Berlino, il Kit Kat chiuderà entro giugno 2020
Il KitKat club e il Sage chiuderanno entro giugno 2020: ad ufficializzarlo in un’intervista è Lukas Drevenstedt, a capo della Clubcommission
Il KitKat e il Sage chiuderanno. Come affermato da Lukas Drevenstedt alla Berliner Zeitung, i due club che occupano un vecchio edificio all’angolo tra Köpernicker Str. e Brückenstr. dovranno abbandonare l’attuale sede entro il prossimo giugno. «Non è ancora chiaro ciò che verrà fatto nel palazzo. La nostra commissione, che raccoglie 250 operatori nell’ambito della scena clubbing berlinese si incontrerà per mettere a punto una strategia che protegga i club». C’è un pizzico di speranza, ma è più teorica che basata su fatti concreti. L’idea della Clubcommission è infatti spiegare quanto non sia possibile per i due club trasferirsi altrove, come siano legati a quella location, una strategia già fallita però l’estate scorsa quando il celebre Jonny Knüppel è stato chiuso nonostante la sua presenza avesse ridato vita ad una zona altrimenti poco frequentata come la Lohmühleinsel.
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Perché il KitKat e il Sage chiuderanno
Il problema principale del KitKat e del Sage (che il locale, al completo di tutte le sale, che di fatto ospita il Kit Kat) è il rumore prodotto. Nei mesi scorsi era stata tentata una campagna di crowfunding per raccogliere abbastanza fondi per un lavoro di insonorizzazione che proteggesse i vicini dall’inquinamento acustico prodotto dal locale. Il KitKat è nella sua attuale sede dal 2007 quando in quell’angolo tra Mitte e Kreuzberg non c’era quasi nulla e chi decideva di andarci ad abitare o aprire un’attività sapeva bene vicino a cosa si sarebbe messo. Considerazioni che, purtroppo, valgono il tempo che trovano. Per continuare ad esistere il KitKat dovrà trovare, se la troverà, un’altra location. Non sarebbe la prima volta. Aperto a Kreuzberg, su Glogauer Str. nel 1994, il KitKat si spostò a Schöneberg (a Nollendorfplatz) nel 1999 prima della sua attuale “casa” all’interno del Sage. La situazione però adesso è difficile: con la crisi di spazi e abitazioni che c’è a Berlino (e relativi rincari degli affitti) trovare una nuova location centrale è pressoché impossibile. A tal proposito Christian Goiny, membro berlinese della CDU (il partito della Merkel) si sta muovendo, assieme alla Clubcommission, affinché il Senato cittadino metta a punto un programma di tutela dei club berlinesi con annessi fondi. Solo nel 2017 la scena del clubbing ha generato un fatturato di ben 168 milioni di euro con ben 58mila eventi diversi.
Il KitKat, perché è uno dei club simbolo di Berlino
Trasgressivo potrebbe essere un aggettivo limitante per descrivere il Kit Kat. E questo perché, chi lo frequenta, sa bene che non c’è nessun desiderio di rompere le regole all’interno delle sue serate, semplicemente sentirsi liberi di fare qualsiasi cosa si voglia con il proprio corpo, come del resto la natura stessa, di base, ci dà diritto. Nato nel 1994 dall’idea del regista austriaco di porno Simon Thauer, il KitKat è diventato celebre in tutta Europa per la qualità dei suoi party (musica, rispetto per la privacy, inventiva), tappa obbligata per chiunque abbia desiderio di avere anche solo una parvenza di idea di come era Berlino negli anni ’90 e, nel profondo, al di là delle apparenze, ancora in fondo sia, la capitale tedesca e molti di quelli che hanno deciso di farne la propria casa.
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