato ufficialmente a Berlino da una delle università cittadine con lo scopo di tenere alcune lezioni della durata totale di un mese. Non esistono foresterie universitarie, così, escludendo l’albergo per motivi economici e la WG studentesca per ovvi motivi anagrafici, la stessa università, ovvero un’istituzione pubblica della città, ha prenotato su AirBnB un appartamento per 35 giorni: un affitto, quindi, illegale. Per le stesse motivazioni, Sebastian, tedesco, in città per la lavorare nel reparto effetti speciali di un film, ha affittato un appartamento su AirBnB per i 45 giorni della sua permanenza a Berlino e questo mentre contribuisce a quell’industria cara alla capitale tedesca del cinema. In un’era definita dalla mobilità e in cui le stesse istituzioni invitano professionisti per un mese, si possono creare queste situazioni? Il risultato è che, fra interpretazioni arbitrarie, discriminazioni geografiche e prassi di 44 anni fa, molti appartamenti stanno tornando sul mercato, ma non, come ci hanno confermato fonti che preferiscono rimanere anonime, in affitto, bensì in vendita per approfittare della sempre più crescente domanda. Così, la legge concepita per calmierare i prezzi finisce per dare ulteriore impulso alla speculazione immobiliare.
Photo © CC 0