Berlino, nuovi dettagli sulla morte di un dipendente dello YAAM: fermati e rilasciati due colleghi

YAAM di Berlino: rilasciata una dichiarazione ufficiale dopo la morte del dipendente Noradeen Abdallah

A Berlino, lo YAAM (Young African Art Market) di Friedrichshain rilascia le tristi parole sulla morte del dipendente rimasto ucciso fuori dal locale giovedì 12 aprile, Noradeen Abdallah. I giornali riportano che il 31enne Abdalllah stava discutendo con il collega 42enne, quando un ulteriore dipendente è intervenuto peggiorando la situazione e provocando il collasso della vittima. I medici del pronto soccorso hanno provato a rianimarlo sul posto, ma dopo il trasporto in ospedale, Noradeen Abdallah è morto il venerdì sera. Gli agenti hanno prima fermato e poi rilasciato i due colleghi. La polizia è ancora alla ricerca di testimoni chiave che aiutino nel capire lo svolgimento dell’accaduto.

Il locale più importante per la cultura africana di Berlino ha rilasciato una dichiarazione dell’accaduto il 23 aprile scorso tramite un post su Instagram.

Le parole dello YAAM per ricordare la vita del 31enne

Lo YAAM ha pubblicato la dichiarazione sulla morte di Noradeen Abdallah dopo il violento incidente del 12 aprile scorso su un post di Instagram. Dicono che è stato difficile trovare le parole per esprimersi dopo il triste e scioccante evento in cui un membro del proprio staff ha perso la vita. Nella prima parte del comunicato, il locale esprime la propria vicinanza e le proprie condoglianze alla famiglia del 31enne. Ricordano Noradeen come una persona umile e amichevole. Successivamente lo YAAM fa chiarezza sul fatto che azioni di violenza non sono assolutamente tollerate nel locale e che la sicurezza è al primo posto. “Non tolleriamo la violenza e stiamo adottando misure per garantire che lo YAAM rimanga un luogo sicuro che dà potere alle persone, un centro per lo stile di vita urbano, le questioni sociali e le forme d’arte alternative” scrivono infatti nel post Instagram.

 

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Testimone della serata allo YAAM di Berlino

La notte del 12 aprile mi sono trovata testimone dell’accaduto allo YAAM. Inizialmente la serata è stata scandita da un ritmo reggae, reggaeton e funk. Dentro la sala principale tutti si esprimevano ballando proprio come si fa a Berlino con la techno, ma con lo stile giamaicano, latino e africano. La festa era sentita moltissimo anche per essere un semplice giovedì sera. Girovagando fra la sala da ballo e la spiaggetta dietro l’angolo che affaccia sulle rive dello Sprea, il mood della serata è stato interrotto con lo spegnimento della musica. Proprio davanti alla sala dove l’ingresso, molti giovani si erano riuniti con volti disperati e alla mia domanda su cosa fosse successo, un ragazzo con le lacrime in viso non ha trovato le parole per rispondermi ma semplicemente con la mano mi ha indicato il luogo del violento accaduto. Ho quindi visto il dipendete Noradeen circondato da paramedici e, subito dopo, molte auto della polizia che arrivavano con le sirene accese. Gli altri due colleghi che hanno litigato con la vittima fino a determinarne il collasso erano già scappati fuori dal locale. A quel punto, per rispetto di Noradeen e per la situazione stessa, ho lasciato lo YAAM un po’ scossa dall’accaduto.

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