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Berlino, rapinata e uccisa donna per 50 € e un cellulare

Ecco come è morta Susanne Fontaine.

50€ e un cellulare: è questo il bottino che sembra abbia portato alla morte di Susanne Fontaine. È successo la sera del 5 settembre vicino la stazione di Tiergarten. La donna era stata inizialmente data per scomparsa come riporta Tagesspiegel. Per tre giorni il marito e la madre avevano affisso foto della donna in giro per la città. “Era una donna impavida” racconta il marito sconsolato.

Il fatto

La donna era uscita per una serata tra amici in zona Tiergarten. Al momento di tornare, mentre era in direzione della fermata del bus M49 sembra sia stata fermata da un giovane. Il suo corpo è stato ritrovato tre giorni dopo in mezzo a cespugli del parco, in mezzo a siringhe, fazzoletti usat e  vestiti che non erano suoi. Nel frattempo marito e familiari, nonché la polizia di Berlino, l’avevano cercata a lungo. La ragione dell’omicidio sembra sia stata una rapina finita male. Il bottino: 50€ e un cellulare. Da tempo si parla della situazione pericolosa del Tiergarten, come riportato in questo nostro articolo, con prostituzione, persone accampate nel parco, scarsa illuminazione e controlli.

Il presunto assassino

Le indagini della polizia puntano su Ilyas A., 18 anni, giovane rifugiato dalla Cecenia entrato in Germania come rifugiato nel 2012 assieme ai suoi fratelli e già noto alle autorità. Nel 2015 fu fermato per aver fermato una bicicletta e aver aggredito un gruppo di pensionati, tra cui anche disabili (colpì un 87enne con un pugno in faccia.). Nel 2015 fu condannato per rapina e lesioni personali a 18 mesi di reclusione. Nel novembre successivo l’Ausländerbehörde (ufficio immigrazioni) decretò la sua espulsione, per ragioni di sicurezza e ordine pubblico, ma nel dicembre 2016  – quando è stato rilasciato dal penitenziario di Plötzensee – il rimpatrio non è stato attuato.

Le polemiche

Il mancato rimpatrio forzato del giovane, ora fuggitivo, ha attirato diverse polemiche. Il primo a parlare è stato il marito della donna Ai media tedeschi che lo hanno intervistato, il marito della vittima ha lanciato due domande: perché un conclamato criminale sia stato lasciato libero nonostante i reati già commessi e il decreto d’espulsione – che se non era valido all’epoca, lo era da quando il presunto assassino aveva compiuto 18 anni – e perché ci siano voluti tre giorni per trovare il corpo della moglie, poi scoperto in un cespuglio non lontano dalla fermata del bus dove era diretta. Le autorità si sono giustificate tirando in ballo la minore età del ragazzo. In questi casi infatti nonostante il decreto di espulsione, l’affidamento ad adulti che si prendono cura del minorenne può bloccare il rimpatrio.

Il Tagesspiegel sottolinea gli altri casi di richiedenti asilo autori di reati in Germania nell’ultimo anno

Il quotidiano Tagesspiegel, nel raccontare il fatto, sottolinea come anche a Friburgo un minore dal nome di K.Husein, rifugiato proveniente dall’Afghanistan, sia oggi sotto processo per l’omicidio di Maria L. avvenuto in un parco cittadino nell’ottobre 2016. Anche lui si era già reso protagonista di un’aggressione. Avvenne sull’isola di Corfù e per questa era stato condannato a dieci anni di carcere. Rilasciato dopo due anni e mezz per il sovraffollamento delle prigioni, aveva poi colpito in Germania. “La morte di Maria L. poteva essere evitata come quella di Susanne Fontaine”.

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Foto di copertina: Grosser Tiergarten, © Public Domain