Isacco e l’ubbidienza: allo Jüdisches Museum la mostra Gehorsam e non si può non andare
La richiesta di Dio ad Abramo di uccidere il suo unico figlio Isacco, per altro concepito incredibilmente tardi negli anni e accolto come un miracolo da lui e la moglie Sara, soltanto per testarne la fede e l’ubbidienza: questo è uno degli episodi più terribili della Bibbia. Proprio su questo tema si fonda la mostra-installazione dello Jüdisches Museum di Berlino, chiamata appunto Gehorsam (ubbidiente) che verrà inaugurata oggi 22 maggio e sarà visitabile fino al 13 settembre.
Non si tratta della solita mostra storica basata sull’esibizione di oggetti artistici collegati al tema. Come spiega la direttrice del Museo Ebraico Cilly Kugelmann, “Non volevamo fare la classica mostra dove si trovano solo manoscritti. Volevamo creare qualcosa di più dinamico ed artistico“. E infatti per realizzarla hanno chiamato due registi: l’olandese Saskia Boddeke e l’inglese Peter Greenaway.
Il risultato è una installazione in 15 sale tematiche, la maggior parte delle quali è basata sulla proiezione di un video girato dai due registi, dove i protagonisti sono dei moderni Abramo, Sara e Isacco: delle famiglie, di fatto. Centrale quindi non è solo il tema dell’ubbidienza nell’Ebraismo (ma attenzione, la storia di Isacco viene narrata anche nel Corano e analizzata dal punto di vista musulmano e cristiano), bensì anche il rapporto madre-figlio e padre-figlio. Oltre ai video si trovano oggetti, quadri, miniature, libri, nonché vere e proprie installazioni nello spazio al fine di ricreare una certa atmosfera (incredibile la stanza completamente al buio con i sassi per terra, dedicata a Satana, e quella completamente ricoperta di piume, dedicata agli angeli). Come ha detto giustamente Saskia Boddeke, “Con la mostra intendiamo coinvolgere completamente tutti i sensi del visitatore, attraverso immagini, luci, odori, suoni, musica”.
E la proprio la musica merita una menzione a parte. Qui possiamo essere orgogliosi di un nostro connazionale. A realizzare le musiche per l’installazione, o come le ha definite lui “delle composizioni che dialogano con l’aria e servono a creare l’atmosfera, una sorta di ponte con la materia” è stato il musicista e compositore Luca D’Alberto, di origini abruzzesi, ma di base a Roma. A contattarlo è stata proprio Saskia Boddeke che era rimasta affascinata da alcuni suoi lavori conosciuti via internet. “La difficoltà più grande nel comporre le melodia per l’installazione stava nel fatto che le 15 sale erano tutte comunicanti”, racconta Luca. “Ogni sala avrebbe dovuto avere una musica diversa, ma allo stesso tempo non accavallarsi a quelle della sala successiva e precedente. Ho scelto quindi di realizzare una sorta di musica comune, che si differenzia leggermente passo passo.” Il risultato è una melodia dolce e pacata, alla quale si aggiunge, solo in una sala, un canto di Iman. “Inizialmente avevo chiesto ad una Moschea di aiutarmi nella composizione di questo pezzo, fornendomi il canto di un Iman. Ma quando hanno saputo che era per un Museo Ebraico si sono rifiutati di farlo. Probabilmente proprio in questa chiusura verso gli altri e orgoglio verso se stessi sta tutta la forza e allo stesso tempo il limite di ogni religione.”
Perché andare? Che possa piacere oppure no, visitare l’installazione risulterà sicuramente un’esperienza forte, che tocca nel profondo, davanti alla quale non si può rimanere inpassibili. E se non lo avete ancora fatto, è l’occasione giusta per visitare lo Jüdisches Museum di Berlino, che ha anche una bellissima collezione stabile. L’entrata alla mostra è compresa nel prezzo del biglietto per il museo.
Eine Installation in 15 Räumen von Saskia Boddeke & Peter Greenaway
Dal 22 maggio al 13 settembre 2015
Entrata con il biglietto del museo (8 euro, ridotto 3 euro)
Lindenstraße 9-14, 10969 Berlin
Foto copertina © Jüdisches Museum Berlin, Yves Sucksdorff
Foto articolo: Caravaggio, Il sacrificio si Isacco, dal quale è stata presa l’immagine per la locandina della mostra