Disastro BASF, chiarite le cause dell’esplosione negli impianti chimici
Errore umano. Sarebbe questa la causa dell‘esplosione avvenuta lo scorso 17 ottobre nell’impianto del gruppo chimico BASF a Ludwigshafen, in Rheinland-Pfalz. Lo comunicano la procura di Stato di Frankenthal e lo confermano la polizia del Rheinpfalz e Uwe Liebelt, direttore degli impianti. Come riportato da diversi media tedeschi, un operaio di una ditta appaltatrice ha reciso il tubo sbagliato durante i lavori di manutenzione a una pipeline. L’errore ha poi generato una fiammata e la successiva esplosione, in cui sono morte tre persone e altre trenta sono rimaste ferite.
Le indagini. Il presunto responsabile dell’incidente, operaio di una ditta esterna, non può essere al momento interrogato; è infatti ancora ricoverato in ospedali con gravi ustioni. Al momento le indagini, spiega il procuratore capo Hubert Ströber, si concentrano sui criteri per la scelta delle società appaltatrici e sull’adeguatezza delle misure di sicurezza preventive. Liebelt ha difeso sia la condizione degli impianti di Ludwigshafen sia la scelta delle ditte esterne: «Abbiamo rigidi criteri di selezione», ha dichiarato alla Deutsche Presse Agentur.
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L’incidente. L’esplosione presso gli impianti chimici BASF, avvenuta nella mattinata di lunedì 17 ottobre, ha causato tre morti e trenta feriti. Nelle prime ore successive al disastro i media tedeschi non escludevano alcuna ipotesi sulle cause e le autorità consigliavano alla popolazione dell’area circostante di restare in casa e di tenere chiuse le finestre per non respirare le sostanze liberatesi nell’aria dopo l’incidente. In seguito i vigili del fuoco e l’ufficio di igiene hanno escluso possibili danni alla salute della popolazione.