Richard Vardigans, ©https://www.youtube.com/watch?v=CY-wEXLrkBE

Oper mal anders, l’inusuale rappresentazione dell’opera Tristan und Isolde di Richard Wagner al Kulturhaus Spandau di Berlino

Un viaggio insolito nel dramma musicale di Wagner, attraverso la sorprendente interpretazione di Richard Vardigans

Ridere, piangere e comprendere Wagner con Richard Vardigans, non solo è possibile, ma è anche auspicabile. Il 21 novembre scorso, il musicista e compositore inglese, è approdato al Kulturhaus di Spandau riproponendo la sua eccezionale quanto divertente ed imperdibile Oper mal anders (tradotto “opera un po’ diversa”), ovvero un’interpretazione in chiave briosa, ma non per questo meno vigorosa o sublime, dell’opera Tristan und Isolde di Richard Wagner. Il pianista è riuscito a coinvolgere il pubblico di spettatori grazie al suo talento musicale e alle sue sensazionali ed ineguagliabili doti oratorie e di intrattenimento. In solo un’ora e mezzo, e senza essere accompagnato da un’orchestra, è riuscito a rallegrare ed alleggerire l’intensità drammaturgica dell’opera ottocentesca del genio tedesco. Intercalando tra le pause musicali una recitazione allettante, intima, eloquente ed incisiva. Richard Vardigans è nato in Inghilterra, ha studiato pianoforte, violino e flauto. Ha lavorato come pianista, direttore d’orchestra e docente per oltre trentacinque anni, mentre più recentemente come direttore dell’Erzgebirgische Theater und Orchester GmbH. Per molto tempo ha dilettato i suoi ammiratori con concerti in varie lingue, mostrando un certo grado di vicinanza al pubblico. Con la serie Oper mal anders è ora richiesto ed attesissimo in tutta la Germania.

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«Son forse onde di teneri zeffiri? Son forse onde di voluttuosi vapori? Nel flusso ondeggiante, nell’armonia risonante, nello spirante universo del respiro del mondo, annegare, inabissarmi, senza coscienza, suprema voluttà!»

Tristano e Isotta è il dramma musicale di Richard Wagner divenuto il capolavoro del Romanticismo tedesco e, allo stesso tempo, considerato uno dei pilastri della musica moderna, soprattutto per il modo in cui si allontana dall’uso tradizionale dell’armonia tonale. La trama è basata sul poema Tristan di Gottfried von Straßburg, ispirata dalla storia francese narrata da Tommaso di Bretagna nel XII secolo. Wagner condensò la vicenda in tre atti, sradicandola dalla storia originale e oberandola di allusioni filosofiche di stampo schopenhaueriano. In una lettera del 1854, il compositore scrisse infatti che l’incontro col grande filosofo gli aveva rivelato un «accorato e sincero desiderio di morte, la piena incoscienza, la totale inesistenza, la scomparsa di tutti i sogni, unica e definitiva redenzione»Schopenhauer suggerisce, invero, di raggiungere la serenità attraverso l’accettazione della sofferenza e la rassegnazione alla concezione pessimistica dell’impossibilità del desiderio. Tristano nonostante si lasci divorare dal desiderio, racchiude in sé la percezione di un mondo misterioso e fantastico, un’inconsapevole unione cosmica. Rappresenta l’individuo che per comprendere se stesso, si isola dalla società. Anche per questo, il costante desiderio di annullamento nutrito da entrambi i protagonisti non è destinato a risolversi nella dovizia della vita materiale, ma ritrae il simbolo metafisico di una vita autentica, segreta. L’impossibile conciliazione della dicotomia che sono tenuti a vivere, disgiunti tra anima e corpo. Durante la stesura dell’opera Wagner attinse dall’amore, rimasto platonico, intercorso con Mathilde Wesendonck, la moglie del suo migliore amico. Trasferitosi a Venezia per sfuggire alle male lingue e allo scandalo, il musicista si ispirò alle notturne atmosfere della città lagunare, scrivendo lì il secondo atto e il preludio del terzo. Nella sua autobiografia spiegò: «in una notte d’insonnia, affacciatomi al balcone verso le tre del mattino, sentii per la prima volta il canto antico dei gondolieri. Mi pareva che il richiamo, rauco e lamentoso, venisse da Rialto. Una melopea analoga rispose da più lontano ancora, e quel dialogo straordinario continuò così a intervalli spesso assai lunghi. Queste impressioni restarono in me fino al completamento del secondo atto del Tristano, e forse mi suggerirono i suoni strascicati del corno inglese al principio del terz’atto». La critica dell’epoca si divise tra coloro che videro in quest’opera un capolavoro assoluto e quelli che la considerarono una composizione incomprensibile. Il cromatismo e la tecnica di sospensione armonica rende un effetto di suspense prolungato. Le cadenze incomplete del preludio non vengono risolte fino alla fine del dramma. Il critico Rubens Tedeschi affermò che il linguaggio musicale di Tristano deve farsi infinitamente duttile per dipingere tutto quello che viene alluso. In questo sbiadire dei contorni melodici si insinua l’offuscamento dei rapporti armonici. Un ondeggiamento perpetuo simile al movimento del mare. Wagner personalizzò l’amore con un’opera che nutre e delizia l’arte della poesia e rappresenta il corpo e l’anima nell’era romantica, partendo da una trama semplice. Creò una passione sin dai primi accordi del preludio. Il motivo del destino è legato ad una successione di accordi che evidenzia la presenza inquietante dell’enigma. L’amore di Tristano e Isotta, i loro sguardi e l’impazienza del corpo, dà infine adito ad un’unione spirituale e fisica che, forse, non appartiene a questo mondo.

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Immagine di copertina: Richard Vardigans, © screenshot da youtube