Antonio Albanese sul set

Antonio Albanese: «Qualunquemente mi dimostrò come è diverso far ridere a Berlino»

Antonio Albanese ci racconta di sé e del suo film Cento Domeniche, in programma all’Italian Film Festival Berlin 2024

Espressionismo tedesco, Kraftwerk e quando nessuno rise a Qualunquemente, 30 minuti di amabile chiacchierata bastano ad Antonio Albanese per raccontarci di sé e del suo film in vista dell’Italian Film Festival Berlin. L’attore si troverà nella capitale tedesca per l’evento che riunisce esponenti del cinema italiano in un incontro col pubblico tedesco, oltre che con gli espatriati italofoni. Cento Domeniche è il suo ultimo film, di matrice operaia per estrazione personale di Albanese stesso, che ne è regista e protagonista. In occasione della sua tournée europea, Berlino lo accoglierà sabato 16 Novembre. È un “bentornato”, dato che Antonio Albanese ha già frequentato la capitale tedesca in occasione della Berlinale e di precedenti edizioni dell’Italian Film Festival. Abbiamo provato ad addentrarci nella sua esperienza berlinese e tedesca, scoprendo curiosità e racconti personali spesso accompagnati da risate. Il pubblico tedesco lo ha stupito varie volte, rappresentando uno standard ben diverso dall’abituale pubblico italiano, ma permettendo di osservare una lettura diversa delle sue opere. È con grande curiosità che Albanese attende di scrutare tra le domande e i volti all’Italian Film Festival Berlin, con Cento Domeniche che metterà alla prova la sensibilità del pubblico tedesco trattando la dinamica operaia.

I festival esteri e il rapporto con la Germania

Le parole di Antonio Albanese permettono subito di inquadrare per lui l’importanza dei festival di cinema italiano all’estero. Li definisce “salvifici”, poiché permettono di raccontare quello che avviene nel Belpaese, esportandolo nel resto del mondo. Festival significa anche incontro, con Antonio che sottolinea la necessità di creare quel punto di contatto tra gli interpreti e il pubblico. Un modo di dare spiegazioni, di capire le motivazioni che accompagnano la produzione e messa in scena delle opere. Il grande rapporto con l’estero non cela però un sogno di carriera internazionale per Albanese, che continua a voler parlare in primis a un pubblico che conosce bene e che conosce direttamente le dinamiche presenti nelle sue opere.

Con Albanese abbiamo avuto modo di scoprire le influenze tedesche sulla sua comicità. Antonio ci racconta infatti del suo primo esame in Accademia, fatto grazie all’artista tedesco Bertolt Brecht e a un monologo di Karl Valentin. Proprio quest’ultimo è stato di grandissima influenza per lui. Lo definisce uno dei più grandi comici del ‘900 e gli ha permesso di scoprire un modo di fare comicità, un modo differente di vedere il mondo. Proprio nel museo a Monaco di Baviera ne ha potuto approfondire vita e aneddoti. Come raccontatoci da lui stesso, si è fermato a leggere attentamente ogni pannello e ogni dettaglio su Karl Valentin. Un visionario agli occhi di Antonio Albanese, che ci sottolinea il fatto che Karl Valentin parlasse già negli anni ’20 di inquinamento ed ecologia.

Il senso comico tedesco

È molto curioso un punto specifico dell’intervista, in cui abbiamo parlato con Albanese del modo in cui pubblico tedesco ha reagito alle sue opere precedentemente presentate. Ci racconta di Qualunquemente, sua prima messa in scena cinematografica di Cetto La Qualunque. Il pubblico italiano, ben abituato alle macchiette tragicomiche della politica italiana, aveva riso per quasi tutta la durata del film. L’impatto con il pubblico tedesco è stato invece l’opposto: per tutto il film un costante silenzio, nessuna risata o commento in sala. Alla fine della proiezione il pubblico è però esploso in un grande applauso. Più avanti, un signore tedesco del pubblico avrebbe ammesso ad Albanese che Qualunquemente era il film più drammatico che avesse mai visto.

Tali dinamiche di differente reazione potrebbero aprire una grande riflessione culturale, che lo sguardo vigile di Antonio Albanese cerca di sviluppare di volta in volta. Ora lo stesso lo aspetta per Cento Domeniche, certamente diverso da Qualunquemente, ma di cui Albanese attende fervidamente le reazioni del pubblico per capire come verrà accolto e come verrà compreso.

Il mondo operaio: raccontare ciò che si conosce

Una tematica ricorrente con Antonio Albanese è stata quella del “dover raccontare ciò che si conosce”. Rimaniamo sempre nella sfera di quello che Albanese ci può dire con cognizione di causa. E infatti il mondo operaio è ciò che guida il suo nuovissimo Cento Domeniche. L’attore ha fatto l’operaio per anni prima di intraprendere la carriera che poi gli ha regalato il successo. Con lui abbiamo aperto una parentesi sulla situazione attuale, che per una volta trova un punto in comune tra l’Italia e la Germania: il mondo operaio in difficoltà. In primis Antonio Albanese ci tiene a mettere le mani avanti sulla sua lettura: “Non sono né un politico né un economista, ma mi reputo un osservatore”. Come gli piace dire spesso, “finiremo tutti in fondo a un fondo”. Il settore operaio cambia e perde considerazione, mentre la politica resta indifferente. In Italia ci sono tre milioni di metalmeccanici e sei milioni di artigiani. “Sostengono il paese, non sono di serie B” è la frase che lancia l’ideale di Albanese nel discorso, che dall’importanza di questo settore apre alle dinamiche del film, il quale rappresenta il tradimento che gli operai hanno subito.

Il cinema e la crisi degli spettatori

Approfondiamo con lui anche l’Antonio Albanese spettatore, parlando proprio della crisi che il cinema sta subendo in tutto il contesto europeo. Secondo Albanese, la colpa sarebbe da attribuire ai troppi comfort a cui ci hanno abituato. Viene fatto un riferimento alle piattaforme in streaming, ma da spettatore dice “il film va visto al cinema”. Il cinema entra nell’anima, vedi le profondità, ci sono persone che lavorano giorni per creare quel valore. Al cinema si vede nella sua interezza. Eppure c’è chi spesso pronuncia la frase tanto odiata da Albanese: “No, ma tanto lo aspetto in tv”. Nella crisi sociale in cui ci stiamo addentrando, in un mondo sempre più digitale e di minor contatto, il cinema è un momento di aggregazione, che rappresenta un comportamento solidale, di umanità e incontro. “Si esce, si discute, si chiacchiera”.

In mezzo a tutto questo comfort, ci siamo disabituati ai “bassi” della vita. Ci viene fornito sempre quello che vogliamo, ma non riusciamo più ad accettare quello che non ci piace. Il rischio di vedere un film, un’opera che non piace, è un momento di ascolto che permette di abituarci ad alti e bassi della vita, che portano comprensione. E così come nella visione, lo stesso vale per la carriera. L’importanza di provare cose nuove, anche col rischio che non piacciano, permette crescita e cambiamento. Albanese l’ha vissuto sulla sua pelle. Io lavoro da 35 anni, se non avessi rischiato sarei fermo da 20″.

La passione per l’arte tedesca, tra i Kraftwerk e l’espressionismo

Nella fase finale dell’intervista, dopo aver appurato tra alcune risate che Antonio Albanese non spiccica nemmeno una parola di tedesco, ci ha raccontato di quanto apprezzi l’arte tedesca. Da giovane ascoltava tantissimo i Kraftwerk, il gruppo di elettronica tedesco nato negli anni ’70. Nina Hagen lo ha colpito con la sua forza femminile “un po’ punk”. Ma tra le tante arti che arricchiscono questo mondo, una corrente in particolare ha preso il cuore di Antonio Albanese: l’espressionismo tedesco. Un guilty pleasure non troppo guilty, ma che Albanese coltiva ogni volta che può. Sono stati tanti i racconti di musei avidamente ricercati e studiati. A casa sua ha poi tantissime riviste proprio sull’espressionismo tedesco, che fortunatamente sono ricche di immagini, poiché i testi tedeschi restano indecifrabili per Albanese. In maniera alquanto doverosa, proprio in chiusura di intervista, Albanese ci ha chiesto anche di mostre sull’espressionismo tedesco qui a Berlino. Una passione dunque covata costantemente, e chissà che non troveremo qualche riferimento immaginifico nella sua più recente opera da regista.

Noi non vediamo l’ora di approfondire direttamente con lui e col pubblico i temi trattati in Cento Domeniche, curiosi di sapere come il pubblico tedesco vivrà l’esperienza filmica impacchettata da Albanese.

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Italian Film Festival Berlin 2024

12-17 novembre

presso il Cinestar della Kulturbrauerei

Per ulteriori informazioni visitare il sito ufficiale www.italianfilmfestivalberlin.com.

Italian Film Festival Berlin 2024