A Berlino una mostra di foto si chiede dove sia Elena Ferrante con un omaggio a Napoli

«È importante per me mostrare le forme dimesse degli edifici del Rione, i nuovi come i vecchi, le strade, ancora polverose, la vita deli abitanti, più spesso soli che in gruppo. Solo in questo modo il lettore potrà comprendere che così come i luoghi del romanzo che sta leggendo sono gli stessi luoghi che attraversa ogni giorno nella sua quotidianità, nello stesso modo le vicende che abitano quei luoghi sono sorelle della sua. La “napoletanità” del quartiere (le forme opposte del Vesuvio e dei grattacieli del Centro Direzionale che incombono all’orizzonte, i panni stesi al sole, il fruttivendolo con il suo camioncino) è minima, ma presente, per lasciar comprendere come anche in un luogo tanto particolare come la città di Napoli, perdurino e si possano rilevare esattamente gli stessi rapporti, e le stesse contraddizioni, esistenti nella periferia di Parigi, Berlino o Detroit.» Queste le parole del fotografo Ottavio Sellitti che ha ideato e curato la mostra Wo ist Elena Ferrante?

La mostra

La mostra, intitolata Wo ist elena Ferrante?, iniziata il 14 ottobre presso l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino sarà visibile fino a venerdì 10 novembre 2017. Attraverso gli scatti di Ottavio Sellitti si va alla scoperta del Rione Luzzati, quartiere a ridosso della stazione di Napoli centrale e ambientazione della tetralogia di Elena Ferrante. «Mi pare infatti che Elena Ferrante utilizzi il Rione e le vite dei suoi abitanti come banco di prova al quale confrontare gli eventi della storia recente. È un meccanismo che si può identificare abbastanza semplicemente nella sua scrittura, un esempio può essere il periodo in cui Elena Greco si gode il relativo successo del suo primo libro, ed entra poi in contatto con lo spumeggiante mondo degli intellettuali di sinistra e delle lotte sociali. Tutte queste esperienze vengono ridotte da Elena Ferrante, nel momento in cui vengono confrontate con la vita di Lila, la sua amica che invece non lascia il rione e lavora nella fabbrica di salumi. Abitando in Francia, ho potuto accorgermi di come alcuni lettori credessero che il rione dei libri fosse un tipico quartiere napoletano con panni stesi tra i balconi dei vicoletti. In parte, ciò credo sia imputabile alle discutibili immagini di copertina scelte da Gallimard, che tradiscono le scelte della Ferrante, amputando di fatto i libri di un paratesto prezioso. Invece io ritengo che la conoscenza del Rione reale, poterlo identificare con la periferia anonima quale è, sia una condizione necessaria alla comprensione della tetralogia.» La mostra sarà visibile fino al 10 novembre, lunedì, martedì, venerdì dalle 10 alle 14 e mercoledì e giovedì dalle 10 alle 16. Inoltre, ogni giovedì alle ore 12 si avrà la possibilità di visitare la mostra con la guida straordinaria del fotografo Ottavio Sellitti.

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Il fotografo: Ottavio Sellitti

«Sono nato nel Rione Luzzatti, a Napoli, nel 1988, poi i miei genitori si sono trasferiti in campagna vicino Sorrento, e sono tornato ad abitare nel Rione, dove abita ancora mia nonna, per seguire i corsi dell’Università. Mi sono laureato in Lettere Moderne alla Federico II lavorando sull’influenza di Stendhal su Italo Calvino. Nel 2011 ho lasciato l’Italia ed ho terminato i miei studi all’Università di Aix-Marseille, lavorando ancora su Calvino, e sul Cavaliere Inesistente come punto di svolta della sua opera, e poi su Umberto Saba, e la figura materna come fonte della sua nevrosi e della sua poesia. Ho poi lavorato per 3 anni come assistente di una insegnante impovedente in un liceo, e nel frattempo, da autodidatta, ho affinato la mia pratica fotografica, soprattutto analogica, fino ad arrivare a padroneggiare tutto il processo che sta tra lo scatto e la stampa. Ho esposto delle mie fotografie nell’ambito del Festival di fotografia di Aix-en-Provence Phot’Aix 2016, e poi la scorsa estate anche al Festival Internazionale Les Rencontres de la Photographie, di Arles. Vivo a Berlino da settembre 2017.» Ottavio Sellitti ci ha raccontato cosa pensa dei Neapolitan Novels e del lavoro di questa misteriosa scrittrice italiana: «Io considero i Neapolitan Novels un’opera estremamente ricca, tanto a livello formale quanto a quello contenutistico. Il messaggio di uguaglianza universale della condizione umana, che mi sembra poter leggere nei romanzi di Elena Ferrante, è quanto mai urgente e prezioso in questi tempi meschini. E mi pare formidabile che, dato il suo successo, un lettore della periferia di Baton Rouge in Louisiana possa appassionarsi alle vicende di un’operaia di una fabbrica di insaccati della periferia napoletana, e intimamente sentire quelle esperienze sorelle della propria.»

 

Le considerazioni sull’opera di Elena Ferrante

Cosa vuole dire ai propri lettori Elena Ferrante, secondo il punto di vista di Ottavio Sellitti: «La realtà, sembra voler dire Elena Ferrante ai suoi lettori, non è la Storia, non è quella vissuta dalla sola fortunata ragazza che ha potuto studiare e mettere una distanza tra lei e la “plebe” (come la maestra Oliviero considera la famiglia di Lila), la realtà è quella vissuta da Lila, una realtà fatta di levatacce all’alba e di ore di lavoro passate con le braccia immerse in vasche in cui si cuociono cadaveri di maiale. La realtà si trova nelle piccole storie di Lila, di Enzo, di Rino, storie sostanzialmente comuni a una larga maggioranza della popolazione di ogni periferia della parte Occidentale del mondo. Mentre abbiamo l’impressione di leggere una storia che avanza linearmente dagli anni cinquanta sino ad oggi, in realtà, o meglio nella realtà della finzione orchestrata da Elena Ferrante, la storia che leggiamo ci è raccontata dalla Elena Greco di oggi che scrive un libro sulla sua amicizia con Lila, peraltro di getto, come afferma nel quarto libro. Questo significa che il lettore non ha un accesso di prima mano ai fatti, che sono tutti filtrati dalla penna di una delle protagoniste. Questo meccanismo, presente sin dall’inizio, diventa sempre più evidente avanzando nella lettura. Uno dei temi portanti dei Neapolitan Novels è la formazione di Elena Greco, dalle scuole elementari sino alle fatiche della scrittura di articoli e romanzi, ed è come se la scrittrice, presentandoci l’evoluzione del suo stile, lo analizzi e lo definisca costantemente, in un movimento perpetuo di autocritica. Aldilà dei contenuti, come dicevo, per me uno dei punti di forza dei Neapolitan Novels è anche l’estrema coerenza stilistica e contenutistica che li tiene assieme, e ritengo che ogni volume sia necessario al funzionamento degli altri tre, successivi o precedenti. Sotto questo punto di vista il libro più gustoso è forse il terzo, dove, nel momento in cui Elena diventa scrittrice, si assiste a tutti gli artifizi, i dubbi e gli inganni che formano la sua carriera letteraria. È quanto mai raro che un artista parli con tanta franchezza di cosa si cela dietro la maschera della forma finita della sua arte, e uno dei momenti più belli della mia esperienza con i Neapolitan Novels è stato quando mi sono accorto di ritrovare i difetti che Elena Ferrante attribuisce alla scrittrice Elena Greco nella scrittura del libro che stavo leggendo, e di trovarli anche nei volumi precedenti quando li ho poi riletti. Non ricordo di aver letto recentemente un’opera letteraria italiana tanto complessa e riuscita, che a mio avviso può inserirsi senz’altro tra i capolavori italiani.» Pensa che Elena Ferrante abbia avuto modo di vedere le sue fotografie? «Non so se Elena Ferrante abbia visto le mie fotografie, forse nella loro versione online, non nascondo che mi piacerebbe confrontarmi con lei sul senso che ho creduto poter leggere nelle sue pagine, e su quello che ho dato alle mie fotografie.»

Wo ist Elena Ferrante?

mostra fotografica di Ottavio Sellitti

allestita fino a venerdì 10 novembre 2017

presso l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino

Hildebrandstraße 2, 10785 Berlin

Orari di apertura: Lun-Mart-Ven ore 10-14; Merc. e Giov. ore 10-16 e durante le manifestazioni serali

Ogni giovedì alle ore 12 il fotografo guiderà i visitatori

ingresso gratuito su appuntamento: iicberlino@esteri.it

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