Golda, la recensione dalla Berlinale
Helen Mirren è una Golda Meier intensa in un film storicamente interessante, ma il personaggio, e di conseguenza il film, rimane distante dalle emozioni dello spettatore
Presentato alla Berlinale 2023, “Golda” racconta la storia del periodo a capo del governo israeliano (1969-74) dell’eponima Meier, al momento prima e unica donna a ricoprire questa carica nello stato medio-orientale. A girarlo, e co-scriverlio, è il già premio Oscar (per il corto “Skin”, 2018) Nattiv. Ad interpretare invece una delle leggende dello stato israeliano è la straordinaria Helen Mirren che, grazie a un grande lavoro di make-up e a un lavoro sulla postura, riesce ad apparire tanto irriconoscibile, quanto identica all’originale.
Golda, la trama del film
Il film si apre con la notizia che le forze arabe di Egitto e Siria si stanno rapidamente schierando ai confini di Israele, pochi giorni prima dell’inizio di quella che sarebbe stata successivamente chiamata la Guerra del Kippur. Viene convocato un incontro strategico per decidere qual è la migliore azione da intraprendere. Nonostante gli avvertimenti del capo del Mossad Zvi Zamir, che prevede un’imminente invasione, Meir decide di ignorare le sue parole, il che porterà a un numero di vittime molto più alto del necessario. Nel frattempo, Meir, che è affetta da problemi di salute e combatte contro il cancro. Si reca regolarmente in ospedale per le sedute di trattamento. Ciò che accade successivamente costringe Meir e i suoi comandanti a prendere decisioni difficili per proteggere la terra che rivendicano come loro. Parallelamente al racconto di come il governo si comportò durante la guerra, il film mostra i flash forward delle successive testimonianze di Meir davanti alla Commissione Agranat. .
I punti di forza e quelli meno
Nonostante le sue carenze, “Golda” è comunque un film ben realizzato, con ottime interpretazioni degli attori. Jasper Wolf, direttore della fotografia di film come “Monos” e “Bodies Bodies Bodies”, ha fatto un lavoro eccezionale nel portare la Meir di Mirren alla vita nei solitari corridoi fluorescenti delle fortificazioni difensive di Israele. Ci sono molti primi piani imponenti degli occhi evocativi di Mirren e ampi piani sequenza che la mostrano camminare da sola. Le scelte di ripresa e la performance di Mirren enfatizzano la sua solitudine e le circostanze schiaccianti che ha affrontato come leader della nazione.
La maggior parte dei combattimenti avviene fuori dallo schermo, probabilmente per motivi di budget, con le azioni trasmesse attraverso le comunicazioni radio e le riprese di documentari. L’unica scena di una battaglia di carri armati è mostrata dal punto di vista di un elicottero, con effetti speciali scadenti e traballanti. Ogni volta che qualcosa va storto, Mirren viene ripresa in primi piani mentre dei frammenti di filmati trovati mostrano brevi istantanee della realtà sul campo di battaglia. Si tratta di una strana tecnica di montaggio che culmina nel finale del film, in cui i filmati in bianco e nero con Mirren sono sostituiti con filmati documentaristici reali di Golda Meir che parla con il presidente egiziano Muḥammad Anwar Sādāt.
Il lavoro per realizzare una Golda Meier credibile
Molti dei dettagli personali presenti in “Golda” provengono da una serie di documenti pubblicati decenni dopo la sua morte dove veniva rivelato il precario stato di salute di Meir e il modo in cui i suoi comandanti militari avessero preso diverse decisioni sbagliate.
Se qui non c’è dubbio che il film di Nattiv appaia severo nei giudizi, da un altro punto di vista le diverse zone grigie sulle scelte della leader israeliana vengono lasciate scorrere senza addentrarcisi dentro (mai un accenno ai palestinesi), una benevolenza che forse non tutti apprezzeranno. È proprio questa voglia di non affondare il coltello la ragione per cui Golda sembra un film frutto di tanti compromessi e, di conseguenza, freddo, incapace sia di mostrare un personaggio a 360° che tutti gli aspetti di una tappa fondamentale della storia contemporanea. .
La storia di Golda Meier in breve
Golda Meir, il cui nome completo era Golda Mabovitch Meir, è stata una figura di spicco nella storia di Israele e una delle prime donne a diventare capo di governo in un paese moderno. Nata il 3 maggio 1898 a Kiev, nell’Impero russo (oggi in Ucraina), emigrò con la sua famiglia negli Stati Uniti nel 1906 per sfuggire alle persecuzioni antisemitiche.
Dopo aver sposato Morris Meyerson e cambiato il proprio cognome in Meirson, la famiglia si trasferì in Palestina (che all’epoca faceva parte dell’Impero ottomano) nel 1921. Golda Meir divenne attiva nel movimento sionista e nell’organizzazione lavoristica “Histadrut”, giocando un ruolo significativo nella creazione di strutture e infrastrutture fondamentali per la futura nazione di Israele.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Meir contribuì agli sforzi di soccorso per gli ebrei europei perseguitati dai nazisti e fu coinvolta nel contrabbando di ebrei in Palestina, all’epoca controllata dagli inglesi.
Dopo la dichiarazione di indipendenza dello Stato di Israele nel 1948, Golda Meir divenne parte integrante del governo israeliano. Ricoprì vari ruoli ministeriali, tra cui quello di Ministro del Lavoro e dell’Assistenza Sociale, e fu coinvolta nelle trattative per il finanziamento di progetti di sviluppo e assistenza sociale.
La sua carriera raggiunse l’apice quando fu nominata ambasciatrice di Israele presso l’Unione Sovietica nel 1948 e poi come ambasciatrice presso gli Stati Uniti nel 1956. Nel 1969, dopo la morte del Primo Ministro Levi Eshkol, Meir fu scelta per succedergli come leader del Partito Laburista Israeliano e divenne la quarta Prima Ministra di Israele.
Durante il suo mandato, Golda Meir affrontò importanti sfide, tra cui la guerra del Kippur del 1973, in cui Israele fu attaccata da Egitto e Siria. Nonostante la sorpresa iniziale e le difficoltà iniziali, Israele riuscì a respingere gli attacchi. Tuttavia, la crisi conseguente portò a una pressione politica e Meir si dimise dall’incarico di Prima Ministra nel 1974.
Golda Meir è considerata un’icona nella storia di Israele per il suo impegno a favore della causa sionista e per il suo ruolo di leadership durante periodi di grandi sfide. La sua dedizione alla nazione e la sua forza d’animo hanno ispirato molte persone in tutto il mondo. Morì il 8 dicembre 1978, ma il suo lascito e il suo impatto sulla storia di Israele rimangono rilevanti ancora oggi.
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