Berghain e altri club di Berlino boicottati per il proprio silenzio su ciò che sta accadendo in Medio Oriente

Il Berghain e altri club di Berlino finiscono sotto accusa per non aver mostrato interesse e partecipazione rispetto a quanto sta accadendo in Medio Oriente

Il celebre club Berghain di Berlino, noto in tutto il mondo per la sua scena techno, è stato recentemente oggetto di critiche per non aver preso una posizione chiara sul conflitto in corso tra Israele e Gaza. Il gruppo “Ravers for Palestine” ha lanciato un boicottaggio contro il club, accusandolo di complicità per il suo silenzio sugli attacchi israeliani a Gaza. Diversi DJ e artisti hanno aderito al boicottaggio, tra cui Arabian Panther, che ha affermato che un suo evento è stato cancellato dal club a causa del suo sostegno pubblico alla causa palestinese. Anche l’etichetta discografica Pan ha ritirato un evento previsto al Berghain, in segno di protesta. Tuttavia, il club non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla questione.

Possibili cause del silenzio collettivo

Nel contesto dell’articolata situazione geopolitica riguardante il conflitto israelo-palestinese, la neutralità del Berghain e di altri locali notturni berlinesi potrebbe essere interpretata attraverso diverse lenti. Un fattore cruciale da considerare è il recente riconoscimento della techno berlinese come patrimonio culturale dell’Unesco, una conquista significativa per questi spazi che, dopo anni di lotte, hanno finalmente ottenuto un riconoscimento ufficiale e possono ora beneficiare di sussidi governativi.

Questo nuovo status impone ai club un ruolo più istituzionalizzato, il che potrebbe rendere rischiosa una presa di posizione politica su questioni controverse come il conflitto israelo-palestinese.

In particolare, il governo tedesco ha espresso un chiaro sostegno a Israele. Ciò potrebbe indurre queste istituzioni culturali a mantenere una certa cautela per evitare di compromettere il supporto economico e politico di cui godono.

Inoltre, la scena techno di Berlino, tradizionalmente vista come uno spazio di inclusività e neutralità, potrebbe temere che schierarsi su una questione tanto divisiva possa pregiudicare la propria comunità e minare l’unità che rappresenta una delle sue caratteristiche fondanti.

Pertanto, il silenzio o la non partecipazione attiva del Berghain alla causa palestinese potrebbe riflettere un delicato equilibrio tra l’impegno sociale e la necessità di preservare il proprio ruolo istituzionale in un contesto politico complesso.

 

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L’impegno di “Ravers for Palestine”

Il gruppo “Ravers for Palestine” è un collettivo internazionale nato all’interno della scena della musica elettronica, formato da artisti, DJ, produttori e appassionati di musica che hanno deciso di prendere una posizione chiara e attiva a favore della causa palestinese. Questo collettivo utilizza la piattaforma della cultura rave, storicamente legata a ideali di libertà, inclusività e resistenza, per sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere fondi destinati a sostenere le organizzazioni umanitarie e i progetti di solidarietà in Palestina.

Attraverso eventi, campagne online e collaborazioni artistiche, il collettivo cerca di unire la comunità globale della musica elettronica in un movimento di solidarietà che sfida le ingiustizie e sostiene i diritti umani.

Nonostante il rischio di critiche o di alienazione da parte di alcune istituzioni più neutre o schierate, il gruppo rappresenta una voce audace e determinata che si oppone apertamente alla neutralità, sostenendo che la musica e la cultura non possono rimanere indifferenti di fronte alle sofferenze e alle violazioni dei diritti umani.

Berghain e l’attivismo: un passato di impegno culturale

Noto non solo per la sua scena musicale, ma anche per il suo impegno in diverse cause culturali e sociali, il Berghain ha ospitato eventi e iniziative a sostegno della comunità LGBTQ+. In questo modo ha rafforzato il suo ruolo come spazio sicuro e inclusivo per persone di tutte le identità di genere e orientamento sessuale. Ha altresì partecipato a campagne contro l’omofobia e la discriminazione, promuovendo la diversità e l’uguaglianza.

Un esempio significativo è stato il suo coinvolgimento in eventi come il “Gay Pride” e il “Berlin Atonal“, dove ha messo in evidenza l’importanza dell’espressione artistica e della libertà individuale.

In passato, durante la pandemia di COVID-19, il Berghain ha temporaneamente trasformato i suoi spazi in un centro per test e vaccinazioni, dimostrando un impegno concreto verso la salute pubblica e il benessere della comunità.

A livello politico, ha invece mantenuto una posizione più cauta e meno esplicitamente schierata rispetto ad altre istituzioni culturali. Nonostante il club sia profondamente radicato in una cultura alternativa e contraria a qualsiasi forma di discriminazione, ha scelto di non prendere posizioni fortemente esplicite su questioni geopolitiche o dibattute.

 

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Immagine da: Pixabay